A cura di Carola Gianni e Valeria Mazzagatti

 

Teoria monadica Numeri figurati Terne pitagoriche
Proprietà matematiche Teorema di Pitagora Irrazionali

 

I pitagorici avevano come base della loro filosofia i numeri, ad essi risale il concetto di entità matematiche, numeri, figure geometriche come astrazioni. Questa loro concezione tuttavia non era presente fin dall’inizio, i primi pitagorici avevano concepito infatti una teoria monadica, caratterizzata da numeri figurati, che da una parte conduceva ad una spiegazione quantitativa dell’universo, dall’altra, applicata alla geometria, dava luogo all’aritmogeometria pitagorica. Dai numeri figurati i pitagorici sono arrivati a trovare la formula delle terne pitagoriche, dall’aritmogeometria invece si giunse a postulare le proprietà matematiche dei singoli numeri o classi numeriche.

Queste teorie assieme al teorema di Pitagora porta ad una contraddizione: infatti per i pitagorici numero significava solo numero intero perciò essi erano infastiditi dalla scoperta che alcuni rapporti (quello ad esempio di un’ipotenusa e un suo cateto o tra la diagonale e il lato di un quadrato) non erano esprimibili mediante numeri interi, i cosidetti numeri irrazionali.

I pitagorici non li avrebbero accettati: fino a quel momento infatti avevano identificato il numero con la geometria; l’esistenza dei rapporti incommensurabili annullò questa identificazione, perciò si restrinse la considerazione dei rapporti numerici a quelli commensurabili.
L’esistenza di grandezze incommensurabili e conseguentemente dei numeri irrazionali contraddiceva non solo le convinzioni filosofiche dei pitagorici, ma metteva anche in crisi il concetto di infinito della filosofia greca; non c’è da meravigliarsi perciò del fatto che fu proibito ai membri della setta di rivelare ad altri queste scoperte considerate blasfeme e sconcertanti, ma Ippaso da Metaponto divulgò il segreto. Proclo, a questo proposito, in uno scolio del X libro degli elementi scrive:

"I pitagorici narrano che il primo divulgatore di questa teoria [degli irrazionali] fu vittima di un naufragio; e parimenti si riferivano alla credenza secondo la quale tutto ciò che è irrazionale, completamente inesprimibile e informe, ama rimanere nascosto; e se qualche anime si rivolge ad un tale aspetto della vita, rendendolo accessibile e manifesto, viene trasportata nel mare delle origini, ed ivi flagellata dalle onde senza pace".

Si può notare come Proclo descriva la teoria degli irrazionali quasi come un timore, una paura per i pitagorici. Questa deriva dal fatto che il numero era la cosa più importante e per questo tutte le proprietà geometriche venivano ridotte a proprietà aritmetiche. Dopo la scoperta degli incommensurabili questa riduzione non era sempre possibile. La geometria quindi viene ad acquisire una superiorità rispetto all’aritmetica (che prevedeva all’epoca solo l’uso di numeri razionali). Questa posizione primaria si riscontra in Euclide ed in genere in tutto il periodo del più rigoglioso sviluppo della matematica greca.