A Berlino nel 1884-85 la Francia, l'Inghilterra, il Belgio, il Portogallo, la Spagna, l'Italia e la Germania assieme ad altri stati si riunirono in un congresso per decidere come spartirsi il continente. Da questo accordo, attuato poi con campagne militari, nacquero le colonie africane, i cui confini furono praticamente tracciati a tavolino senza tener conto delle popolazioni africane. Nel 1914 solo l'Etiopia e la Liberia erano rimaste indipendenti. Gli inglese tenevano il possesso dalla fascia di colonie dall'Egitto alla colonia del Capo, attraversando verticalmente tutta l'Africa. Conquistarono inoltre Gambia, Sierra Leone, Costa d'Oro e Nigeria. I francesi miravano a collegare i loro possedimenti nell'Africa occidentale con Gibuti e la Somalia francese sul Mar Rosso, mentre i Tedeschi volevano collegare Camerun e Africa del Sud Ovest con il Tanganica, minacciando il possesso belga del Congo e quello portoghese dell'Angola. Da questi opposti interessi nacquero spesso incidenti diplomatici e militari, che portarono più di una volta sull'orlo di guerre coloniali. Tuttavia, accordi internazionali garantirono la permanenza del Belgio e del Portogallo nelle rispettive colonie. Gli unici mutamenti di rilievo rispetto alla spartizione dell'Africa si così come essa si presentava nel 1914 di dovettero alla sconfitta tedesca nella prima guerra mondiale. Le colonie africane della Germania passarono rispettivamente alla Francia e alla Gran Bretagna (il Camerun, il Togo, entrambi divisi in due parti, il Tanganica), al Belgio (il Ruanda-Urundi) e al Sudafrica (l'Africa del Sud-Ovest).

 

 

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