Gli Yanomami sono un popolo di indigeni nomadi che risiedono in Brasile e Venezuela. La loro popolazione è stimata attorno alle 12000 persone, ma in progressiva diminuzione a causa degli insediamenti umani fatti per sfruttare le risorse della foresta in cui vivono. Vivono in grossi villaggi che raggruppano persone dello stesso ceppo familiare. Ogni villaggio è a forma ovale, chiuso da un tetto chiamato schabono, sostenuto da alcune palizzate, al cui sotto dormono. Si procurano da vivere cacciando, pescando e usando la tecnica di orticoltura del debbio. Questa tecnica, usata già dai Romani, consiste nel bruciare le erbe secche sul terreno, in modo tale da trarre questi vantaggi: bonificare il terreno dagli elementi superflui o dagli insetti, arricchire il terreno di minerali utili per preservarlo, renderlo più fertile. Questa pratica è, però, utilizzata poichè disinfetta i primi 10 metri del sottosuolo e rende l'acqua più potabile.
Indigena yanomani |
LA STORIA
Conosciuti fin dal XVIII questo popolo costituisce il popolo più numeroso dell' America Latina, che è riuscito a preservare il patrimonio culturale e le usanze del periodo pre-colombiano dalle influenze e dalle invasioni dei popoli industrializzati, che vorrebbero usufruire del loro territorio ricco di risorse minerali, come avviene con molte tribù indigene. Il fatto è dimostrato dalla costruzione della Rodoviaria Perimental. Ma il vero disastro avviene tra gli anni 1975 e 1976, a seguito di un annuncio che informa della presenza di oro e metalli preziosi, che causa l'arrivo di massa dei garimpeiros, cercatori legati al narcotraffico sudamericano, e la conseguente epidemia che rende i fiumi velenosi. La conseguenza è drammatica: il pesce diviene incommestibile e l'acqua contaminata, cosicché si generano fame e sete.
SITUAZIONE ODIERNA
Le amache in cui gli Yanomami dormono sono sistemate intorno al fuoco e delimitano lo spazio di ogni famiglia. Gli Yanomami provvedono al proprio sostentamento con la caccia, la pesca e la raccolta, ma anche coltivando piccoli orti. Poiché il suolo amazzonico non è molto fertile, ogni due o tre anni gli Yanomami abbandonano gli orti per rifugiarsi nella foresta. In genere coltivano una sessantina di piante: venti circa sono per il cibo; dalle altre, invece, ricavano medicinali o utensili di uso quotidiano. Alcune sono utilizzate anche nelle cerimonie religiose. Nessun uomo mangia la carne dell’animale che ha ucciso, ma la divide tra i familiari e gli amici; in cambio riceverà carne da un altro cacciatore. Durante gli anni ‘70 e ’80, gli Yanomami hanno sofferto per l’invasione massiccia della loro terra da parte dei cercatori d’oro brasiliani. I "garimpeiros",che uccidevano la popolazione e distruggevano i villaggi. In soli sette anni morì il 20% della popolazione. Grazie alle pressioni internazionali, nel 1992 il territorio fu finalmente demarcato come "Parco Yanomami" e i cercatori vennero espulsi. Pertanto gli Yanomami hanno potuto riprendersi ma il loro futuro resta incerto. Il Brasile rifiuta infatti di riconoscere agli Indiani il pieno diritto alla proprietà della loro terra.