Il simposio era un momento della vita sociale greca, in cui persone della stessa estrazione (eteria) si riunivano in un momento di vita consociata con lo scopo di scambiarsi idee ed opinioni riguardo a vari argomenti, ed un luogo riflessivo dove si cercava di comprendere meglio le pratiche sociali greche, dove si sviluppava la memoria collettiva, poetica e visiva, accompagnando le discussioni con cibo e vino. Ovviamente la coreografia dei banchetti, i piatti e le bevande che vi venivano serviti non erano sempre gli stessi: variavano con le epoche e i luoghi. Affrontando il tema del simposio è importante ricordare i concetti di spartizione e comunità, al centro della problematica greca dei banchetti, dove si fondevano la pratica del pasto sacrificale e del bere, due rituali che univano la dimensione sacra e quella sociale. Bisogna ricordare infatti che i Greci mangiavano solo carne sacrificata ed anche i pasti comuni alla città erano sempre introdotti da un sacrificio; il pasto sacrificale infatti aveva un duplice significato: da un lato richiamava alla memoria il tempo in cui uomini e dei banchettavano insieme, la cui commensalità caratterizzava popoli mitici, dall'altro segnava la separazione definitiva fra il mondo divino e quello umano, in quanto definiva lo statuto umano. Alcuni sacrifici terminavano con la distribuzione di parti di carne, altri conducevano alla consumazione in comune, ma i testi antichi hanno posto l'accento sull'espressione della divisione del pasto. Questa spartizione segue due modelli: uno gerarchico, dove le parti più prelibate erano date ad una piccola cerchia di persone scelte, l'altro egualitario, dove parti di peso uguale venivano distribuite a tutti i partecipanti. Quest'ultimo caso riflette l'immagine di una città nella quale ad una divisione in parti uguali del pasto corrisponde uguaglianza politica.

Anche il vino in Grecia antica non era una bevanda qualsiasi, ma il suo carattere divino, in quanto dono di Dioniso agli uomini, era sentito molto da tutta la società; il suo consumo però doveva sottostare ad alcune regole che lo rendevano un vero e proprio rituale posto sotto il controllo del dio: la regola principale era che non si doveva mai bere da soli ma in gruppo.

Per quanto riguarda la dimensione comunitaria del pasto e il consumo comune del cibo producevano tra i commensali una sorta di identità, rendevano più vicine le persone che vi partecipavano e lo spazio comune a questi doveva essere tale da consentire a ciascuno di vedere e sentire tutti gli altri in ugual modo. I momenti in cui avveniva un banchetto comune erano molteplici: occasioni politiche, gesti di ospitalità che si esprimevano con inviti a pranzo e ogni forma di associazione. Il pasto in comune era uno dei mezzi più usati dalla città per esprimere l'idea stessa di comunità civica e prendere parte ad un banchetto comune spesso sottintendeva il possedere la cittadinanza.


Coppa a figure rosse; pittore di Epèleios, raffigurante un personaggio imberbe che si accosta
ad un vaso per mischiare il vino con l'acqua recando in mano uno skyphos, e con la  mano sini-
stra protesa verso la bevanda. Ca. 510 a.C.

Nell’ambiente simposiaco, che costituiva una circostanza di festa e di diletto, la poesia appariva organicamente come espressione di bellezza, comunicazione delle idee condivise dal gruppo e omaggio alle divinità. Caratteristica del simposio greco era l’associazione col canto, ma nel corso dei secoli nacquero varie forme liriche caratterizzate da alcuni grandi temi: politici, panellenici, erotici.
Il tema del simposio costituisce un τόπος letterario in quanto molti autori hanno affrontato questo tema, anche se in modo diverso: nel VII a.C. secolo si possono ricordare Alceo, la cui poesia è interamente immersa in una realtà politica violenta, discussa proprio durante momenti conviviali, oppure Anacreonte, il cui ideale di simposio è una convivenza civile e serena, senza manifestazioni di violenza o eccessi.

Dopo aver eletto o sorteggiato un re del simposio, che fissava le proporzioni secondo cui il vino doveva essere allungato con acqua, terminato il brindisi iniziale, si andava avanti fino a notte inoltrata. I partecipanti al simposio si intrattenevano con vari tipi di passatempi: giochi come il κότταβος, indovinelli, scherzi e motti di spirito. Al simposio poteva far seguito il κῶμος: far baldoria per strada ubriachi in compagnia di flautiste. Il simposio era composto esclusivamente da uomini, mentre le fanciulle che rallegravano il simposio maschile non erano donne di alta estrazione sociale ma si trattava di etere, flautiste e danzatrici che allietavano questo momento con le loro arti. L’amore praticato nel simposio era quello omosessuale dell`ἐραστής (amante) più anziano verso un giovane ἐρώμενος (amato).


Particolare del famoso affresco rinvenuto a Paestum nella Tomba del
tuffatore
, raffigurante una coppia di commensali.