AMBIENTE


Cartina dell'Alaska


Il grandissimo Alaska, di gran lunga lo stato più vasto degli USA, mette a disposizione di ciascuno dei suoi abitanti più di un miglio quadrato per i suoi esercizi ginnici mattutini. Lo stato misura 2.254 km da nord a sud, i suoi confini sono lunghi 3864 km ed è suddiviso in diverse regioni. Il sud-est, conosciuto anche come Panhandle, è una fascia costiera di 805 km che comprende lo strettissimo Inside passage (Passaggio Interno), una linea di comunicazione vitale per città isolate che non sono raggiunte dalle strade. Le catene montuose, i ghiacciai e i fiordi di questa regione proseguono attraverso il centro-sud nei suoi 1047 km di territori che si incuneano tra spiagge e baie, dal Golfo di Alaska all'isola di Kodiak. L'interno è il cuore dell'Alaska, ed è caratterizzato da un clima più mite rispetto alle zone situate alle estremità del paese e da angoli pittoreschi, quali il Denali National Park, la prima fra le attrazioni dell'Alaska. Il Bush è più grande di tutte le altre regioni messe insieme e comprende l'intera fascia ovest, l'Alaska Artica e l'insieme delle isole del sud-ovest. Il fatto che il Bush sia generalmente raggiungibile solo con i voli charter, ne fa una meta proibitiva per molti viaggiatori, ma determina il fatto che mantenga uno stile di vita non contaminato dal boom dell'industria turistica, particolarmente evidente nelle altre zone del paese.


Un lago di origine glaciale che si è formato negli
ultimi decenni nel parco nazionale Denali

Anche i più scettici dovranno ammettere che l'Alaska è realmente un territorio selvaggio.
I salmoni non sono certo chiusi nelle riserve, e ce n'è abbastanza da riuscire a catturarli senza difficoltà.
Ci sono circa 150.000 alci e renne con la coda nera, caribù, capre di montagna, pecore, orsi e lupi che si spingono spesso fino alle periferie urbane. Foche, marsuili, delfini, balene, leoni marini, lontre e trichechi sono tutti mammiferi marini comuni che fanno di un tuffo nell'oceano artico un affare sociale. Le corse dei salmoni in estate inoltrata (quando migliaia di pesci nuotano risalendo i fiumi per deporre le uova) riempiono numerosi fiumi dell'Alaska. Anche il cielo è solcato da numerosi uccelli, tra i quali quelli maggiormente degni di nota sono le caratteristiche aquile del Nord America che hanno un'apertura alare che spesso raggiunge i due metri. La flora in Alaska è molto varia, e cambia radicalmente da una regione all'altra. Fra le 33 specie di alberi originari del luogo ci sono l'abete di Sitka (la pianta nazionale), l'abete dell'ovest, l'ontano, l'abete bianco, il pioppo nero americano e la betulla.

CLIMA


I ghiacci perenni dell'Alaska

Il clima dell'Alaska non è noto per la sua costanza, e non è raro che si possano trovare riunite in un solo giorno le caratteristiche di più di una stagione. Senza contare troppo su queste informazioni, si può in linea di massima affermare che nell'Alaska sud-orientale e centro-meridionale si hanno generalmente forti precipitazioni e temperature miti con medie estive di 15-21°C. Nell'interno le precipitazioni sono scarse ma le temperature oscillano vertiginosamente. Il clima nelle regioni costiere dell'ovest è per lo più freddo, con temperature estive di circa 7°C; nebbia e pioggia sono inoltre frequenti lungo il litorale. Quasi in ogni luogo dell'Alaska si può osservare il sole di mezzanotte, una sorta di indigestione di luce che giustifica quella specie di follia che porta intere famiglie ad affrontare 10 km di passeggiate dopo cena, e squadre di softball a riunirsi per affascinanti incontri notturni.

