Alle amministrazioni coloniali la complessità e le diversità delle società che dovevano governare interessava poco, visto che le avrebbero forgiate ex novo con la loro "civiltà" e il loro "progresso tecnico", tesi innanzitutto a ricavare dalle colonie il massimo profitto possibile. Per queste, tutte, fossero francese, inglese,italiana o portoghese, introdussero pesanti tasse per spingere gli africani a entrare nel mercato del lavoro salariato, unico modo con cui ricavare denaro per pagare le imposte, ma anche uno strumento per allontanarli dalla terra e spingerli a lavorare per i bianchi. Chi non riusciva a pagare le tasse era sottoposto a lavori forzati,con i quali i bianchi riuscirono a costruire dighe, strade e altre opere e costo bassissimo. Vennero ovviamente potenziate le colture da esportazione ( come tè, caffè, cacao e cotone), con conseguenze piuttosto gravi sulle società africane. Quando la terra non venne loro direttamente espropriata per assegnarla a coloni europei, i contadini africani vennero spinti sempre di più a dedicarsi a queste coltivazioni industriali, riducendo l'agricoltura di sussistenza e sconvolgendo il sistema collettivo di proprietà della terra. Anche se il prezzo di tè, caffè ed altri prodotti era comunque fissato dai bianchi che si incaricavano anche della loro commercializzazione, questo non impedì che famiglie, popolazioni e spesso anche confraternite religiose islamiche si arricchissero. Il colonialismo portò con se anche un forte processo di inurbamento che dalla fine dell'Ottocento in Africa non si è più arrestato: con esso, un fenomeno ad allora quasi sconosciuto, quello degli emarginati, di fasce di popolazione delle città povere e abbruttite. Significò inoltre l'imposizione forzata di forme di governo, culture e lingue straniere, quelle europee, e ovviamente la perdita da parte delle popolazioni africane di qualsiasi diritto. Colonialismo significò però anche scuola, ospedali, industrie, grandi infrastrutture: in maniera contraddittoria e certamente brutale, fece entrare l'Africa "nell'era Moderna". La Gran Bretagna adottò il cosiddetto indirect rule (governo indiretto), un modello di governo decentrato che si avvaleva delle autorità tradizionali preesistenti, di quei capi o sovrani che avevano esercitato il potere prima degli inglesi. I capi che accettavano questo metodo di governo perdevano prestigio e legittimità presso il proprio popolo, perché toccava proprio a loro imporre quanto volevano i bianchi. I francesi e i portoghesi adottarono il modello della più totale assimilazione alla madrepatria, imponendo un governo molto accentrato e controllato dagli europei fino ai livelli più bassi della società. Si governava la colonia come se fosse la madrepatria, ma i bianchi rimanevano comunque superiore ai neri. La colonizzazione belga, tedesca e italiana fu un colonialismo di rapina, teso a sfruttare al massimo i territori africani con il minore investimento possibile. Gli italiani si distinsero ancor di più, in quanto ha caratteri, per così dire, originali: il primo è l'aggressione ed occupazione ai danni dell'unico stato che aveva mantenuto l'indipendenza, l'Etiopia; il secondo è il fatto che Benito Mussolini giustificò le sue azioni con la necessità di creare"colonie di popolamento", colonie in cui potessero emigrare migliaia di italiani.

L'Africa non accettò passivamente questa conquista e le potenze europee, quindi, impiegarono decenni per espandersi in un continente poco conosciuto e pieno di insidie; e altrettanti anni impiegarono per riappacificare le loro colonie; ci riuscirono, ma soltanto grazie alla superiorità tecnica e alla modernità delle loro armi. Diversi Mahdi, uomini santi dell'Islam, guidarono tra l'800 ed il '900 le rivolte contro gli inglesi in Sudan e contro gli italiani in Libia. Fu una rivolta religiosa poiché gli africani trovarono nelle regioni tradizionali e in nuove forme religiose la forza per riscattarsi, come il caso dei Maji-Maji che si ribellarono alla colonizzazione tedesca e li sfidarono, pensando che cospargendosi di acqua sacra sarebbero diventati invulnerabili alle pallottole. Dal carattere più sindacale e politico sono state il boicottaggio del cacao in Ghana nel 1938, le rivolte dei minatori in Zambia nel 1935 e nel 1940, gli scioperi ferroviari e di altre categorie in Camerun nel 1945, in Senegal nel 1946, in Madagascar nel 1947, fino alla rivolta dei Mau-Mau un Kenya negli anni '50. Con la fine della seconda guerra mondiale, nel 1945, cominciò a farsi strada il principio che i popoli del pianeta avessero diritto da soli a scegliere il proprio destino: questo diritto spinse le potenze europee a concedere prima l'autogoverno, poi l'indipendenza vera e propria delle colonie. Molti stati africani hanno cambiato nome, dopo l'indipendenza, abbandonando un nome imposto loro dai colonizzatori per assumerne uno più antico e glorioso. Il caso più tipico è quello della Costa d'Oro, chiamata dagli europei per il prezioso metallo che essa forniva in abbondanza: oggi chiamato Ghana, nome di un antico regno africano che si estendeva altrove, tra la Mauritania ed il Mali. Damohey era il nome di uno stato che aveva prosperato con il commercio degli schiavi; i suoi dirigenti attuali lo hanno abbandonato e sostituito con Benin, nome di un antico regno nigeriano; il Mali è il nome di un antico regno, e analogo è il caso dello Zimbabwe(ex Rhodesia). In epoca coloniale vi erano due "Rhodesie", dal nome di Cecil Rhodes (1853-1902), l'uomo che le conquistò e fu simbolo dell'imperialismo britannico.:oggi l'ex Rhodesia del nord è lo Zambia. L'africa del Sud Ovest, colonia prima tedesca e poi sudafricana, è stata chiamata Namibia(dal nome del deserto Namib).Il Congo ex belga, per volontà del suo presidente Mobutu, abbandonò nel 1971 il vecchio nome africano per quello di Zaire, che è il nome con cui i portoghesi chiamavano il fiume Congo. Dal 1997 ha ripreso il vecchio nome, ma per distinguersi dal Congo ex francese, si è dato ufficialmente il nome di Repubblica democratica del Congo. Al posto delle colonie si formano stati indipendenti, i cui confini sono però del tutto artificiosi.

Le date dell'indipendenze africane:

1956 Sudan, 1957 Ghana; 1958 Guinea; 1960 Camerun, Togo, Senegal, Mali, Madagascar, Congo, Somalia, Niger, Burkina-Faso, Costa d'Avorio, Ciad, Repubblica Centraficana, Congo, Gabon, Nigeria, Mauritania; 1961 Sierra Leone, Tanganica; 1962 Ruanda, Burundi, Uganda; 1963 Kenya, Zanzibar; 1964 Malawi, Zambia; 1965 Gambia; 1966 Botswana, Lesotho; 1968 Maurizio, Swaziland, Guinea-Equatoriale; 1973 Guinea-Bissau; 1975 Comore, Mozambico, Angola, Capo-Verde; 1976 Seicelle; 1977 Gibuti; 1980 Zimbabwe; 1990 Namibia; 1993 Eritrea.

 

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