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Anacreonte, nacque nel 570 a.C. a Teo nella Ionia. Si trasferì poi ad Abdera, in Tracia, dopo l'invasione persiana del 545 a.C. Si stabilì a Samo, dove fu ospite del tiranno Policrate e si occupò dell'istruzione dei suoi figli. Quando i Persiani arrivarono. Anche a Samo, si trasferì ad Atene. Infine giunse a Larissa in Tessaglia. Morì intorno al 485 a.C.
Il simposio di Anacreonte si differenzia da quello antico, e in particolare da quello di Alceo, poichè diventa un momento di elaborazione delle norme etico-comportamentali proprie della classe aristocratica e così rappresenta una sorta di intrattenimento per la corte del tÚrannoj. Anacreonte esalta la vita conviviale condotta con moderatezza e civiltà, lontana da ogni sorta di eccessi e di manifestazioni di violenza, come risulta evidente dal seguente frammento:

fr. 33 Gentili

ἄγε δή, φέρ' ἡμίν, ὦ παῖ,
κελέβην, ὅκως ἄμυστιν
προτίω, τὰ μὲν δέκ' ἐγχέας
ὕδατος, τὰ πέντε δ' οἴvου
κυὰθους, ὡς ἀνυβρίστως
ἀvὰ δηὗτε βασσαρήσω.

ἄγε δηὖτε μηκέτ' οὕτω
πατάγῳ τε κἀλαλητῷ
Σκυθικὴv πόσιν παρ' οἴνῳ
μελετῶμεν, ἀλλὰ καλοῖς
ὑποπίvοvτες ἐv ὕμvοις

Portami un orcio, ragazzo,
ch'io tracanni d'un fiato,
mescimi dieci misure
d'acqua e cinque di vino,
perché di nuovo io celebri
senza violenza Dioniso
[...]
suvvia, non più di nuovo
tra gli urli e fra gli strepiti
beviamo, com'usano gli Sciti,
ma sorseggiando fra i bei canti

[trad. di Bruno Gentili, cit.]

E' chiara la contrapposizione, messa in evidenza dalle due strofe, fra il giusto equilibrio all' interno del simposio greco, decantato dal poeta, e il barbaro modo di bere proprio degli Sciti. Il simposio è visto come luogo di riflessione sui valori tradizionali, e di elaborazione di nuovi destinati alla fruizione da parte dei cittadini che vedevano nella corte del τύραννος un modello da seguire. Il poeta, tramite un imperativo con funzione conativa (ἄγε, v. 7), invita ad abbandonare l'esempio negativo, rappresentato dal popolo degli Sciti, preferendo canti controllati e un composto sorseggiare. Sono messe in contrasto le regole  negative e positive dell'occasione simposiale, ma il messaggio è sempre quello di utilizzare un preciso apporto di acqua e di vino; di riportare all'equilibrio della melica greca anche l'aspetto musicale. L'ambiente simposiaco si presenta quindi selettivo: ne sono esclusi coloro che non bevono, cioè donne e bambini, e coloro che bevono senza misura, cioè i barbari, che in quanto tali ignorano il valore culturale del banchetto in comune.
Orazio trae ispirazione dal contenuto di questo frammento, poichè riprende il disprezzo per la scompostezza e gli eccessi, cui preferisce moderazione e ordine.

Un altro esempio è costituito dal frammento seguente:

fr. 56 Gentili

OÙ f…loj Öj krhtÁri par¦ plšJ o„nopot£zwn
   ne…kea kaˆ pÒlemon dakruÒenta lšgei
¢ll' Óstij Musšwn te kaˆ ¢gla¦ dîr' 'Afrod…thj
   summ…sgwn ™ratÁj mnÇsketai eÙfrosÚnhj.

Non mi è caro chi presso il cratere ricolmo bevendo
     narra i tumulti le risse le lacrimose guerre,
ma solo chi d'Afrodite e delle Muse insieme
     i bei doni associando canta l'amabile gioia.

[trad. di Bruno Gentili, cit.]



In questo componimento Anacreonte rifiuta i discorsi di guerra ( πόλεμον δακρυόεντα, v. 2) poiché il simposio è un momento in cui condividere gioia e amore. In questo frammento esprime diversi contenuti: il comportamento da tenersi durante il banchetto che unisce equilibrio e gioia dionisiaca, e ciò di cui la comunità simposiale deve occuparsi. Nella seconda metà del VI secolo a.C., momento in cui l'aristocrazia non è più protagonista della vita cittadina, bisogna cercare nuovi componimenti e temi che non riguardino più il pubblico dell'epica: Anacreonte rifiuta i valori eroici in cambio di un nuovo equilibrio, situato nel canto, nell'amore, nella compostezza simposiaca e questi sono gli strumenti imprescindibili delle tematiche del poeta.