La nascita dell'oceanografia può essere fatta risalire agli inizi del XVIII secolo. È di questo periodo, infatti, la pubblicazione della Storia fisica del mare (1725), scritta dal naturalista L. F Marsili, che può essere considerato il fondatore dell'oceanografia. I primi viaggi oceanici furono intrapresi dapprima come esplorazioni geografiche volte alla ricerca di nuove rotte: i dati allora raccolti sulle proprietà del mare così come i prelievi di campioni biologici erano però privi del necessario carattere di sistematicità proprio della moderna ricerca oceanografica.
Batiscafo C3 in emersione. |
Negli ultimi 50 anni si sono compiuti notevoli progressi nella conoscenza umana dell'atmosfera e degli Oceani. L'uso dei calcolatori, nuove piattaforme d'osservazione - comprese navi per le ricerche oceanografiche -, nuovi strumenti, un nuovo approccio economico e scientifico, ma anche maggiori progressi nel settore dei manipolatori telecomandati dai sommergibili o direttamente dalla superficie, e l'utilizzo di nuovi e sofisticati laboratori subacquei posizionati sul fondo del mare, hanno contribuirono in modo determinante alla nascita della nuova oceanografia. Oggi, con il progredire di boe oceanografiche, di piattaforme, ma soprattutto di satelliti oceanografici e meteorologici, gli studi si svolgono nel quadro generale d'analisi globale dell'atmosfera. L'esigenza di osservare i fenomeni marini è stata superata dalla necessità di prevenirli, per offrire un ausilio prezioso alla navigazione e alle popolazione rivierasche. Da alcuni decenni nelle indagini si sono inserite le grandi compagnie petrolifere, con due scopi principali: il primo inerente la ricerca petrolifera sulla piattaforma continentale; il secondo per diversificare la ricerca di risorse minerarie nei sedimenti abissali.
Le prime spedizioni di carattere prettamente
naturalistico furono intraprese
da A. von Humboldt e E. Forbes. A F. Maury, invece, si deve la creazione
della carta batimetrica (carta in cui sono segnate le curve
di profondità del fondale) dell'Atlantico e l'opera Physical Geography of the Sea (Geografia fisica del mare).
Particolarmente rilevante è il viaggio della
Challenger I. Ai viaggi della
Challenger I seguirono
numerose altre campagne oceanografiche tra cui sono da ricordare quelle
guidate dal principe
Alberto I di Monaco, considerato uno dei fondatori della moderna oceanografia,
inauguratore della Meteor e delle numerose spedizioni polari organizzate nella prima metà di
questo secolo. Inaugurò inoltre il
Museo Oceanografico di Monaco. Di particolare importanza fu la spedizione della Meteor,
compiuta tra il 1925 e il 1927, nell'Atlantico meridionale. La Meteor
fu la prima nave oceanografica a tracciare un profilo batimetrico con
l'ecoscandaglio.
Nel secondo dopoguerra grandi spedizioni furono quelle dell'Albatross
II (1947-48) e della Challenger
II (1950-52). Dalla metà degli anni Cinquanta del secolo scorso si
registrò un notevole impulso nella costruzione di mini-sommergibili per
ricerche oceanografiche. Il primo batiscafo, denominato C3, fu
progettato e realizzato con mezzi propri dall'italiano Pietro Vassena,
quindi collaudato nel febbraio del 1948 fino a una profondità di 68 metri.
Il 12 marzo 1948 Pietro Vassena scese a 412 metri stabilendo così il record
mondiale di profondità dell'epoca. Il 20 novembre 1948, al largo di Capri,
durante un ulteriore tentativo di discesa senza equipaggio, per un errore di
manovra del personale che gestiva il cavo al quale il
batiscafo era ancorato
il C3 s'inabissò per sempre. Ulteriori passi in avanti si sono
compiuti con i moduli progettati per la Marina americana che erano in grado
di raggiungere anche profondità di circa 11.000 metri. In seguito gli Stati
Uniti hanno realizzato un progetto di perforazione dei sedimenti e delle
rocce delle profondità oceaniche. Lo scopo principale di queste perforazioni
è quello di raccogliere campioni del fondo degli Oceani, per studiarne l'età
e lo sviluppo dei suoi bacini. Il progetto fu sostenuto finanziariamente dal
National Science Foundation, che si avvalse dell'ausilio di un gruppo
d'istituzioni oceanografiche, conosciute con il nome JOIDES (Joint Oceanographic Institutions Deep Earth Sampler). Questa campagna di
campionatura marina si avvale di una nave progettata e costruita
appositamente, la Glomar Challenger. Questa sarà lo strumento del
progetto Deep Sea Drilling Project, un programma ultradecennale di raccolta
di campioni, di sedimenti e di crosta oceanica.