INTRODUZIONE
Zambia (nome ufficiale Republic of Zambia,
Repubblica di Zambia), stato dell’Africa
centromeridionale; privo di sbocco al mare, confina a nord-ovest con la
Repubblica democratica del Congo, a nord-est con la
Tanzania, a est con il
Malawi, a sud-est con il
Mozambico; a sud con lo
Zimbabwe, il
Botswana e la
Namibia; a ovest con l’Angola.
Ex colonia britannica con il nome di Rhodesia Settentrionale, lo Zambia
raggiunse l’indipendenza il 24 ottobre 1964; nello stesso anno divenne membro
del Commonwealth. Il paese ha una superficie di 752.614 km²; la capitale è
Lusaka.
IL TERRITORIO
Musi-o-Tunya, il parco nazionale contenente le cascate Victoria. |
Le Victoria falls. |
LA STORIA
Popolata già 110.000 anni fa, nella regione si insediarono prima gruppi di
cacciatori-raccoglitori e in seguito, nel corso del I millennio a.C., gruppi
bantu provenienti da nord, che svilupparono le attività minerarie e la
metallurgia.
Nel XVII secolo un nuovo gruppo, gli shona, raggiunse la
regione e il clan Karanga
costituì il grande regno Mwene Mutapa (o Monomotapa), che
comprendeva anche la parte meridionale dello Zambia. Nel XVII e XVIII secolo i
lunda e i lozi popolarono le pianure settentrionali e l’area dell’alto Zambesi.
Nel XIX secolo i kololo, durante le mfecane,
le grandi migrazioni della prima metà dell’Ottocento, si mossero verso Nord,
stabilendo una breve egemonia su gran parte dello Zambia centrale e
settentrionale, prima che i lozi affermassero nuovamente il loro dominio. Lo
Zambia orientale era invece abitato da popolazioni bantu in contatto con quelle
del Malawi. Nonostante le differenze che li distinguevano, questi gruppi bantu
presentavano alcune caratteristiche comuni; erano infatti principalmente
agricoltori e allevatori, dal punto di vista sociale erano organizzati su base
tribale e i loro stati erano solitamente di piccole dimensioni, tranne quando un
sovrano dominante riusciva a imporre la propria volontà sulle tribù vicine;
quando gli inglesi arrivarono nella regione, verso la fine del XIX secolo, non
incontrarono alcun regno potente che fosse in grado di resistere.
All’epoca della penetrazione britannica nella regione, lo
stato più potente era quello dei lozi guidato da Lewanika, il quale chiese la
protezione inglese che si concretizzò con la stipulazione di un accordo tra il
capo lozi e un rappresentante della British South Africa Company fondata da
Cecil Rhodes (1889). Lo Zambia orientale venne quindi annesso all’impero
britannico da Harry Johnston nel corso della campagna di conquista del Nyasaland
(oggi Malawi). Nel 1911 fu creata la Rhodesia Settentrionale, amministrata dalla
compagnia di Rhodes; nel 1924 la compagnia cedette l’amministrazione della
regione al governo inglese, che ne fece un protettorato. Nei tardi anni Venti
del Novecento, l’intensificarsi dello sfruttamento dei giacimenti di rame
comportò l’ampliamento della rete ferroviaria e la costruzione dei primi
impianti per la fusione e la raffinazione del metallo nella regione del
Copperbelt.
Nel 1939, agli inizi della seconda guerra mondiale, lo
Zambia divenne uno dei maggiori produttori mondiali di rame e l’area
nordoccidentale del paese conobbe una forte urbanizzazione;
l’industrializzazione richiamò inoltre tecnici e amministratori europei, che
divennero da quel momento una forza dominante nel paese. Nel 1953 il governo
britannico creò la Confederazione della Rhodesia e del Nyasaland – comprendente
i territori della Rhodesia Settentrionale (odierno Zambia), della Rhodesia
Meridionale (odierno Zimbabwe) e del Nyasaland (odierno Malawi) – alla quale si
opposero i nazionalisti africani, contrari all’estensione del predominio dei
coloni bianchi della Rhodesia Meridionale.
