Il nome bantu (o bantù) si riferisce a un vasto gruppo etno-linguistico che
comprende oltre 400 etnie dell'Africa subsahariana e distribuite dal
Camerun all'Africa centrale, orientale e meridionale.
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La mappa mostra la diffusione delle
lingue in Africa.
Alcune popolazioni nere partirono
circa due mila anni fa, in ondate successive, da un luogo originario situato tra
Niger e Camerun per avanzare verso sud e sudest, fino a giungere nelle savane
dell'Africa centrale, orientale e meridionale;queste popolazioni parlavano una
lingua considerata l'antenata delle attuali lingue bantu; erano costituite da
agricoltori, ma anche da allevatori nomadi, che conoscevano l'arte della
lavorazione del ferro, provenivano infatti da una regione da cui si fanno
risalire le prime miniere africane. Essi portarono le loro conoscenze a
popolazioni come:i Pigmei ed i Boscimani., che si ritirarono progressivamente,
riducendosi nelle steppe del Kalahari, dove oggi i loro ultimi discendenti
conducono una esistenza stentata; si pensa che duemila anni fa fossero un
milione, adesso sono soltanto 50000. I pigmei,invece, si dispersero e si
addensarono nella foresta dove tuttora vivono, ma anche essi in un numero
decisamente inferiore a quello di un tempo: sono soltanto 80000. Pitture rupestri
in Sudafrica mostrano alcuni alti guerrieri neri (bantu) che attaccano e
costringono alla fuga piccoli guerrieri più bassi (boscimani), che cercano di
salvare le loro mandrie. Questi popoli sono usciti sconfitti dalle guerre contro
i
Bantu e rischiano l' estinzione. La rapida diffusione dei Bantu, che modificò
il popolamento di quasi l'intero continente a sud dell'Equatore, sembra dovuta,
oltre alla loro superiorità tecnologica, anche al fatto che la loro avanzata
coincise con l'introduzione dall'Asia di nuove piante alimentari, fra cui banane
e alberi del pane, capaci di sostenere un forte incremento demografico e
coltivabili anche nelle foreste. Oggi le lingue di origine bantu,circa 300, sono
le più diffuse dell'Africa Subsahariana e ciò viene interpretato come il segno
dell'egemonia culturale esercitata da quei popoli migranti che si mescolarono e
fusero con le popolazioni locali. La ricerca linguistica legata alle migrazioni
dei Bantu ha aiutato gli storici a ricostruire la storia del continente; infatti
i linguisti hanno cercato tutti i termini relativi alla lavorazione del ferro,
così verificarono che queste parole avevano la stessa radice in popolazioni fra
loro lontane, quindi queste stesse radici sono diventate indizi preziosi del
passaggio bantu e di come la loro cultura si sia diffusa. I gruppi etnici che
appartengono al gruppo bantu sono suddivisi in due sottofamiglie principali,
divisesi circa 3500 anni fa: i bantu orientali includono i
Kikuyu (Kenya), gli Zulu (Sudafrica), gli Xhosa (Sudafrica), i Tswana
(Botswana) e gli Shona (Mozambico, Zimbabwe, Zambia). I bantu occidentali
comprendono gli Herero (Namibia, Botswana, Angola), i Tonga (Zambia, Zimbabwe) e
i Tonga del Malawi (Malawi).