BREVE INTRODUZIONE ALLA DANZA CLASSICA INDIANA
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In India, la tradizione della danza classica è millenaria; essa
trae
la sua origine dalle pratiche dei danzatori del tempio (devadasi) ed è
strettamente legata a mitologia, filosofia e credenze spirituali provenienti
tanto dalla cultura indù quanto dalla tradizione islamica. Il Natya Shastra,
testo sanscrito attribuito al saggio Bharata, è il più antico trattato esistente
sull'arte drammatica indiana da cui hanno avuto origine il teatro, l'arte
oratoria, la mimica, la musica ed anche la danza. Tra il II e il VII
secolo d.C. danza e musica erano considerate solo componenti delle
rappresentazioni teatrali e non venivano concepite come creazioni indipendenti.
A partire dall'VIII secolo, quando la danza iniziò a svincolarsi dalla drammaturgia, nacquero gli stili classici.
Accomunati dagli elementi base di nritta (danza pura), nritya (espressione) e
natya (elemento drammatico), questi si differenziavano solo per cultura d'origine.
Parte importante del natya è l'abhinaya (l'espressione drammatica conseguita per
mezzo della mimica e della gestualità) che, pur subendo variazioni di intensità
e contenuto, sottolinea sempre l'importanza dell'insegnamento del navarasa,
ovvero dei nove sentimenti: amore, sdegno, dolore, rabbia, paura,
coraggio, disgusto, stupore e pace. Nel Natya Shastra si trova una
classificazione di tali umori unita ai movimenti di occhi, sopracciglia, collo,
mani e corpo adatti a esprimerli. Movenze comuni a tutti gli stili sono il
tandava, l'aspetto energico e maschile della danza, e il lasya, la parte
elegante e femminile. I danzatori sono sempre scalzi, a volte indossano
cavigliere (ghungroos) per esaltare il ritmo ed eseguono i gesti con le mani (mudra)
secondo schemi tipici di ogni singolo stile.
GLI STILI CLASSICI
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Tra i principali stili classici si ricorda il
Bharatanatyam, originario dei
templi del Tamil Nadu, nell'India meridionale. Sviluppato su una base continua
di percussione, esso concepisce lo spazio e il movimento in senso strettamente
geometrico ed è sottolineato da un movimento molto preciso dei piedi. Viene
quindi il Kathak, sorto nell'India settentrionale. Ispirato ai racconti
tradizionali trasmessi oralmente e poi sviluppatosi presso le corti indù e
mongoli, questo giunse ad assumere la sofisticata forma attuale, caratterizzata
da passi complessi, rapide rotazioni, nonché posizioni di totale immobilità. Di
grande rilievo anche lo stile Odissi, che si è sviluppato nella parte orientale
dell'India, nella zona dei grandi templi di Orissa. Esso possiede un andamento
lirico, punteggiato da pause, nelle quali i danzatori si arrestano in pose
scultoree uguali a quelle che ancora oggi si ammirano nei bassorilievi dei templi.
Il Manipuri è lo stile morbido ed elegante di Manipur, spesso riferito alle
leggende di Krishna e danzato a piccoli passi e saltelli. Il Kathakali proviene
dal sud-ovest dell'India, da Kerala, è un ballo impetuoso e impegnativo con
numerose figure provenienti dalla tradizione delle arti marziali. Sempre
originario di Kerala è il Mohini Attam, danzato da donne che indossano abiti
bianchi e dorati. Questo stile presenta elementi del Bharatanatyam e del
Kathakali uniti ad aspetti tipici di danze folcloristiche locali come la
Kaikottikali. Lo stile Kuchipudi deve il proprio nome al villaggio omonimo nello
stato meridionale di Andhra Pradesh. Si tratta di una danza intensa e vivace che
ha molto in comune con il Bharatanatyam e prevede sia assoli sia esibizioni
corali.
LE DANZE FOLCLORISTICHE
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Molti elementi mettono in stretto contatto le danze classiche con le diverse
forme di danze folcloristiche esistenti nel paese. Tra queste ultime, le più
conosciute sono la Bhangra della regione del Punjab, la Garba e la Dandia Ras
del Gujarat.
La danza indiana ha subito l'influenza delle culture entrate in contatto con il
paese nelle diverse epoche storiche. Un periodo di grande fioritura si ebbe tra
i secoli XII e XVIII, in modo particolare nelle regioni settentrionali, grazie
al mecenatismo degli imperatori mongoli.
Con la dominazione dell'impero britannico la tradizione del ballo scomparve
temporaneamente dalle città, in quanto i principi vittoriani degli inglesi
impedivano la
diffusione della danza come di molte altre forme
artistiche autoctone. In quel periodo i danzatori devadasi vennero perfino
banditi dai templi.
Fu nella prima metà del XX secolo che pionieri come Rabindranath Tagore, Rukmini
Arundale e Uday Shankar si prodigarono per favorire la rinascita delle danze che
erano patrimonio della tradizione nazionale. La loro opera produsse
quell'esplosione artistica cui si assisté in India a partire dal 1947 a seguito
dell'indipendenza. Da allora, la crescita del numero di ballerini, insegnanti,
allievi, compagnie e scuole di danza indiana classica è continua in tutto il
mondo.
E OGGI?
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Nella seconda metà del XX secolo, accanto alle danze classiche e folcloristiche si sono affermate anche forme di danza moderna e contemporanea. I balletti prodotti per il cinema indiano si sono inoltre trasformati in una forma artistica a sé stante con apposite coreografie. Ballerini come Mrinalini Sarabhai, Manjusri Chaki-Sircar, Chandralekha e Kumudini Lakhia hanno sviluppato un linguaggio contemporaneo per la danza, creando lavori moderni che si fondano sulla tradizione classica e si ispirano a temi politici. Jeyasingh Shobana, ballerina e coreografa indo-britannica, avvalendosi della collaborazione di compositori e coreografi occidentali quali Michael Nyman e Richard Alston, ha dato vita negli ultimi decenni a spettacoli basati sulla tradizione del bharatanatyam ma contaminati dagli influssi della danza contemporanea occidentale.