Arco e palazzo del governatore a Mogadiscio, capitale somala.
La Somalia è da molti anni uno Stato senza pace interna; il territorio è costituito per la massima parte dall' Altopiano Somalo che a sud digrada in una ampia costiera pianeggiante, dove si trovano i due fiumi principali:  Il clima è arido con piogge scarse, tranne che sulla costa del nord e l'agricoltura di sussistenza(cereali) è poverissima, mentre più attrezzata è quella di piantagione (patate dolci, banane arachidi); importante è l' allevamento di ovini,caprini e cammelli, che portano all'artigianato somalo, esperto di lavorazione del cuoio, lavorato dalla pelle degli stessi cammelli.

Lo stato è nato nel 1960 dalla fusione dell'ex Somalia italiana e dell'ex Somalia inglese, l'odierno stato è la risultanza di un movimento pan somalo che, superando le spartizioni coloniali, ha cercato di dare unità a tutte le genti stanziate nell'arco di terre esterne all'Etiopia, culminante nel cosiddetto “corno d'Africa” e che si sentono accomunate dal punto di vista etnico e religioso. Lo Stato, già Repubblica parlamentare in base alla Costituzione del 1º luglio 1960, a seguito del colpo di Stato del 21 ottobre 1969 è divenuta una Repubblica socialista rimanendolo fino al dicembre 1992. Il somalo è la lingua più parlato ed è la lingua di stato, ma sono ampliamente parlati anche italiano e inglese, su influenza delle rispettive colonizzazioni.

  

I POPOLI

Per il 95% la popolazione è costituita da i somali; poi le minoranze di Pigmei e Bantu, e gruppi di italiani e inglesi, ma anche pakistani e indiani: il commercio con l'Oriente è molto diffuso in Somalia e così si creano molti contatti tra questo stato e molti paesi asiatici, specialmente nella fascia Indo - pakistana per l'appunto. Inoltre c'è da dire che i somali siano anche un popolo "giovane", che si  insediò nella regione del corno d'Africa solamente circa 10.000 anni fa, il che, rispetto ad altri insediamenti, è veramente tardivo.

 LA PIRATERA

Per molti anni l’area di maggiore concentrazione della pirateria è stata quella dell’Indonesia e dello stretto di Malacca ma da qualche tempo i pirati hanno spostato la loro attenzione verso l’Oceano Indiano e Golfo di Aden preso atto che in dette zone transita oltre il 10% delle forniture energetiche mondiali e gran parte del commercio marittimo tra Europa e Asia. Il 2008 rappresenta il momento di maggiore visibilità della pirateria al largo delle coste somale per la frequenza degli attacchi ma soprattutto per il valore delle unità mercantile sequestrate; in particolare il mese di ottobre sembra essere stato quello più fruttuoso con il sequestro del cargo di bandiera ucraina “Faina” con a bordo un carico di 33 carri armati T-72, per non parlare dell’eclatante sequestro della superpetroliera “Sirius Star” con un quantitativo di greggio del valore di 100 milioni di dollari, appartenente alla compagnia saudita ARAMCO avvenuto tra l’altro a 450 miglia dalle coste somale con un intervento durato solo 16 minuti. Il sequestro della Sirius Star ha messo drammaticamente in evidenza l’elevato rischio per le forniture di petrolio destinate all’Europa ed il salto di qualità fatto dai pirati colpendo una zona molto sensibile dal punto di vista strategico per l’economia mondiale. La preoccupante crescita del fenomeno della pirateria al largo delle coste somale ha provocato un aumento sostanziale dei costi di spedizione e dei premi assicurativi ed ha indotto nel contempo le compagnie di navigazione a valutare percorsi alternativi per proteggere le proprie navi. Il Golfo di Aden è ormai qualificato dalle compagnie di assicurazione come “area di guerra” alla stregua di Iraq ed Afghanistan ed i costi di assicurazione sono contrattati in segreto con le compagnie di navigazione disciplinando casi diversi a seconda della tipologia di carico. In linea di massima è stato valutato che una polizza assicurativa in grado di coprire tutti i rischi incluso il sequestro da parte dei pirati può costare dai 2000 ai 50 mila dollari al giorno fermo restando un incremento sostanziale nel periodo di transito nel Golfo di Aden. La Maersk, considerata una delle più grandi compagnie di navigazione del mondo ha reso noto che non intende mettere a rischio le sue petroliere al largo della Somalia annunciando che potrebbe prevedere una variante alle normali direttrici passando dal Capo di Buona Speranza, rotta sicuramente più lunga e costosa. La vertiginosa crescita del fenomeno ed il sequestro della super petroliera saudita hanno dimostrato come la pirateria marittima, se non adeguatamente contrastata, può provocare una crisi globale dei trasporti marittimi. Se da un lato quindi contrastare la pirateria ai fini della deterrenza vuol dire riuscire a sorvegliare con l’ausilio di dispositivi navali militari circa 2,5 milioni di chilometri quadrati di mare dall’altro non si può sconfiggerla senza ottenere il controllo delle coste somale laddove i pirati gestiscono i santuari del crimine. Nel generale disordine ed anarchia sorprende quindi che, i pirati somali siano una organizzazione efficiente, una organizzazione in continua crescita, gli attacchi aumentano ed il raggio di azione si allarga sempre di più.

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