Simbolo comunismo

COMUNISMO

Per comunismo si intende in primo luogo una realtà sociale che presuppone la comunanza dei beni di produzione a cui si accompagna l'assenza dello stato.

Per estensione, è chiamato comunismo il movimento dai molteplici aspetti che ha difeso o, al contrario, travisato, le sue premesse storiche. Le correnti di tale movimento hanno quasi sempre preso il nome da capi politici che si sono distinti nelle varie rivoluzioni moderne: marxismo, leninismo, stalinismo, trotskismo, maoismo, ecc.

DALLA CONQUISTA DEL POTERE(1949) ALLA RIVOLUZIONE CULTURALE(1969)

Il PCC, partito comunista cinese si formò nel 20. Tra i fondatori figurava il 27enne Mao Tse Tung, figura destinata a guidare il partito fino alla vittoria finale nel 1949, e ad assumere un ruolo di fondamentale importanza come riformatore dell’ideologia socialista e in alternativa al modello sovietico.
Con la vittoria dei comunisti, nel 1949, la Cina si avvia ad affrontare uno sviluppo senza precedenti nella sua storia, che la porterà a staccarsi e a rinnegare le strutture della sua millenaria tradizione. Soltanto alla luce di analisi più approfondita appaiono i filamenti di legame che percorrono questo straordinario processo di rinnovamento. Il retaggio bimillenario di uno stato fortemente centralizzato di funzionari, che si fondava su una dottrina politico-sciale unitaria peserà nel processo di strutturazione del nuovo stato.
Appena conquistato il potere, l’obiettivo primario dei dirigenti comunisti fu quello di portare avanti, con la maggiore velocità ed efficacia, la trasformazione della Cina da paese agricolo e preindustriale a moderno stato industrializzato iniziata nella metà del XIX sec. e che procedeva con estrema lentezza e difficoltà. La scelta più opportuna sembrò quella d’inserirsi nel solco tracciato dall’unione Sovietica, attuando un Socialismo Centralizzato.
Da un punto di vista formale, in base cioè alla “Costituzione della repubblica Popolare Cinese” (entrata in vigore il 29 Settembre del 1954), il potere politico è nelle mani del popolo, il quale elegge in propria rappresentanza “l’Assemblea dei deputati di tutto il popolo” ma in realtà l’istanza decisiva si concentra nel Partito Comunista Cinese. Alla testa del partito è il Comitato Centrale, di 90 membri, al di sopra del quale sta il Politburo (10-20 membri del C.C.), e ancora più in alto, dal 1956, c’è il Comitato permanente del Politburo (6-7 membri del p.). Quest’organizzazione verticistica ha radici altrettanto ben radicate all’interno e in ogni settore della società cinese. Dalla direzione del partito dipendono infatti tutte le piccole organizzazioni locali che sorgono in qualsiasi ambiente e istituzione ad opera dei membri del partito, che appunto appena raggiungono un numero rilevante si organizzano in piccole unità che esercitano un grande influsso negli ambienti in cui si creano.
 

LA RIFORMA IDEOLOGICA

All’indomani della vittoria delle armate comuniste il partito era un’organizzazione valida ed efficiente, con un notevole numero di iscritti che appartenevano però in massima parte alla classe contadina ed erano perciò uomini incolti, la maggioranza dei quali analfabeta. Pertanto all’assunzione da parte del partito di istituzioni ed aziende dovette accompagnarsi un’opera di rieducazione che fu chiamata “riforma ideologica”e tesa a far conoscere a tutti gli elementi del partito nelle teorie Marxiste - Leniniste e a dare un orientamento pratico e ideologico unitario. Dapprima i corsi erano rivolti solo agli intellettuali, ma si estesero ben presto agli altri settori della popolazione divenendo un’istituzione permanente, molto impegnativa ed importante nella vita di tutti. Segno dell’avvenuta separazione e ripulsa del passato era la critica e la messa in discussione del sistema di valori della Cina tradizionale, che era fondato sulla dottrina confuciana, che raccomandava come supremo comandamento morale il rispetto reverenziale e l’obbedienza più scrupolosa agli avi ed alla figura paterna.
Alla riforma ideologica seguirono campagne più aspre e talora accompagnate da provvedimenti restrittivi, che si servivano sempre del metodo dell’autocritica, tese a isolare gli elementi dissidenti. Quasi nello stesso tempo furono condotte le campagne contro “i tre mali“ e contro “i cinque mali”. Nei tre mali erano identificati la corruzione lo spreco e il burocratismo, che erano pratica comune nei regimi passati e serpeggiavano ancora nelle istituzioni dello stato comunista, che si serviva ancora di elementi del vecchio governo, minacciando di contagiare anche i funzionari comunisti. Apparve quindi quanto mai necessaria una campagna di epurazione, alla quale, non dissimile, seguì quella per l’eliminazione dei cinque mali, l’appropriazione indebita di tasse, il furto dei beni dello stato, l’esecuzione non scrupolosa di incarichi di governo e l’abuso di informazioni economiche dello stato per scopi di guadagno personale. Queste campagne avevano l’obiettivo di colpire quei gruppi di affaristi che guadagnavano ingenti cifre a danno dello stato, approfittando spesso dell’accondiscendenza di funzionari corrotti.

