Attraverso la pittura vascolare si hanno testimonianze dell'attività ludica dei
Greci nel momento simposiaco, che consisteva nell'utilizzo di molti oggetti, distolti
dalla loro funzione primaria.
Si configurava come particolarmente interessante il gioco dell'otre (ἀσκός). Durante l'ἀσκολία (festa dedicata a Dioniso) si faceva largo uso di questo oggetto, ricavato dalla pelle di capra. Arduo compito dei partecipanti era saltare con un piede solo sull'ἀσκός, reso scivoloso dal grasso di cui era cosparso; circa questa pratica si hanno diversi esempi nella pittura vascolare, che rappresentano esercizi di equilibrio nei quali sono coinvolte le più svariate parti del corpo.
Troviamo, infatti, sulla coppa di Ἐπίκτητος un bevitore seduto che con il braccio sinistro teso sorregge un cratere e con il destro una brocca; nell'inconsuetudine del gesto si trovava la difficoltà dell'esercizio.
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Il primato di questi giochi d'equilibrio spettava ai satiri, che con abile destrezza riuscivano a tenere i vasi sul piede, sulla schiena o sulla punta del loro fallo come si nota nella coppa di Ἀμβρόσιος; sulla quale un satiro tiene un κάνθαρος in equilibrio sul fallo, mentre un altro afferra un'anfora.
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Particolare è la funzione che i satiri attribuivano ai vasi, utilizzati come corpi, con cui appagare il desiderio che cresceva con l'aumentare dell' ebbrezza; in questo modo al gioco d'equilibrio si associava un gioco di sostituzione, chiarito dal proverbio greco: "Niente Afrodite senza Dioniso".
Nel simposio il cottabo era il gioco più citato e consisteva nel lanciare il vino contro un bersaglio. Questo non si limitava a un puro esercizio di equilibrio, ma coinvolgeva anche l'abilità, la mira e la sicurezza del gesto. La pratica poteva assumere svariate forme a seconda del bersaglio: talvolta bisognava colpire delle navicelle fluttuanti collocate in un bacino d'acqua; altre volte invece i partecipanti dovevano rovesciare un piatto posto in equlibrio su un'asta. Il giocatore nel momento in cui si apprestava a lanciare il vino dedicava il lancio all'amato. Due donne sdraiate su un' ὕδρα, fanno il gesto del cottabo: la fanciulla di sinistra dice: "per te questo, Εὐθιμήδης".
ὕδρα a figure rosse; Phintias; ca 520 |
Questi due esempi conferiscono una nuova accezione al gioco del cottabo, non più
riducibile a semplice esercizio di abilità: infatti il capovolgimento di un oggetto, e
quindi la conseguente rottura di un equilibrio si configurava come il segno di un amore
sicuro. Questa rottura materialmente rappresentava il vacillare di un innamorato davanti
all'amato; il gioco presupponeva un partner amoroso cui era dedicato il lancio; dalla
buona riuscita di questo dipendeva il successo amoroso.
Da un certo punto di vista il cottabo tendeva alla divinazione: rappresentava un tentativo di controllare il futuro e di offrire una risposta all'antinomia successo/fallimento. Questa particolare interpretazione derivava dai molteplici modi di utilizzo del vino e dei valori simbolici a questo attribuiti.