Alceo nacque nel 630 a.C. a Lesbo da una famiglia aristocratica. La sua vita fu segnata dal vivo interesse politico e dalla lotta contro il potere assolutistico dei tiranni Melancro, Mirsilo e Pittaco. Questi scontri lo portarono più volte all'esilio, esperienza dolorosa che ricorre anche in un lungo frammento che si apre con il rimpianto del poeta per il suo allontanamento forzato dalle attività pubbliche che erano il prestigio della sua famiglia. La sua opera destò l'attenzione degli alessandrini che la sistemarono in dieci libri; oggi restano solo quattrocento frammenti per giunta molto lacunosi.
La politica costituisce un nucleo fondamentale della poesia alcaica: in un carme il poeta scaglia violente invettive contro Pittaco, accusandolo di aver tradito la solidarietà dei suoi alleati,in quanto la lealtà era il principio fondamentale dell'etica aristocratica. In un'altra poesia egli volge una feroce maledizione al "pancione" (Pittaco appunto) che calpestò i patti, la quale sfocia in un'esortazione a morire combattendo contro di lui o a vincerlo per liberare la città. Allorché muore Mirsilo egli prorompe in un esultante invito a bere fino all'ubriachezza: la passione politica viene qui trattata all'interno del contesto conviviale; elemento politico e simposiaco convergono spesso nella sua opera, ma questo non significa che siano sempre legati: non si beve soltanto per parlare di politica: il vino é anche gioia ed esaltazione delle sensazioni corporee; la sua estasi é verità dei pensieri ed é proprio questo dolce unguento che lenisce l'animo e ristora la mente dall'assillante preoccupazione del dolore.
Altri temi trattati nelle liriche di Alceo sono l'argomento mitico-religioso (di cui mirabile esempio sono le tre strofe rimasteci dell'inno ai Dioscuri,che descrive la fulminea apparizione dei due gemelli divini durante una notte tempestosa sul mare, identificandoli nei fuochi di s.Elmo che indicano salvezza ai naviganti), e l'argomento epico, presente in vari carmi come quello che ricorda le nozze fra Peleo e Teti, o quello che descrive le sciagure provocate dalla follia amorosa di Elena; l'argomento mitico in qualche caso appare legato all'attualità, in particolare alla lotta contro il potere tirannico: l'attenzione al presente e la passione politica sono tratti peculiari della vita di Alceo che lo portano ad attribuire una funzione pragmatica alla sua poesia. Essa è inscindibile dal contesto e dall'occasione in cui viene cantata. L'eteria a cui il poeta si rivolge infatti corrisponde alla sua attività artistica.
La forte aderenza del poeta alla realtà e alla particolarità dell'occasione si riflette anche nel suo stile: esso è caratterizzato dall'alternanza di toni espressivi, ora più raffinati e simili alla prosa, ora più forti e potenti. La lingua eolica di cui si serve per comporre i carmi è arricchita inoltre di parole rare provenienti forse dal parlato, che solo un pubblico maschile aperto alla varietà dei rapporti sociali può comprendere e utilizzare.
In conclusione Alceo fu considerato iniziatore di un certo tipo di poesia che troverà poi un degno successore nel poeta latino Orazio.
fr. 338 Lobel-Page ὔει μὲν ὀ Ζεῦς, ἐκ δ' ὀράνω μέγας |
Pioggia e tempesta dal cielo cadono immense; le acque dei fiumi gelano: [...] [...] Il freddo scaccia, la fiamma suscita, il dolce vino con l'acqua tempera nel cratere, senza risparmio; morbida lana le tempie avvolga. (trad. di Gennaro Perrotta) |
L'occasione che ci presenta Alceo in questo frammento è il simposio invernale. La prima strofa descrive un gelido scenario caratterizzato da pioggia, maltempo e gelo; ma la cattiva stagione viene scacciata, abbattuta (κάββαλλε, v. 5) dall'atmosfera intima e raccolta del simposio, i cui commensali si incontrano in un clima di amicizie e solidarietà reciproca.