 

STORIA


Dall'arrivo dei bianchi, l'Alaska ha tratto sia vantaggi sia svantaggi dalle sue risorse naturali. C'era un tempo in cui la pelliccia aveva ancora un grande valore, i picconi trovavano sempre l'oro, le balene si dirigevano compiacenti verso gli arpioni e il petrolio sgorgava nelle condutture: allora l'Alaska sembrava un immenso e ricco contenitore di risorse naturali. Ma appena queste stesse risorse hanno cominciato a venir meno e ad esaurirsi, lo stato è caduto in disgrazia, ed è stato spesso descritto come una terra brulla e ingrata che solo gli orsi polari o gli inuit potevano abitare.


Una tipica abitazione Haidas.

I primi abitanti dell'Alaska migrarono dall'Asia verso il Nord America a partire da 40.000 anni fa, durante un'era glaciale che fece sommergere dalle acque dell'oceano un ponte di terra di 1449 km separando la Siberia e l'Alaska. Anche se molte di queste tribù nomadi proseguirono verso sud, quattro gruppi etnici rimasero in questi territori selvaggi: gli athabaski, gli aleuti, gli inuit e le tribù dei tlingit e degli haidas che abitano le zone costiere. Il primo uomo di origine caucasica a mettere piede in Alaska fu Virtus Bering, un navigatore danese che si imbarcò per conto dello zar di Russia nel 1728; egli fornì subito informazioni sulla grande ricchezza che si poteva trarre dallo sfruttamento delle pelli delle numerose foche e lontre marine. I russi crearono immediatamente a Kodiak Island una base per il commercio delle pelli: un'attività portata avanti illegalmente, che sterminò gli animali senza alcun tipo di regolamentazione fino a che fu istituita una compagnia russo-americana, nel 1790. Altri invasori Europei, principalmente spagnoli e inglesi, furono attratti da queste coste così proficue, ma il predominio russo continuò indisturbato fino al XIX secolo.
Il mercato delle pelli conobbe tempi duri nel 1860 e, con le guerre europee che richiedevano sia attenzioni sia risorse, i russi decisero di vendere le loro proprietà; molte proposte in tal senso furono fatte agli Stati Uniti, i quali, dopo essersi mostrati indecisi, nel 1867 firmarono un accordo assai conveniente in base al quale acquistarono la regione per 7,2 milioni di dollari (meno di un cent all'ettaro). Nonostante l'affare, l'Alaska rimase disorganizzata e senza legge, accessibile e apprezzabile solo per pochi colonizzatori, fino a che le sue risorse naturali non cominciarono a essere sfruttate una a una.
Prima fu il turno delle balene, catturate soprattutto nel sud-est, e poi dei numerosissimi salmoni; ma il vero boom dell'economia e della popolazione si ebbe in Alaska nel 1880 con la scoperta dell'oro.
Con quella fiducia che sempre accompagna la ricchezza e con il passaggio da un secolo all'altro, gli abitanti dell'Alaska (tutti e sessantamila) cominciarono a esigere garanzie per il loro futuro.
Il Congresso cominciò a concedere privilegi legislativi senza voto ma il movimento, che rivendicava il diritto di sovranità, si arrestò durante la prima guerra mondiale quando molti abitanti partirono verso sud alla ricerca di lavori meglio retribuiti. L'Alaska, quasi disabitata, sonnecchiò fino a metà del 1942, allorquando i Giapponesi suonarono le campane di guerra attaccando le isole Aleutine e Attu. Vennero allora costruite grandi basi militari e infrastrutture dagli Stati Uniti che avevano risposto a questo attacco militare inflitto ai territori nord-occidentali. Degno di nota è soprattutto il fatto che fu costruito l'Alcan (Alaska-Canada), l'unico collegamento via terra tra l'Alaska e il resto degli USA, un capolavoro della tecnica di 2447 km portato a termine in poco più di otto mesi. L'iniezione di fondi e l'impegno personale per la ricostruzione post bellica, portò a una svolta nella storia di questo stato. Nel 1959 il presidente Eisenhower proclamò l'Alaska quarantanovesimo stato dell'Unione, consentendo agli abitanti di coniare l'intelligente e scherzoso soprannome "Lower 48 ".
 


