IL NORD AMERICA BRITANNICO (1763-1867)

Nel 1763 il Nord America britannico era formato da quattro regioni, tre delle quali, contese alla Francia, erano state conquistate nel 1713: Terranova, la Baia di Hudson e Acadia. L'acquisizione della Nouvelle-France mise in difficoltà il governo inglese che, dopo essersi reso conto di non poter mantenere il potere senza il consenso dei seigneurs, riconobbe ai franco-canadesi l'esercizio del culto cattolico e del loro diritto privato, nonché il diritto all'uso del francese (Québec Act, 1774). La guerra d'indipendenza americana lasciò alla Gran Bretagna le colonie più povere del Nuovo Mondo e la certezza di dover prevenire una seconda rivoluzione. Con la creazione (1791) del Nuovo Brunswick dalla Nuova Scozia e la divisione del Québec in Basso Canada (abitato in prevalenza da francesi) e Alto Canada (di maggioranza anglosassone), il governo di Londra sperava di creare una società stabile, anche attraverso la collaborazione dell'aristocrazia. Questo sistema si rivelò efficace, tanto che nel corso della guerra del 1812 i canadesi si schierarono con gli inglesi.

L'ACT OF UNION

La situazione cambiò però nel corso dei due successivi decenni. La nascente classe media (professionisti, uomini di legge, proprietari terrieri, commercianti) mal sopportava il potere dell'oligarchia anglosassone ed emersero conflitti di tipo etnico e religioso. Anche la comparsa dei partiti politici accelerò questo processo e, se la gran parte dei riformatori era moderata, non mancava comunque chi spingeva per l'autonomia. Nel 1837-38 si accesero rivolte sia nell'Alto sia nel Basso Canada, duramente represse dall'esercito. Nel 1839 la Corona britannica, nel tentativo di trovare una soluzione, decise di riunire i due territori e di porre l'intera regione sotto l'autorità di un governatore. L'anno successivo venne promulgato l'Act of Union. Tra il 1840 e il 1850 la vita coloniale visse un notevole sviluppo. Vennero istituiti governi locali, fondate scuole pubbliche, aboliti i privilegi della Chiesa anglicana e i diritti di possesso dei seigneurs. Al centro della politica del decennio 1850-1860 ci furono alcune questioni economiche riguardanti l'immigrazione di manodopera, la costruzione di ferrovie e lo sviluppo industriale e commerciale. Serie controversie continuarono a opporre i centri urbani anglosassoni alle colonie rurali francesi, mentre un nuovo conflitto minacciava la stabilità del Nord America britannico: la guerra di secessione (1861-1865). Per far fronte a tali difficili problemi sorse un movimento per l'unificazione delle colonie britanniche del Nord America. I fondatori furono tre leader politici, Georges-Etienne Cartier e John A. Macdonald del Partito conservatore, e George Brown del Partito liberale. La nuova confederazione venne approvata dal Parlamento britannico con il British North America Act, nel marzo del 1867: il "dominion" del Canada, posto sotto l'autorità della Corona britannica, era costituito da Nuova Scozia, Nuovo Brunswick, Québec (Basso Canada) e Ontario (Alto Canada). L'isola Principe Edoardo e Terranova si rifiutarono di entrare a farne parte. Per la sede del governo federale fu scelta Ottawa, nell'Ontario. I governi provinciali, sotto la supervisione federale, ottennero poteri sufficienti per creare proprie istituzioni.

LA COSTRUZIONE DELLA NAZIONE (1867-1929)

In base al censimento del 1871, la popolazione del dominion era di 3,7 milioni di abitanti, di cui circa un milione francesi, 850.000 irlandesi e più di un milione tra inglesi e scozzesi. Tre quarti circa della popolazione viveva nelle campagne. Le uniche grandi città erano Montreal, Québec e Toronto. L'agricoltura costituiva il settore trainante dell'economia. John Alexander Macdonald, eletto primo ministro nel 1867, estese il dominio del Canada a nord e a ovest con varie acquisizioni: la Terra di Rupert, il Territorio del Nord-Ovest, la Columbia Britannica e l'isola Principe Edoardo nel 1873. Il governo stabilì inoltre alcune imposte sulle importazioni per incoraggiare l'industria e favorire la colonizzazione delle praterie, incentivata dal completamento, nel 1885, della Canadian Pacific Railway. Nei territori dell'Ovest i nativi furono costretti a trasferirsi nelle riserve, mentre nelle aree orientali le città e le industrie crebbero rapidamente, formando una nuova classe lavoratrice urbana. Nel 1891 la morte di Macdonald lasciò i conservatori senza leader e le elezioni del 1896 furono vinte dai liberali, sotto la guida del franco-canadese Wilfrid Laurier, che seguì la politica del suo predecessore. L'applicazione di tariffe doganali favorì una rapida espansione industriale; ampie zone della prateria furono colonizzate; due nuove ferrovie transcontinentali furono costruite, mentre giacimenti di oro, argento e altri minerali furono scoperti nell'Ontario e nel Québec. Mentre l'economia nazionale traeva notevoli benefici dalla politica di Laurier, nel paese si accentuarono i contrasti sociali. Le condizioni miserevoli dei quartieri poveri richiedevano interventi immediati da parte del governo e i movimenti in difesa dei diritti delle donne reclamavano il diritto di voto e la completa eguaglianza politica, giuridica e sociale. L'arrivo di circa 600.000 "nuovi canadesi" emigrati dall'Europa centrale e meridionale, molti dei quali di origine slava, aggravò i problemi fra le diverse etnie. I canadesi francofoni, contrari all'applicazione del sistema educativo inglese nella provincia di Manitoba (1890), ripresero le mobilitazioni in favore dell'autonomia. Robert Laird Borden, nuovo primo ministro conservatore, fu l'artefice delle riforme richieste, ma il suo governo dovette affrontare i problemi economici e sociali causati dalla prima guerra mondiale. Gli anni Venti segnarono invece un periodo di miglioramento, principalmente nelle aree urbane, grazie a un rinnovato sviluppo industriale. Nel 1918 fu esteso il diritto di voto alle donne.