Il simposio rappresentava un momento sociale di fondamentale importanza, tutti i particolari erano curati con grande attenzione, ma la nostra analisi non si può assolutamente fermare, al prezzo di diventare marginale e irrilevante, ad una pura e semplice descrizione del concreto.

Il simposio potrebbe essere definito il luogo della metafora e dell’illusione visiva e poetica.

Tutti gli oggetti presenti concorrono a creare un’atmosfera magica, inebriante; il vaso ad esempio non può essere considerato un semplice oggetto, ma diventa un gioco, un corpo da maneggiare, che arriva a manipolare il bevitore.

 


Gorgòneion centrale di una coppa coperta a figure nere


La cura e l’abilità dei vasai greci consiste spesso nel creare degli oggetti complessi la cui funzione non è quella di semplici vasi, ma di piccole sculture molto delicate, dove spesso vengono applicati alcuni principi elementari della fisica riguardanti il vuoto e la pressione dei liquidi.

Si tratta di coppe chiuse da un coperchio fisso che copre l’intera vasca, ad eccezione di una lunetta che consente di portare il contenuto della coppa alle labbra; il coperchio può essere decorato con fregi circolari o medaglioni.

Abbiamo anche vasi a doppia parete che consentono di conservare il vino al fresco.

Un’anfora risulta formata da due contenitori incassati uno dentro l’altro; il vino può essere tenuto al fresco nella parte centrale del vaso, riempiendo l’esterno di acqua ghiacciata.

Spesso la decorazione del vaso lo trasforma in un animale o addirittura in una parte del corpo umano. La sua funzione utilitaria viene allora superata dall’illusione anatomica che esso suggerisce e, portandolo alle labbra, colui che beve è coinvolto in un palese gioco erotico.

Per rendersi conto di ciò basterà osservare una coppa in cui un vaso di questo tipo viene maneggiato da una donna in posizione di banchettante. Ecco dunque che il gioco metaforico viene sfruttato in tutti i sensi: il corpo è un vaso ed il vaso è un corpo.


Coppa a figure rosse; ca 510

L’analisi del vaso assume talvolta altri aspetti significativi: la testa di un animale o di un uomo. Ma anche in questo caso non bisogna fermarsi ad un’analisi superficiale, anche la scelta di un volto ha i suoi aspetti metaforici.

In questo sistema antropologico del vaso, unico assente è l’uomo bianco "normale" poiché è come se si tendesse a definire in negativo la persona del bevitore greco e a paragonarla a tutte quelle diverse da lui: l’esperienza del vino consiste anche nel verificare le diversità.

L’integrazione tra bevitore e vaso si costituisce anche grazie al dialogo che si stabilisce attraverso ciò che viene scritto sul contenitore, iscrizioni che accompagnano le decorazioni figurative: immagine e scrittura si integrano in modo molto sofisticato.

Un elemento di grande importanza è che le iscrizioni potevano assumere un ruolo di superiorità rispetto allo stesso vaso: abbiamo l’invito a bere proposto dalla stessa coppa al bevitore (χαῖρε καὶ πίει τόνδε: "gioisci e bevimi"), che istituisce un rapporto ancora più intenso all’interno dello stesso ambiente simposiaco.

In definitiva la fusione dell’elemento figurativo con quello verbale non fa altro che dimostrare l’effettiva metaforicità del simposio anche nei piccoli particolari, quali il vaso, che da un ruolo apparentemente periferico assume un ruolo di centrale importanza.