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Oltre la foresta amazzonica, anche il Rio delle Amazzoni, che viene da tempo
inquinato, sta subendo un lento processo di degradazione. Negli ultimi dieci anni i cercatori d'oro hanno versato nel Rio delle Amazzoni più di 200
tonnellate di mercurio, altamente nocivo per il fiume. Tuttavia i cercatori d'oro non si preoccupano della formazione dei vapori di
mercurio al momento della separazione dell'oro e del mercurio, estremamente
pericolosa per l'uomo e per gli animali. Tipiche conseguenze di intossicazione
da mercurio sono danni genetici gravi, quali malformazioni, se non, come
frequentemente accade, la morte. Recentemente alcune compagnie petrolifere dell'Ecuador sono state incriminate
per avere inquinato il rio delle amazzoni, versando nell'acqua 20 miliardi di
galloni di liquami tossici e 16 milioni di galloni di greggio. Non solo compagnie petrolifere dell'Ecuador, ma anche importanti compagnie
petrolifere americane hanno recato gravi danni al rio delle amazzoni. La Chevron
fu denunciata 10 anni fa per avere inquinato il rio, ma i suoi rifiuti hanno
continuato a defluire nel fiume: gli effetti sono disastrosi. Il riscaldamento climatico lascia le sue tracce anche nella foresta
amazzonica, che quest'anno è stata colpita da una siccità come non s'era mai
vista prima, tanto che ci vorranno dieci anni prima di tornare ai livelli
precedenti. Il continuo diboscamento delle foreste madri diminuisce la quantità
di acqua evaporata con cui il fiume si nutre e che costituiscono il fondamento
essenziale per la simbiosi del regno vegetale e del regno animale.
Nonostante la ditta abbia smesso di versare questi rifiuti nel fiume, i danni
provocati si ripercuotono tuttora sulle popolazioni indigene. Esse hanno
dovuto cambiare radicalmente il loro stile di vita, non potendo più nutrirsi con
il pesce che cresce nei corsi d'acqua e la mortalità è aumentata a
causa di malattie come tumori, leucemie ed altre dovute alla presenza di tracce
di benzina nell'acqua potabile.
La Chevron sostiene che la responsabilità del fatto sia della Petroecuador,controllata
dallo stato,che traeva vantaggio a controllare gli appalti per l'estrazione del
petrolio. Infatti da quanto emerge dai riscontri sul territorio, lo stato
ha condotto una politica irresponsabile e noncurante. Resta il fatto che il
territorio è stato gravemente inquinato e il delicato equilibrio del suo vario
ecosistema pesantemente danneggiato.
I POPOLI COLPITI
Una Ruspa nella foresta amazzonica
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I popoli amazzonici sono senza dubbio i più gravemente minacciati dell'intero
continente americano. Com'è noto, si tratta di popoli che conducono una lotta
quotidiana contro l'estinzione, spesso senza
alcuna speranza. La loro condizione è quindi ben diversa da quella degli Indiani
degli Stati Uniti o delle Ande.Il bacino del Rio delle Amazzoni, meglio noto come Amazzonia, è la più grande
foresta tropicale del pianeta.
E' un tesoro biologico di valore inestimabile, habitat di un'incredibile varietà
di piante ed animali.
Lo sfruttamento delle grandi risorse naturali (oro, stagno, diamanti, uranio,
titanio) iniziò nel secondo dopoguerra. Negli anni Sessanta il governo
brasiliano varò un progetto che aveva per obiettivo la costruzione di una rete
autostradale nella foresta (la Transamazzonica), il quale aprì le porte al
disboscamento ed alla colonizzazione selvaggia.
I pochi che non si piegano alle violenze dei latifondisti e dei garimpeiros
pagano spesso con la vita: è il caso di Francisco Mendes, pluriennale
difensore degli indigeni, che viene ucciso nel 1988. Il sindacalista dei
seringueiros (estrattori di caucciù) diventa così il simbolo della lotta per
salvare la foresta che continua ad essere bruciata, devastata e sventrata nel
nome dello "sviluppo". Dell'Amazzonia si parla e si scrive sui quotidiani, sulle
riviste universitarie, sui rotocalchi. In poco tempo diventano familiari i nomi
di popoli prima sconosciuti: Kaiowa, Bororo,
Xavante,
Yanomami,
Totobiegosode. Che stanno isolati nella foresta
dimostra che quella è, ed è sempre stata, la loro terra» si legge nel comunicato
delle nove organizzazioni. L’invasione di quell’area da parte di una compagnia e
la sua deforestazione e distruzione costituiscono un’aggressione contro la tribù
e un’appropriazione indebita delle loro proprietà». «In accordo con la
costituzione nazionale e le norme internazionali, lo Stato Paraguayano deve
adempiere all’obbligo di riconsegnare ai Totobiegosode la loro terra
interamente, e non a pezzi».
Un importante organizzazione per la difesa degli indigeni del sud america, la
Survival, sostiene gli Ayoreo sin dagli anni ’70, quando la tribù fu oggetto di
un’intensa e violenta attività missionaria, capeggiata dal gruppo
fondamentalista americano New Tribe Mission, determinato a convertire gli
indigeni e costringerli in insediamenti stanziali.
Oltre agli Yanomami, altri popoli meritano un accenno: fra
questi gli Xavante, che possono vantare il primo deputato indigeno nella storia
del Brasile, Mario Juruna, eletto nel 1982. I Kaiowa, dal canto loro, sono
afflitti nei primi anni Novanta da un'altissima percentuale di suicidi: i
giovani reagiscono in questo modo alla grave crisi d'identità. I Waimiri-Atroari
sono ormai ridotti a poche centinaia, ed il loro territorio viene sfruttato in
modo selvaggio da una grande compagnia mineraria.