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Ha origine nel Kerala, nella parte sud-occidentale
dell'India. Secondo racconti popolari il Kerala fu creato da Parasurama,
il brahmana guerriero che, per espiare il suo peccato di matricidio, creò
questa terra per donarla ai brahmana. Egli lanciò la sua ascia di battaglia
verso l'Oceano Indiano, l'acqua si ritirò fino a creare un pezzo di terra.
Il Kerala ospitò diversi popoli, per questo divenne sede di una cultura
eclettica, assimilando influenze diverse. Pare che prima dell'avvento degli
ariani, gli abitanti del Kerala fossero già puri dravidici.
Il Kathakali ebbe origine nel XV sec. E' una forma di teatro-danza. Forme di
teatro-danza già esistevano in Kerala prima della venuta degli ariani. Si
recitava nel cortile del tempio, dove c'era un piccolo palco permanente.
L'arte kathakali ha assorbito molto dalle più antiche forme di teatro,
compresa la danza marziale, Sastrakali. Nel tempo questa antica arte è stata
sostituita dal Gita Govindam, famosa lirica di Jayadeva,
teatro-danza basato sulla storia di Sri Krishna, che fu poi
rimodellato e conosciuto sotto il nome di Krishnanattam, che è colui che
alza il sipario nell'opera Kathakali. Si pensa che il Kathakali sia un
miglioramento di quest'ultima forma di teatro-danza.
Il Kathakali è un'arte difficile, in cui recitazione, danza, musica vanno
all'unisono.
L'attore è addestrato per 6-10 anni ad un controllo completo sui muscoli del
corpo. Inizia il programma con massaggi e bagni d'olio, per migliorare le
articolazioni. I movimenti possono essere anche acrobatici. Gli attori
elaborano una complessa tecnica psicofisica che rende possibile un controllo
totale anche sui muscoli facciali. Alcuni riescono a raggiungere livelli di
abilità tali che permettono di interpretare con metà viso Shiva, dio della
distruzione e con l'altra metà Parvati, dea della serenità e della pace.
L'attore non deve parlare, tutto è narrato attraverso i movimenti del corpo,
i mudra e le espressioni del viso. Ogni azione ha un effetto
narrativo. Persino gli occhi danzano e narrano la storia con le palpebre e
sopracciglia. Gli occhi vengono arrossati con un piccolo seme di melanzana,
che irrita la pupilla, senza essere dannoso. Ciascun mudra abbinato
ad un altro ha un significato, indica una parola, un concetto. Sono i
principali strumenti di espressione nella danza Kathakali. Ci sono 24
mudra di base e molti derivati: si possono ottenere oltre 2000
combinazioni.
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Abhinaya significa educare lo spettatore attraverso lo spettacolo,
stimolando la sua capacità di godere di un'esperienza estetica. Nel teatro
Kathakali l'Hasta Mudra il linguaggio dei gesti è un momento espressivo
fondamentale, oltre che un linguaggio esoterico che risale ai testi sacri, i
Veda. Nella cultura induista c'è la convinzione che la comunicazione non è
solo un fatto verbale, ma è una corrente energetica più profonda che
l'attore convoglia su se stesso e invia al pubblico. L'attore Kathakali
diventa così un tramite tra divinità e pubblico e dispensatore di energie.
Il rapporto che si stabilisce tra attore e spettatore è dunque un rapporto
energetico, non puramente logico, come in Occidente.
Ci sono nove Navarasa, o umori, che costituiscono l'unione delle diverse
espressioni del viso ed anche diversi tipi di attori, virtuosi, medi e bassi
(in virtù). I Pacia, facce verdi, sono i buoni, personificazioni di
divinità e re nobili. Predomina il sentimento di amore e pace. I Kathi
sono i malvagi, il significato letterale è coltello. Sono gli unici
personaggi che possono urlare sul palco e sono caratterizzati da viso verde e fronte rossa con bordo
bianco. Il trucco aggiunge informazioni sui personaggi, persino il colore
della barba: bianca=personaggi sovrumani, rossa=sovrumani ma terrificanti,
nera=personaggi barbari, ladri. I demoni sono chiamati Kari.
Verde=virtù, nero=male, rosso=ambizione e ferocia, giallo=passività,
bianco=spiritualità. I costumi sono molto elaborati e pesanti.
La musica è molto importante, è l'anima della danza ed è modulata in accordo
alle emozioni. Il cenda è uno strumento fondamentale, è un gran
tamburo, battuto da un lato da due bacchette e si può sentire a forte
distanza. Serve ad attrarre la gente a raggrupparsi per seguire una
rappresentazione kathakali, che inizia di notte.
Fino all'alba seguiranno le storie. Non c'è una linea di demarcazione tra
palco e pubblico: sono sullo stesso piano.
I movimenti sono guidati dalla musica, che è di vitale importanza. L'unica
illuminazione è fornita da una lampada alimentata con olio di cocco.