Un orso cammina lungo un oleodotto presso gli stabilimenti di
Prudhoe bay.

Nel 1968 furono scoperti importanti giacimenti petroliferi sotto Prudhoe Bay nel Mar Glaciale Artico, che furono la causa di accese polemiche tra un'avida industria petrolifera, gli ambientalisti e i nativi dell'Alaska che cercavano di avanzare rivendicazioni di carattere etico verso quella terra che ora stava promettendo di dare straordinarie ricchezze. Fu firmato un trattato con le popolazioni indigene, nel 1971, e furono costruiti 1270 km di oleodotto fino al porto di Valdez.
Nel 1977 il petrolio, che aveva reso l'Alaska lo stato più ricco degli USA, cominciò a fluire. Il petrolio è ancora considerato da molti abitanti dell'Alaska come il loro bene più prezioso, nonostante le ombre gettate dalla caduta dei prezzi mondiali nel 1986 e dal tragico disastro dell'Exxon Valdez nel 1989.
Lo sfruttamento delle risorse naturali, in particolare del petrolio, è un argomento scottante in Alaska, che riguarda contemporaneamente la tanto desiderata indipendenza da Washington, gli interessi dei gruppi ambientalisti, il desiderio del benessere economico e i diritti delle popolazioni indigene. Una crescente consapevolezza del fatto che le zone selvagge dell'Alaska siano una notevole risorsa naturale, e che possono avere ancor più valore se lasciate intatte, potrebbe essere il sentimento che salverà le meravigliose terre di questo paese.

CULTURA


Gli indigeni dell'Alaska sono famosi per le loro espressioni artistiche tradizionali, e la loro abilità in questo campo è dovuta soprattutto all'uso ingegnoso che hanno saputo fare dei pochi materiali naturali a loro disposizione. Radici, avorio, corteccia di betulla, piante e steatite furono usati creativamente per produrre decorazioni cerimoniali e altri lavori artistici.


Cesti Aleutini risalenti ai primi del 900.

Gli aleutini sono conosciuti per essere i più raffinati creatori di ceste del Nord America, ceste che essi costruiscono utilizzando la rinomata erba attu delle isole aleutine. Gli inupiat e yup'ik inuit costruiscono i loro oggetti utilizzando parti dei mammiferi marini; i manufatti prodotti con l'avorio e i loro lavori d'intaglio sono conosciuti in tutto il mondo. L'esempio più noto dell'arte indigena dell'Alaska sono i totem, presenti in ogni comunità del sud-est.


Tipico esempio di Totem.

L'arte totemica è intagliata nelle case e in altre strutture di clan con la stessa tecnica che veniva utilizzata per i totem tradizionali. I totem vengono spesso eretti per celebrare un 'potlatch', una grande cerimonia che attira i clan di tutte le regioni.
In Alaska si parla l'inglese, ma la lingua assume caratteri particolari perché, mischiato alle parole e alle frasi tipiche dei nativi, diventa quasi un idioma a sé. Molte di queste parole sono originarie degli indigeni del luogo, altre sono una colorita combinazione coniata da qualche personaggio locale (probabilmente lo stesso ragazzo che ti chiede se vuoi partecipare a un 'blanket toss', un'attività in cui un cacciatore viene lanciato in aria allo scopo di avvistare una balena).
Quindi è meglio non mettersi in situazioni imbarazzanti e ricordare che un 'cheechako' è un novellino che cerca di sopravvivere al suo primo anno in Alaska.
Il pesce locale è famoso in tutto il paese, ma non è economico. I pesci che più si consumano in Alaska sono il salmone reale, il granchio di Dungeness, i gamberetti e l'halibut. Un popolare evento culinario, durante l'estate, è la cottura del salmone che viene grigliato, ricoperto con salse da barbecue fatte in casa e spesso offerto a volontà. Gli abitanti dell'Alaska prendono molto seriamente il rito del caffè, come si può notare dalla grande quantità di caffetterie presenti: anche nella più piccola città è possibile trovare un locale con la macchina per l'espresso. Gli inverni bui inducono a bere molto, soprattutto birra canadese e americana. Escluse le 70 città proibizioniste dei nativi dell'Alaska, non è mai molto difficile trovare un bar aperto o un venditore di liquori.