Il motivo del bere vino accanto al fuoco appare topico già in età arcaica; tuttavia in Alceo la situazione rappresentata è concreta e reale, legata ad una precisa situazione simposiaca. Alceo esorta a bere senza moderazione (ἀφειδέως, v. 6), senza preoccuparsi di non esagerare. Questo è tipico dell'atmosfera simposiaca da lui vissuta, anche se essa non sarà da tutti condivisa (un esempio è Anacreonte).
fr. 346 Lobel-Page Πώνωμεν· τί τὰ λύχν`ὀμμένομεν· δάκτυλος ἀμέρα· |
Beviamo, perchè aspettare le lucerne? Breve il tempo. O amato fanciullo, prendi le grande tazze variopinte, perchè il figlio di Zeus e Sémele diede agli uomini il vino per dimenticare i dolori. Versa due parti di acqua e una di vino; e colma le tazze fino all'orlo: e l'una segua subito l'altra. (Trad. Salvatore Quasimodo) |
fr. 347 Lobel-Page τέγγε πλεύμονας οἴνωι, τὸ γὰρ ἄστρον περιτέλλεται, |
Gònfiati di vino: già l'astro che segna l'estate dal giro celeste ritorna, tutto è arso di sete, e l'aria fumica per la calura. Acuta tra le foglie degli alberi la dolce cicala di sotto le ali fitto vibra il suo canto, quando il sole a picco sgretola la terra. Solo il cardo è in fiore: le femmine hanno avido il sesso, i maschi poco vigore, ora che Sirio il capo dissecca e la ginocchia. (Trad.Salvatore Quasimodo) |
Vino, ragazzo caro, e verità. (Trad. Dario Del Corno) |
Il vino è specchio dell'uomo (Trad. Raffaele Cantarella) |
Nei carmi riportati percorriamo le tappe fondamentali del simposio secondo la tradizione greca arcaica, attraverso l'interpretazione poetica di Alceo. I convitati erano riconosciuti come gruppo sociale dalle ideologie e dalle aspirazioni comuni, e dunque, il simposio veniva vissuto come un momento di dialogo tra i diversi membri. L'eteria era riunita e i partecipanti attendevano che fosse dato inizio al rito. Generalmente il simposio cominciava dopo l'accensione delle lucerne, ma Alceo apre uno dei suoi carmi con un'insolita esortazione al bere prima dell'ora consueta (fr. 346), ciò ci fa dedurre che si trattasse di un simposio differente dagli altri, e che probabilmente la riunione fosse stata convocata per un motivo particolare, a noi però ignoto. Il poeta esortava, dopo il brindisi iniziale, ad ubriacarsi e dunque non ad un bere pacato, e questo porta a presupporre che la causa della convocazione dell'eteria non fosse del tutto lieta (fr. 346). Altro elemento di fondamentale importanza, che riscontriamo in tutti i passi riportati è il vino. Questo rappresentava la gioia della pura fisicità, l'esaltazione delle sensazioni corporee, messe in rilievo dalla corrispondenza con il variare delle stagioni: l'arsura dell'estate (fr. 347), il gelo invernale (fr. 338). Veniva definito come λαθικέδεα, ovvero "oblio d'affanni", normalmente infatti i Greci ritenevano che il vino avesse particolari valori sociologici e simbolici, legati alla strana metamorfosi che lo portava a modificare completamente le sue peculiarità. Ma il vino, dono di Dioniso, nella tradizione simposiaca greca non era soltanto questo, era anche ciò che garantiva la verità dei pensieri, in cui si rivelava la sincerità dell'amico, era il ristoro della mente soffocata dal peso del dolore (fr. 346). Da qui derivava il concetto di simposio come spazio simbolico della bellezza, in cui l'uomo trovava il risarcimento della sofferenza. Altri elementi strettamente legati alla cultura arcaica vengono identificati, oltre che nella particolare considerazione del vino, anche nel modo di bere. Alceo utilizzava il verbo miscelare, e questo derivava dal fatto che il vino, donato da figlio di Semele e Zeus per sciogliere l'animo umano dai dolori, non poteva essere bevuto puro, ma veniva mescolato all'acqua per diminuirne la densità e dunque gli effetti sulla mente umana (fr. 346). Non era una tradizione comune di tutti i popoli, dal momento che Anacreonte ci riporta la tradizione del popolo Scita, bere smodato e scomposto, lungamente scongiurato dal popolo greco. Quello di Alceo era indubbiamente un simposio differente dagli altri, riconosciamo infatti che il poeta attribuì dignità espressiva a questo tema che diventerà con il passare degli anni un vero e proprio τόπος letterario, arrivando ad istituire uno stretto parallelismo tra la foga con la quale egli invita a bere e il famoso carpe diem di Orazio. Una breve analisi stilistica ci mostra un andamento fortemente paratattico, con frequenti allitterazioni e numerose assonanze.