Liceo
Berchet - Milano
La basilica di San Lorenzo
La struttura
La basilica sorgeva fuori dalla cerchia
urbana, lungo la via per Ticinum (nome romano
di Pavia, sulla direttrice più breve in
direzione sud verso Roma), lambito dalle
acque della Vetra. Privo di fonti letterarie
o epigrafiche che ne consentano una precisa
identificazione nel quadro dell'edilizia
ecclesiastica paleocristiana milanese, il
monumento pone una serie di problemi
interpretativi in ordine alla datazione, alla
committenza, alla destinazione primaria e
alle fasi costruttive, problemi cui si è
ovviato in diversi modi, dando
interpretazioni valide che coprono ben tre
secoli (IV, V, VI). Gli estesi rifacimenti a
cui fu sottoposto nel corso dei secoli non ne
hanno alterato l'impianto originario: un
corpo centrale tetraconco
di grande ampiezza al quale, sull'asse delle esedre nord,
est e sud sono collegati sacelli di
perimetro ottagonale, differenti nelle
dimensioni e nella articolazione interna
delle pareti. Nella quarta esedra si
inserivano le strutture della facciata
(quella attuale è ottocentesca); un vasto
atrio quadriportico, il cui prospetto su
strada era costituito da un portico colonnato
inquadrato da avancorpi in muratura,
costituiva il monumentale accesso alla
chiesa. Il corpo centrale aveva questa
complessa progettazione: quattro torri
quadrate, disposte ai vertici di un
quadrilatero, sono collegate a settori di
corona circolare: i lati di questi ultimi
corrispondono esternamente al muro
perimetrale, internamente a colonnati a due
piani. Il vano al centro, circondato da un ambulacro
o deambulatorio, definito dai colonnati ad esedra
terminanti in pilastri collegati alle torri,
era coperto da una cupola, contraffortata
dalle torri d'angolo: quella attuale,
impostasi su un alto tiburio
ottagonale, è da riferire al rifacimento che
seguì al rovinoso crollo del 1573. Le
ipotesi sulla struttura della copertura
originaria sono controverse, così come
rimane ipotetico un suo precedente totale
rifacimento, a seguito degli incendi che
colpirono la chiesa nell'XI e nel XII secolo
e al terremoto del 1117.
La decorazione
Nel monumento
tardoantico la percezione dello spazio era
affidata alla varietà dei colori dei marmi
del rivestimento, al mosaico dorato che
rivestiva la cupola, alla decorazione
pittorica e agli stucchi. Pochi lacerti di
tali sontuosi rivestimenti sono giunti fino a
noi, recuperati nel corso di vecchi scavi;
completamente sostituiti anche le colonne e i
capitelli dei colonnati che, analogamente a
quanto attestato in altre parti del
complesso, dovevano in prevalenza essere di
reimpiego: solo un capitello, rinvenuto
all'interno del vano centrale, potrebbe
essere contemporaneo alla costruzione.
Maggiormente conservati gli alzati dei sacelli
laterali, originariamente accessibili solo
dalla basilica.
Le cappelle
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I mosaici
della cappella di Sant'Aquilino
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La parete meridionale si apre sulla cappella
ottagonale di Sant'Aquilino, preceduta da un
caratteristico vestibolo a forcipe che
conserva sulle pareti parte della originaria
decorazione a mosaico. Le pareti interne
dell'ottagono sono articolate su due piani:
quello inferiore a nicchie alternativamente
circolari e rettangolari, quello superiore,
l'originario matroneo
a nicchie rettangolari, perforate da finestre
collegate da una galleria ricavata nello
spessore della muratura. Rimangono resti dei
preziosi rivestimenti originari: i mosaici
figurati di due catini absidali
e la decorazione pittorica, che imita tarsie
marmoree, nei sottarchi delle nicchie del
piano superiore. Ad oriente, in asse con
l'ingresso, è collocata un'altra cappella,
dedicata a Sant'Ippolito, la cui forma
ottagonale, chiaramente percepibile
dall'esterno, è invece celata
all'osservatore interno: qui lo spazio è
organizzato secondo una pianta a croce greca.
Il vano centrale era coperto da una cupola,
mentre i bracci della croce avevano una
copertura a volta. In corrispondenza con
l'intersezione dei bracci vi sono colonne di
marmi africani che sorreggono capitelli
corinzi e compositi di reimpiego. Il sacello di
San Sisto, connesso all'esedra
settentrionale, ha dimensioni ridotte
rispetto alle altre strutture: presenta una
pianta simile a quella di Sant'Aquilino ed è
preceduto da un piccolo atrio di forma
quadrata. Le sue strutture originarie sono
state ampiamente intaccate dai successivi
rifacimenti.