Una nuova parola è apparsa nel nostro vocabolario: Cindia. E' stata coniata per la prima volta dai mass-media indiani per indicare due Paesi, Cina e India, che hanno, ormai, abbandonato i costumi di comparsa per vestire quelli di attori principali sulla grande scena della globalizzazione internazionale dell'economia.
La tigre e il dragone si apprestano a conquistare il posto che appartenne a loro per millenni: quello delle due civiltà più antiche, più ricche, più avanzate durante la gran parte della storia dell'umanità.
Riemergono infatti, dopo una parentesi di decadenza, due universi che hanno un passato di 5000 anni, una tradizione storica sconosciuta perfino agli europei. Due nazioni che hanno a lungo primeggiato nella scienza e nella tecnica, che hanno dato al mondo alcuni dei più sublimi tesori dell'arte, dove sono nate grandi religioni e importanti filosofie laiche.
Oggi vi è però fra loro una differenza radicale che ne fa due modelli alternativi. L'India è la più vasta democrazia esistente al mondo, un esempio di pluralismo e di tolleranza unico per un paese di quelle dimensioni. Anche la Cina sprigiona un fascino irresistibile, ma di segno opposto, è il più importante modello di Stato autoritario, funzionale e modernizzatore, che ha saputo in pochi decenni traghettare dalla miseria al benessere 300 milioni di persone.La Cina, dopo un quarto di secolo di riforme e liberalizzazioni in campo economico, ha saputo conquistarsi un ruolo da protagonista di primo piano, l'India cerca con qualche difficoltà di recuperare il tempo perduto e di stare al passo della "star" più famosa del momento.
bandiera Cina
Infatti, da qualche anno ci stiamo accorgendo che moltissimi prodotti, soprattutto "made in China" e un po' meno "made in India", dal settore del tessile-abbigliamento, all'elettronica e al software, stanno invadendo i mercati occidentali a un prezzo assolutamente più conveniente di quello offerto dalle nostre aziende. Se la Cina ha preso a correre all'inizio degli anni '80 per frantumare tutti i record precedenti sulla pista del progresso economico, solo da poco l' India si è imposta all'attenzione di tutti come l'altro sfidante da tenere nel massimo rispetto. Di sicuro in questi 25 anni gli investimenti esteri impiegati hanno prodotto prosperità e modernità per circa 300 milioni di cinesi, hanno trasformato città modeste in autentiche metropoli ultramoderne, hanno fatto diventare la Cina la principale esportatrice mondiale di prodotti tecnologici e addirittura fatto raggiungere l'autosufficienza alimentare alla sua considerevole popolazione di un miliardo e trecento milioni di persone.
Le riforme economiche varate dai dirigenti indiani nel 1991 e gli effetti benefici derivanti dall'inserimento negli scambi commerciali e dall'integrazione economica hanno favorito una valorizzazione delle potenzialità e delle energie dell'India tale da far raddoppiare le dimensioni dell'economia e far diminuire il tasso della povertà dal 51 al 26 per cento.
Sono risultati ragguardevoli se pensiamo che ancora oggi la nostra idea dell' India
bandiera India
è legata alle immagini un po' folcloristiche delle vacche che vagano sulle strade di grandi e piccole città, di grossi elefanti che vengono sottoposti a grandi sforzi e utilizzati per trasportare carichi pesanti, di incantatori di serpenti che si esibiscono nei poveri villaggi per ottenere un misero compenso. Ormai di tutto questo è rimasto ben poco in India. Le vacche sono quasi scomparse dalle strade, o meglio autostrade, anzi le autorità hanno pensato di far ingerire ad ognuna di esse un microchip in modo da poterne controllare i movimenti e multare i proprietari che non sono diligenti nella loro custodia. Gli elefanti vengono ormai utilizzati quasi esclusivamente nei matrimoni o in cerimonie religiose debitamente rivestiti con bardature tradizionali. Degli incantatori di serpenti non c'è più quasi traccia.
Ciò che invece "incanta" in India è la straordinaria performance dell'industria del software in questi ultimi anni. Nel periodo 1999-2000 questa importante industria si è imposta sul mercato internazionale fornendo prodotti informatici per un ammontare complessivo pari al 18 per cento del totale. Una delle cause che ha favorito il successo straordinario dell'India in questo campo è da rintracciare nella preziosa eredità della sua cultura millenaria di tolleranza e eterodossia (dal greco heteros, "diverso", "differente" e doxa, "opinione", "dottrina" ci si riferisce ad una serie di opinioni, ideologie, scelte di vita o credenze non in linea con quelle dominanti o maggiormente diffuse).
Quale dovrebbe essere il comportamento più appropriato dell'Europa per non subire le conseguenze di queste trasformazioni epocali? Ormai il futuro del mondo si decide in Asia e soprattutto nei due giganti economici emergenti con tre miliardi e mezzo di persone, India e Cina. Qui la popolazione è più giovane della nostra e ci sono Università e centri di ricerca all'avanguardia, i giovani studiano con maggiore impegno e rendimento, i prodotti ormai hanno raggiunto uno standard qualitativo occidentale e sono utilizzati nella nostra vita quotidiana.
Dobbiamo prendere atto di questo risultato della globalizzazione, e adoperarci per gestire le trasformazioni ancora in corso ed inserirci nei circuiti del commercio internazionale con i nostri prodotti, ricercati per il loro contenuto di alto valore aggiunto, innovazione e design.
La tigre e il dragone i simboli di Cindia