GEOGRAFIA


Il suggestivo Newport Lake

L'Alaska è il solo stato degli USA che si trovi nel continente americano ma che non è compreso fra i 48 stati contigui.

La geografia dello stato può essere schematizzata attraverso una suddivisione in regioni:

  • L'Alaska Centro Meridionale è la regione costiera meridionale con villaggi città ed impianti industriali petroliferi;

  • La penisola dell'Alaska ospita piccoli insediamenti, acque interne, monti, ghiacciai e grandi foreste;

  • L'interno è più pianeggiante, ed percorso da grandi fiumi, come lo Yukon ed il Kuskokwim; vi si trovano grandi estensioni di tundra artica;

  • La costa settentrionale è la parte più remota, inospitale e spopolata dello stato.


Dalla cartina si nota la vicinanza
dell'Alaska con la Russia

Grazie anche alle numerose isole, le coste dell'Alaska superano le 34.000 miglia (54.700 km) di lunghezza. La serie di isole che si estende ad ovest della punta sudoccidentale dell'Alaska è nota come l'arcipelago delle Aleutine. Molte di queste isole ospitano vulcani attivi: per esempio, il monte Shishaldin (3.042 m) sull'isola di Unimak. La serie di vulcani raggiunge Mount Spurr, ad ovest di Anchorage, città più popolosa con una popolazione di 260.284 persone, sulla terraferma.

Gran parte del territorio dell'Alaska è gestito dal governo federale come foresta nazionale, parco nazionale, e rifugio naturale nazionale. Vi sono luoghi in Alaska che sono comune terreno pubblico demaniale (terreno del BLM) ma che sono probabilmente più spettacolari di molti parchi nazionali nei 48 stati. Molti dei parchi statali dell'Alaska sarebbero parchi nazionali se fossero in altri stati.

 

 

 

UN PONTE TRA ASIA E AMERICA


Più a occidente, oltre il Golfo di Alaska, le aride isole Aleutine si estendono per oltre 1.500 km nella parte settentrionale dell'Oceano Pacifico, ultima traccia dell'antico ponte naturale che una volta congiungeva il Nord America all'Asia. La parte più occidentale di queste formazioni vulcaniche si spinge fino a 80 km dalla Siberia. Disseminati tra queste isole, ci sono i villaggi delle popolazioni aleutine, la cui cultura è molto simile a quella degli eschimesi, anche se nelle loro tradizioni si sono inserite influenze acquisite dai primi colonizzatori russi dell'Alaska.
 

Nella parte orientale del golfo si ergono le St. Elias Mountains, un dedalo di montagne frastagliate che si insinuano nel territorio canadese, dominate dalla maestosa vetta del Mount St. Elias che si erge fino all'altezza di 5.500 metri. Fiumi di ghiaccio serpeggiano verso le valli fino a riunirsi nel Malaspina Glacier, un ghiacciaio che copre un'area superiore a quella di tutta Rhode Island. Oltre il golfo, vicino al trafficatissimo Prince William Sound, troviamo Cook Inlet, le cui spiagge hanno rappresentato un incredibile paradiso naturale finché la civiltà non è approdata nella baia più settentrionale di quest'area, sotto le vesti dell'affaccendata Anchorage. Circa il 43% degli abitanti dell'Alaska vive nell'area metropolitana di questa città in rapida espansione, correndo lungo le sue autostrade ed accalcandosi in centri commerciali che, per almeno qualche ettaro, confermano la falsa, ma indistruttibile immagine di indomita frontiera che accompagna questo paese nell'immaginario collettivo.

VERSO I TESORI DEL NORTH SLOPE


Oltre Fairbanks si estendono a perdita d'occhio le foreste, distese di torbiere acquitrinose e buona parte dei tre milioni di laghi dell'Alaska.