Nel 1959 Kenneth Kaunda, detto il “Gandhi nero” per la sua
lotta pacifista e in favore dell’accesso al potere della maggioranza
nera, fondò il Partito unito dell’indipendenza nazionale (United National
Independence Party, UNIP). Nel 1961 Kaunda lanciò una grande campagna di
disobbedienza civile: questa portò ai negoziati che nel 1963 sciolsero la
Confederazione. Nel 1964 la Rhodesia Settentrionale proclamò l’indipendenza e
mutò il nome in Zambia; alla presidenza del paese fu eletto Kenneth Kaunda. I
primi anni di indipendenza del paese furono segnati dalla rivalità etnica tra i
lozi e i bemba, ma anche dalla critica situazione della regione, che vedeva il
contemporaneo sviluppo della lotta anticolonialista in Angola e in Mozambico e
di quella contro i regimi razzisti bianchi in Rhodesia Meridionale e Sudafrica.
Kaunda sostenne la lotta nazionalista contro il regime della Rhodesia, ma
coltivò buone relazioni con i paesi occidentali.
Nel tentativo di fronteggiare il conflitto etnico (ma
anche un’ondata di scioperi dei minatori) nel 1968 Kaunda soppresse i seggi
riservati ai bianchi nell’Assemblea nazionale e abolì i partiti politici. Nel
1973 venne ufficialmente instaurato un regime a partito unico, che nelle
intenzioni di Kaunda avrebbe dovuto favorire l’integrazione nazionale e la
realizzazione di una “via zambiana al socialismo”. Nel 1975 venne avviato un
programma di nazionalizzazione delle terre, che peraltro diede scarsi risultati,
e nel 1976 venne completata la linea ferroviaria di collegamento con Dar es
Salaam, in Tanzania, che liberò il paese dalla dipendenza (soprattutto
per il trasporto del rame) dalle vie di comunicazione controllate dal Sudafrica
e dalla Rhodesia.
A partire dalla fine degli anni Settanta la situazione
economica del paese diventò sempre più critica. Sollecitato dal Fondo monetario
internazionale e dalla Banca mondiale, agli inizi degli anni Ottanta Kaunda
avviò un severo programma di riforme economiche, contro il quale si sollevò il
malcontento della popolazione. Nel 1988 Kaunda venne rieletto per la sesta
volta, ma l’opposizione al suo governo andò via via rafforzandosi. Agli inizi
del 1990 la liberalizzazione dei prezzi scatenò violenti tumulti popolari in
tutto il paese. Nel giugno dello stesso anno, in seguito a un tentativo di colpo
di stato, Kaunda accettò di reintrodurre il multipartitismo e di promulgare, in
accordo con l’opposizione, una nuova Costituzione. Nelle elezioni legislative e
presidenziali svoltesi nel 1991, caratterizzate da un’elevatissima astensione,
si affermò il Movimento per la democrazia multipartitica (Movement for
Multi-party Democracy, MMD) e Frederick Chiluba conquistò la presidenza del
paese.
Una famiglia della Zambia. |
La popolazione è costituita da oltre
70 gruppi etnici di lingua bantu, tra i quali il più numeroso è quello dei
bembi (circa il 30% del totale), che vive nelle regioni nord-orientali ed è
dominante nella provincia del Copperbelt. Altri gruppi etnici di rilievo
sono i lozi, che vivono a ovest, e i tonga, stanziati invece a sud. A
dispetto di queste notevoli differenze, e grazie anche alla politica
adottata dall' ex-presidente Kenneth Kuanda, nel paese non sono sorte
tensioni etniche così gravi come in molti altri stati africani.
La popolazione, concentrata prevalentemente nelle
regioni centrali, nel Copperbelt e nelle aree raggiunte dalla ferrovia,
ammonta a 11.699.534 abitanti (nel 2008); il 35% della popolazione (nel
2003) risiedeva nei centri urbani, mentre nelle regioni nord-orientali e
dell' estremo occidente gli insediamenti sono pressocché inesistenti. Circa
tre quarti della popolazione è di religione cristiana, perlopiù cattolici e
protestanti; sono inoltre presenti minoranze induiste e musulmane, mentre
solo il 20% segue religioni tradizionali.
La lingua ufficiale è l' inglese, ma sono diffusi oltre
70 idiomi locali, di cui i principali sono il bemba, il lozi, il tonga,
il luvale e il nyanja.
Lo Zambia è diviso in nove province, ciascuna
amministrata da un funzionario del governo centrale. Lusaka è la capitale
del paese ed è sede dell' Università dello Zambia (fondata nel 1965); altri
centri urbani di rilievo sono Kitwe, Luanshya, Mufulira e Ndola, tutti
situati nel Copperbelt, mentre Livingstone è la città principale del sud.
