Carducci fu la personalità di maggior prestigio ed influenza
della cultura italiana post-unitaria grazie al successo poetico ottenuto e alla lunga
attività pubblica esercitata con linsegnamento universitario: il lavoro critico con
le polemiche letterarie e politiche.
Nacque nel 1835 a Valdicastello, paesino toscano in provincia di Lucca, da una
famiglia piccolo-borghese. Il trasferimento avvenuto nella prima infanzia in Maremma
segnò profondamente la fantasia e la successiva produzione artistica del poeta.
Nel 1849 si recò a Firenze dove fondò lAccademia dei Filomusi con un
programma anti-romantico e classicista; nel 1853 entrò alla Normale di Pisa dove si
laureò brillantemente in filosofia e filologia nel 1856.
Contemporaneamente agli studi, si esercitò nei metri classici e romantici, e
tradusse le Odi di Orazio.
La tendenza classicista già riscontrata nei primi anni dei suoi studi riemerse nel
gruppo degli "Amici Pedanti", fondato durante le prime esperienze
dinsegnamento.
Insieme ai suoi compagni, Carducci proponeva Leopardi per la poesia e Giordani per la
prosa; la scelta del classicismo assunse fin dai primi anni il carattere di rinnovamento
di una tradizione letteraria ormai fiacca ed esausta, esprimendo una scelta di campo
battagliera in senso anti-moderato e laico, e diventando espressione di un ideale di
"sanità" morale e di forza che avrebbe dovuto costituire la base per
lItalia nuova.
Nel 1859 venne inizialmente coinvolto dallentusiasmo della seconda guerra
dindipendenza, ma successivamente deluso dalla politica dello stato unitario prese
atteggiamenti ostili e parteggiò per le iniziative garibaldine; infine qualche anno dopo
si riconciliò con la nazione e la monarchia.
In questo modo acquistò fama come poeta civile e politico, tantè che nel 1860
ricevette la cattedra di eloquenza italiana allUniversità di Bologna.
Morì nella stessa città nel 1907.
Mosaico proveniente dalla Villa Adriana di Tivoli.
Carducci si definisce "scudiero dei classici", aspira a recuperare la lingua e i modi degli antichi e attraverso limitazione della forma si propone un recupero totale dei valori della civiltà classica. Il classicismo carducciano non si configura come fuga dal presente, ma diventa metro con il quale misurare la società e la cultura contemporanea. Ritroviamo il tema simposiaco in alcune poesie giovanili come Brindisi ( Juvenilia, XCIV):
Evoe, Lieo: tu gli animi
Apri, e la speme accendi.
Evoe, Lieo: ne calici
Fuma, gorgoglia e splendi.
Tenti le noie assidue
Co vin dogni terreno
E lirrompente nausea
Freni con lacre Reno
Chi ne le cene pallide
Cambia le genti e merca
E da i traditi popoli
Oro ed infamia cerca:
A noi conforti lanime
Pur contro a fati pronte
Il vin dè colli italici
Ove regnò Tarconte...
In questi versi il motivo del banchetto e del vino suona un pò "scolastico" e declamatorio, è il sodale del gruppo degli Amici pedanti che parla. Più interessante anche se meno vistosamente esplicito ci pare il richiamo alla tematica conviviale presente nella poesia San Martino (Rime Nuove):
La nebbia agli irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mar;
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir de tini
Va laspro odor de i vini
Lanime a rallegrar.
Gira su ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su luscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi duccelli neri,
Com esuli pensieri,
Nel vespero migrar.
Tutto il carme è giocato sullopposizione luce/ombra che il
critico Binni (W. Binni, Carducci ed altri saggi, Torino Einaudi 1960) individua
come elemento portante di tutta la poesia e perno della biografia carducciana
"radicale incontro e contrasto di un sentimento della vita nella sua perenne e di un
ugualmente energico sentimento della morte..".
Costruito con uno schema chiasmico, San Martino si apre con una prima strofa incentrata su
una visione di natura autunnale che non evoca tristezza ed abbandono malinconico quanto un
senso cupo di morte. Le due strofe centrali presentano invece
immagini confortanti, lodore dei vini ed i ceppi
accesi. Contro limmagine ossessiva della morte della strofa precedente i simboli
solari del vino e del fuoco, che evocano lidea di gioia e di godimento, rimandano ad una tematica
conviviale tipica della poesia classica: si coglie infatti un riferimento alla nota ode oraziana (I, 9 che si rifà a sua volta ad Alceo) in cui dopo un quadro di natura invernale il poeta invita
a scacciare la tristezza ravvivando il fuoco e versando copiosamenete il vino.
Limmagine dellultima strofa è affine a quella di apertura , "gli uccelli
neri" hanno qualcosa di inqiuetante e di rimando al tema della morte.