riftit.gif (4276 byte)

Il simposio è un momento particolare in cui i diversi ambiti della cultura e della quotidianità si fondono indistintamente: il canto è inseparabile dal vino e dai vasi per bere, la poesia simposiaca ama rappresentare se stessa, in un gioco di specchi che dal componimento poetico stesso, cantato nel simposio, parla del simposio.

Tutto ciò lo ritroviamo nei vasi, composti con un particolare gioco cromatico ed effetto ottico, che rimandano al bevitore la propria immagine.

Alla gestualità del registro superiore di un dato vaso, dove lo spazio è fatto solo di scambi verbali e visivi, si contrappone il registro inferiore, dove primeggia il motivo geometrico; figure rosse si contrappongono a figure nere, creando l’immagine.

Il vaso in sé riassume tutta una serie di valori: evoca il piacere di bervi, di giocare con esso, o anche semplicemente di ammirarlo e contemplarlo.

Durante il simposio si beve, ma anche il bere assume dei connotati tanto particolari da divenire rituali: sappiamo, infatti, grazie ad alcuni frammenti ritrovati che il bere implicava una certa moderazione garantita dalla miscela del vino con l’acqua, che ne mitiga gli effetti.

Un esempio lo troviamo in un frammento di Anacreonte, dove lo stesso poeta esorta a bere, ma con grande moderazione, dunque alla pacatezza del popolo greco viene contrapposta la smodatezza degli Sciti, nel caso particolare.

Anche lo spazio dedicato allo spettacolo è di rilevante importanza: l’atmosfera del simposio, organizzata attorno a dei crateri, è data da uno straordinario scenario pittorico il cui programma iconografico è studiato accortamente e lo sguardo è sollecitato dalla decorazione della sala.

Dunque il popolo greco che spesso viene riconosciuto come il popolo della parola, dà grande importanza anche all’aspetto visivo, e quindi fondamentale è lo spazio dedicato all’occhio.

I convitati radunati, oltre che bere e discutere di problemi comuni, dovevano essere allietati, e in tale spazio ecco la presenza di mimi, attori o danzatori, quindi la particolare attenzione per quanto riguardava la parte dello spettacolo, anche se per alcuni quale Socrate non erano viste benevolmente le esibizioni circensi, che d’altro canto invece attiravano lo sguardo dei convitati.


"Pelìke" a figure rosse; pittore di Somzèe; ca. 450.

Molto spesso sui vasi viene rappresentato il mondo fantastico che circonda Dioniso; un esempio di questo è suggerito da questo πελίκη a figure rosse dove è rappresentato il dio, riconoscibile dal κάνθαρος che tiene in mano, mentre banchetta sotto una vite sullo sfondo di un paesaggio roccioso sommariamente indicato. Ai piedi del dio c'è un giovane inserviente con un filtro in mano e un οἰνοχόη, girato verso il cratere dal quale attingerà. La presentazione del dio è inserita in un contesto analogo a quello di un simposio umano, con tutti i suoi accessori, dal letto e cuscino alla tavola imbandita, dall'immancabile cratere fino al coppiere. Sul primo gradino sta l'immagine dell'anfora che rappresenta uno scivolamento metaforico rispetto al contesto in cui essa è posta: dal simposio umano si passa a quello divino.  

Il piacere del simposio associa, fondendoli, il vino, la musica, la parola e lo spettacolo.


Coppa a figure rosse; Makròn; vasaio Hieròn; ca.480.

Ma il simposio è anche il momento in cui si passa liberamente dalla raffinatezza alla grossolanità, dalla saggezza alla follia.

Fortissima è la produzione di immagini che si regge sulla memoria dei pittori e sulla loro rielaborazione iconografica; purtroppo le testimonianze della cultura greca sono in gran parte perdute e la ricostruzione risulta particolarmente difficoltosa.

Importanti sono stati gli studi portati avanti da J.D. Beazley che ci permettono un’analisi quanto meno approssimativa.

Lo studioso inglese è riuscito a ordinare le produzioni pittoriche, permettendo di comprendere le varie tematiche trattate, e di formulare dei giudizi su quelle che probabilmente furono oggetto di maggiore attenzione e all’interno delle quali troviamo la tematica simposiaca.

Per dimostrare quanto detto prendiamo il caso di Douris: a questo pittore è stata attribuita una produzione di circa 400 vasi, 300 quasi del tutto frammentari e quindi difficile è definirne il soggetto; 41 trattano il κῶμος, 42 il simposio e 26 di soggetto dionisiaco. Ciò permette di dichiarare che la tematica del vino e del simposio attirava spesso l’attenzione dei vasai o dei pittori, a discapito di altre.

Infine per concludere questo excursus sulle peculiarità del simposio dobbiamo ricordare la memoria mitologica, con gli echi dei poemi recitati, dove l’iconografia entra in risonanza con l’esperienza visiva dei convitati e con la loro memoria poetica.