Per quanto riguarda la scolarità, la situzione è andata notevolmente
migliorando a partire dall' indipendenza del paese (1964); nel 2005 il tasso
di alfabetizzazione della popolazione adulta era dell' 82,2%.
L'ECONOMIA
Il PIL fu, nel 2006, di 10.734 milioni di dollari USA, pari a un PIL pro capite
di 917,80 dollari. La ricchezza del paese si basava essenzialmente
sull’estrazione mineraria nella zona del Copperbelt, ma l’abbassamento del
prezzo del rame a livello mondiale, a partire dai tardi anni Settanta, ha
comportato gravi conseguenze economiche, peggiorate dal fatto che le stesse
riserve iniziano a esaurirsi. Dopo l’indipendenza il settore industriale ha
vissuto una fase di espansione; nell’intento di rendere il paese autosufficiente
dal punto di vista alimentare, dagli anni Settanta vi sono stati tentativi di
diversificare la produzione agricola, che tuttavia hanno dato esiti parziali.
Negli anni Ottanta l’accumulazione del debito estero ha portato all’introduzione
di un severo programma economico, sostenuto dal Fondo monetario internazionale e
dalla Banca Mondiale, rivolto a privatizzare il settore estrattivo e ad
apportare drastici tagli alla spesa pubblica (sanità, istruzione e servizi
sociali).
Il settore agricolo concorre nella misura del 21,8% (2006)
alla formazione del PIL e impiega il 70% (1998) della forza lavoro. Le
produzioni agricole principali sono mais (base dell’alimentazione locale),
sorgo, miglio, riso, canna da zucchero, frutta, ortaggi, cassava, cotone,
arachidi, tabacco, patate dolci e semi di girasole. L’allevamento del bestiame e
l’industria lattiero-casearia sono di scarso rilievo e orientati al consumo
locale. Lo sviluppo del settore è condizionato dalle ricorrenti siccità, ma
anche dall’inadeguatezza della rete distributiva; la produzione agricola non
copre il fabbisogno interno.
Il settore estrattivo ha un ruolo di rilievo nell’economia
del paese; le miniere di rame erano un tempo tra le più ricche al mondo e ancora
oggi lo Zambia è un importante produttore del metallo con 470.577 tonnellate
(2004). Altre risorse minerarie sono il carbone, lo zinco, il cobalto, il piombo
e le pietre preziose (ametiste e smeraldi).
Il settore industriale concorre nella misura del 32,9%
(2006) alla formazione del PIL, impiegando il 7% (1998) della forza lavoro. Le
principali attività industriali sono legate alla lavorazione del rame e di altri
metalli; sono inoltre presenti nel paese industrie alimentari, chimiche
(fertilizzanti), d’abbigliamento, calzaturifici, manifatture di tabacco,
raffinerie di petrolio e cementifici.
Il sistema monetario introdotto nel 1968 si basa sul
kwacha zambiano suddiviso in 100 ngwee. La banca centrale del paese è la Banca
dello Zambia (fondata nel 1964); oltre a questa, agli inizi degli anni Novanta
operavano sette banche commerciali locali e sei banche straniere.
Nel 2002 il valore totale delle esportazioni era di 930
milioni di $ USA, mentre quello delle importazioni era di 1.253 milioni di $
USA. Il paese importa perlopiù macchine agricole e industriali, materiali per il
trasporto, combustibili e lubrificanti, prodotti chimici, generi alimentari e
prodotti manifatturieri; le esportazioni riguardano principalmente rame, zinco e
cobalto.
Il paese è dotato di una rete ferroviaria di 1.273 km; una
linea proveniente dallo Zimbabwe collega Maramba, Lusaka e Ndola con la
Repubblica democratica del Congo per poi raggiungere Benguela sulla costa
atlantica dell’Angola. Questa linea, conosciuta come Benguela Railway,
rappresentava, sino allo scoppio della guerra civile in Angola, negli anni
Settanta, la principale rotta commerciale dello Zambia. La linea ferroviaria
Tanzania-Zambia (Tazara) fu costruita per assicurare al paese uno sbocco
alternativo e collega Lusaka con il porto di
Dar es Salaam, in Tanzania. La rete stradale, che si
estende per 91.440 km (di cui solo il 22% asfaltato), collega i principali
centri urbani, ma in molte aree rurali non è transitabile durante la stagione
delle piogge. Lusaka dispone di un aeroporto internazionale.