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Fondata nel 532 e comsacrata nel 547, la basilica di San Vitale ravennate è quella che più di ogni altra, in quella città, si richiama ai grandi monumenti paleocristiani e, in particolare al San Lorenzo di Milano.
L’edificio ha pianta ottogonale praceduta, un tempo, da un quadriportico, ma solo dall’ ardica il nartece a forcipe che si dispone a tangente a uno spigolo dell’accentrata costruzione. All’estrno, la struttura mostra la sua semplicità essendo di soli mattoni. Compositvamente gli spazi sono ottenuti dalla compenetrazione di solidi geometrici elementari quali prismi, piramidi, cilindri e porzini di cono. Le faccie del ottogonale esterno, rinforzate da contrafforti che si ispessiscono in corrispondenza degli spigoli, sono divise da una cornice in due parti corrispondenti al doppio loggiato interno. Al centro, il tiburio nasconde la cupola. All’interno è inscritto un secondo ottagono, con i lati che si dispiegano come petali di un fiore aprendosi in esedre con due ordini di arcatelle. Lo spazio centrale è coperto da una cupola emisferica raccordata al tamburo ottogonale dai pennacchi.
Due son gli ingressi che si aprono su due lati adiacenti dell’ ottagono esterno. Di fronte a un di essi è il presbiterio seguito dall’abside, che è affiancata a due piccoli ambienti caratteristici delle basiliche bizantine: a destra il diacònon (appartenente al diacono) per la conservazione del pane e del vino consacrati, a sinistra la protesis (dal greco protithemi, porre avanti) per la coservazione delle suppellettili e per la preparazione delle funzini liturgiche.
Chi accede alla basilica può percepire lo spazio in due maniere diverse a seconda dell’uno o dell’altro accesso prescelto. Infatti, chi è penetrato attraverso l’ingresso posto di fronte all’abside sente di essere in uno spazio basilicale, esteso in una sola direzione. Chi, invece, ha attraversato l’accesso sul lato contiguo ha di fronte a se uno spazio centrico e avvolgente. La struttura, pur massiccia, degli otto pilastroni angolari, stempera il suo carattere di sostegno nella preziosità del marmo che la riveste, e i capitelli sormontati da pulvini sembrano perdere la propria matrialità a causa del lavoro di taforo che li adorna. Fra i più reziosi, i mosaici del presbiterio sono senz’ altro i più importanti. In particolare sono degni di nota i due pannelli, leggermente concavi per essere posti all’innesto della conca dell’abside, raffiguranti Giustiniano e la consorte, l’imperatice di rara bellezza Teodora, accompagnati da dignitari e dame. In essi è rappresentato un evento storico, che in realtà, non è mai avvenuto; i due pannelli da un punto di vista decorativo si situano nella direzione del rilievo storico romano. L’imperatore d’Oriente infatti, era consderato il tramite fr Dio e il suo popolo e la sua dignità era pari a quella degli Apostoli.
La tecnica rappresentativa è molto schematica (si vda l’insolita prospettiva della porta con la tenda spostata per permettere il passaggio del corteo dell’imperatrice).Tuttavia, anche in questo caso, numerosi elementi contribuiscno a rendere la presena dei monarchi senza tempo. Fra i tanti ricordiamo, in particolare: la bidimensionaltà, il preziosismo delle vesti e dei colori, la ripetitività dei gesti, la ieraticità dei due prsonaggi imperiali, la solennità di tutti gli altri, la mancaza di un versimile piano d’appoggio (soprattutto nel pannello con Giustinano), il fondo d’oro che rende lo spazio irreale e indefinito. Per l’eternità l’mperatore e l’imperatrice saranno lì, nella zona più sacra dell’edificio e per tutti i secoli a venire continueranno a recare i loro doni.

 

 

 

 

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Pianta della basilica di san Vitale

Image13.jpg (6201 byte)Spaccato della basilica

Image14.jpg (18598 byte)Decorazione musiva dell'abside

Image11.jpg (7813 byte)Veduta esterna della basilica di san Vitale.

 

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