Per millenni, gli indiani Athabaskan hanno sopravvissuto in questa terra selvaggia catturando con trappole gli animali selvatici: oggi, vanno a caccia con i fucili, guidano slitte a motore e si spostano con i fuoribordo. I tempi possono essere cambiati, ma non tutte le tradizioni dei vecchi tempi sono andate perdute. Nelle isolate postazioni di caccia disposte ai limiti della vegetazione arborea, non è infrequente incontrare vecchi cacciatori che spiegano ai ragazzi come catturare un pesce acchiappandolo per la coda, oppure trasportare un alce appena ucciso trasformando la sua tana in una imbarcazione.
 


Particolare paesaggistico del Nord Alaska

Oltre il confine Nord del territorio degli Athabaskan, le vette selvagge del Brooks Range cominciano a digradare verso il North Slope. Ci sono pochi luoghi sulla terra dove i venti sono così liberi di imperversare dalle sconfinate distese dell'Oceano Artico attraverso un territorio così piatto che, durante l'inverno, è difficile stabilire dove finisce la terra e comincia la superficie gelata del mare. In alcune zone, l'acqua congelatasi in maniera stabile, chiamata "permafrost", raggiunge uno spessore di 600 metri ed oltre. Ma non tutto questo territorio artico è roccioso e sterile. Durante le nove settimane della stagione estiva gli arbusti della tundra esplodono in un trionfo di verde, i caribou si uniscono a formare grandi mandrie per dare inizio alla stagione degli amori, e torme di gru e di cigni della tundra nidificano per allevare i loro piccoli.
Poche persone, al di fuori dell'Alaska, sapevano dell'esistenza del North Slope prima che, nel 1968, vi fossero scoperti importanti giacimenti di petrolio. Oggi, le attrezzature per la trivellazione e l'estrazione del petrolio sono sparse per tutto il territorio e sulle rive della baia di Prudohe è sorto un gigantesco complesso industriale. Qui la vita è dura. Si circola solo su veicoli a quattro ruote motrici, attrezzati con apparecchiature radio perennemente in funzione e muniti di kit di sopravvivenza che devono essere tenuti costantemente nella massima efficienza. Sui luoghi di lavoro, le attrezzature sono schermate per proteggere gli operai da venti gelidi che fanno scendere la temperatura a – 70  C e oltre. Il sole tramonta per l'ultima volta a metà novembre e non riappare fino alla fine di gennaio, il vento spinge la neve sul pack ed il mare diventa un continente di ghiaccio.
Tuttavia, da questo solitario avamposto polare fino alle popolose baie dei territori più a Sud, l'Alaska porta in dote all'America un preziosissimo patrimonio di montagne mozzafiato e rigogliosissime foreste che, se ieri era apprezzato per il suo grande potenziale minerario, petrolifero e forestale, oggi si è trasformato in un bene ecologico ed ambientale di valore assoluto, che sfugge e trascende qualunque valutazione economica, mercantile e finanziaria.

ECONOMIA


La pesca occupa un importante ruolo nell'economia dell'Alaska, e fornisce un ampio surplus destinato all'esportazione. In campo agricolo la produzione di latte e latticini, bestiame, verdure e (nursery stock) è sufficiente per il fabbisogno interno, tuttavia gran parte dei generi alimentari sono importati da regioni del mondo più adatte all'agricoltura. Anche l'industria manifatturiera è di proporzioni alquanto limitate, ed anche i prodotti non alimentari sono in gran parte importati. Tuttavia, gran parte degli abitanti lavora per il governo o nel campo dell'estrazione e del trasporto delle risorse naturali: petrolio greggio, gas naturale, carbone, oro, metalli preziosi, zinco ed altri minerali, legname e prodotti in legno. Il settore turistico è piccolo ma in crescita. In Alaska le comunicazioni sono assicurate in diverse maniere. Parte dello stato è connessa alla rete stradale canadese (e del resto degli Stati Uniti). Sulla costa del Pacifico, molte località usufruiscono di un servizio navale per merci e passeggeri. Ancor più diffuso è il trasporto aereo, a volte effettuato con idrovolanti che atterrano sui numerosi laghi.

 

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