Pascoli nacque nel 1855 a San Mauro di Romagna, da una famiglia numerosa e di condizioni abbastanza agiate. Insieme ai fratelli studiò ad Urbino nel collegio degli Scolopi, in un ambiente permeato di solida cultura classicista.
Nel 1867 il padre fu assassinato; gli autori del delitto non vennero mai individuati, e cio’ diede al giovane Pascoli un senso d’ingiustizia bruciante.In seguito ad altri lutti il nucleo familiare si disgregò e perse il benessere economico.
Successivamente s’iscrisse alla facoltà di lettere di Bologna, dove vinse un borsa di studio davanti a una commissione che aveva come esaminatore Carducci.
In questo periodo subì il fascino della militanza socialista, ma dopo essere stato arrestato durante le repressioni del 1879 ripudiò il principio della lotta di classe e propugnò un socialismo umanitario.
Ripresi con impegno gli studi, si laureò nel 1882.
Da questo momento iniziò a peregrinare di cattedra in cattedra come professore liceale di latino e greco, che lo portò a Massa dove ricostituì il nucleo familiare con le due sorelle.
In seguito alla decisione di una delle due di sposarsi, si trasferì con l’altra a Castelvecchio; da lì Pascoli si recava a Pisa per le lezioni e poi dal 1905 a Bologna, dov’era stato chiamato a succedere alla cattedra del maestro Carducci.
Nel 1912 dovette trasferirsi definitivamente a Bologna dove morì il 6 aprile dello stesso anno.

Presentiamo innanzitutto la traduzione di G. Pascoli della già citata ode oraziana I, 38.

CONVITO SEMPLICE

Io non voglio aromi di Persia; sdegno
le ghirlande unite con fil di tiglio:
non andarmi in caccia di rose, ancora
vive sul bronco.

Basta il mirto! nulla v'aggiungi! Troppo
vuoi, ragazzo, tu. Non il mirto è cosa
che disdica a te che mi porgi, a me che
vuoto, la coppa.

Pascoli, Traduzioni e riduzioni. Orazio,Carme 38, libro I.


Particolare della decorazone pittorica di un am-
biente della casa di Livia sul Palatino.

Pascoli è scrittore dotato di una straordinaria cultura letteraria che si muove nel solco di una finissima e rara conoscenza della tradizione poetica più remota greca e latina. Laureato in greco con una tesi sul poeta Alceo, professore universitario di latino, poeta latino, più volte vincitore del concorso internazionale di Amsterdam, scrive i Poemi conviviali che solo nel titolo rimandano al filone simposiaco classico: in realtà i miti e gli eroi del passato vengono ritratti in chiave decadente talvolta attraverso un processo di straniamento. Più affine al tema conviviale ci pare la poesia Convivio da Myricae.

 

CONVIVIO

O convitato della vita, è l'ora.
Brillino rossi i calici di vino;
tu nè bramoso più, nè sazio ancora,
lascia il festino.
Splendano d'aurea luce i lampadari,
fragri la rosa e il timo dell'Imetto,
sorrida in cerchio tuttavia di cari
capi il banchetto:
tu sorgi e ...Triste, su la mensa ingombra,
delle morenti lampade lo svolo
lugubre, lungo! triste errar nell'ombra,
ultimo, solo!

Da Myricae.

Il breve carme riprende nei primi versi il tema caro ad Orazio del Carpe diem che nel poeta latino talvolta si accompagna al banchetto come luogo riparato dove può fiorire la felicità. La quartina finale però si allontana dal clima di gioia e di vita evocata da "calici di vino rosso" e dai "lampadari illuminati", dal "profumo della rosa e del timo dell’ Imetto", le "lampade morenti", lo "svolo lugubre", rimanda al tema della solitudine della morte evocata e contemplata nel Pascoli delle Myricae.