Secondo alcuni osservatori, molti paesi in via di sviluppo non sono democratici perché le forme di governo centralistico e autoritario appaiono più efficienti nel determinare le dure scelte politiche necessarie a favorire la crescita economica. Il caso cinese è spesso portato a esempio di questa tesi. Ma si tratta di una tesi errata. Lo dimostra la storia delle grandi carestie cinesi e indiane. L’avvento della democrazia in India ha messo la parola fine alla fame, che invece in Cina ha continuato a perseguitare la popolazione. E del resto,può essere dimostrato che l’assistenza sanitaria cinese, tradizionalmente considerata migliore di quella indiana, è invece oggi peggiore: proprio grazie alle innovazioni che sono state introdotte in India grazie alla democrazia.

OGGI: ESEMPI DI CENSURA DEL GOVERNO

Questione degli aborti obbligatori in Cina:

Guangxi, il governo costringe all'aborto forzato 61 donne, anche incinte al nono mese
Dopo i farmaci killer, He Caigan, incinta di nove mesi, e Wei Linrong, hanno partorito i loro figli morti. La gente denuncia i ricchi, che possono avere molti figli, mentre i poveri sottostanno alla legge del figlio unico.

nascita di un bambino in un ospedale cinese
Questa situazione la denuncia la China Aid Association (Caa), un'organizzazione non governativa con base negli Stati Uniti che opera per la libertà religiosa ed il rispetto dei diritti umani in Cina.
Secondo alcuni testimoni oculari, gli agenti della provincia hanno trasportato le donne dentro l’ospedale del Popolo nel distretto di Youjiang, dove è stato iniettato loro un farmaco abortivo. Gli agenti erano guidati dai funzionari dell’Ufficio per la pianificazione familiare nazionale. Nel giro di 24 ore, sono morti 61 feti.
Nel letto numero 37, i medici hanno eseguito l’iniezione nella testa del figlio di He Caigan, incinta di nove mesi. Dopo 20 minuti di sofferenze, il bambino – pronto a nascere – ha smesso di muoversi nell’utero materno ed è morto.
Nella serata del 18, Wei Linrong – moglie del pastore cristiano James Liang – ha dato alla luce il figlio già morto. Alla donna erano state iniettate cinque dosi del farmaco killer.
Dopo le denunce della Caa, il governo ha inviato altri agenti a difesa degli ospedali dove avvengono gli aborti. In Cina, infatti, è da tempo in corso una protesta della popolazione contro Pechino, che permette alle coppie ricche o famose di ignorare la famigerata legge sul figlio unico, applicata invece con durezza contro i meno abbienti.
La politica di controllo familiare, caposaldo del governo comunista, colpisce al momento circa 90 milioni di famiglie cinesi. Questo provoca problemi sociali come lo squilibrio fra i sessi e l’invecchiamento della popolazione.
Dal 1978 è consentito un solo figlio ai residenti urbani e due ai contadini. Il Paese è passato dai 5,83 figli per coppia negli anni '70 a 2,1 bambini nel 1990 e agli 1,8 attuali. Il governo vuole che, nel 2010, la popolazione non superi gli 1,37 miliardi. Questa politica ha portato a un gran numero di aborti e uccisioni di neonati femmine, per avere un maschio che porti il nome della famiglia.

 

La Cina censura il sito della Cnn
 
Il sito web della Cnn e' oggi inaccessibile dalla Cina, dopo che il governo cinese ha protestato formalmente con i dirigenti della rete televisiva americana per le affermazioni del commentatore Jack Cafferty.
Il direttore dell' ufficio di Pechino della Cnn, Jaime FlorCruz, ha affermato di essere stato convocato dal ministero degli esteri, dove gli e' stata espressa "l' indignazione" del governo cinese per le affermazioni del commentatore. Il comunicato con quale ieri la Cnn ha affermato di "non aver voluto offendere la Cina" e' stato giudicato insufficiente da Pechino.
Nel corso della trasmissione, Cafferty ha sostenuto che "i cinesi sono gli stessi teppisti e disgraziati che erano 50 anni fa" perche' "ci avvelenano con i giocattoli al piombo e con il cibo per animali avariato", in un chiaro riferimento agli scandali nei quali sono stati coinvolti i cinesi negli ultimi dodici mesi. In quello che ha definito un "chiarimento", Cafferty ha in seguito precisato di essere riferito al governo, e non al popolo cinese.
Il blocco del sito della Cnn viene pochi giorni dopo che e' stato nuovamente reso accessibile quello della rete televisiva britannica Bbc, boicottato per una decina d' anni a causa, si ritiene, di un servizio che mostrava in luce negativa il figlio dell' ex-leader Jiang Zemin

 

DEMOCRAZIA INDIANA

La democrazia si rivela il sistema più efficiente per compiere le scelte che servono a lanciare lo sviluppo nei paesi che non hanno conosciuto la prima e la seconda rivoluzione industriale. Si tratta delle scelte necessarie ad aprire i mercati alla concorrenza internazionale, a elaborare una strategia di incentivi statali agli investimenti e alle esportazioni, a raggiungere un elevato livello di alfabetizzazione e scolarizzazione, a realizzare efficaci riforme agrarie. Inoltre, la democrazia consente di seguire un percorso di sviluppo più equilibrato dal punto di vista delle sicurezze sociali: i cittadini di un paese democratico possono far sentire la propria voce e spingere il governo nella direzione di un processo di crescita che non perda di vista i bisogni sociali più sentiti. Le qualità funzionali della democrazia sono tali da fare di questa soluzione politica un valore universale. Non nel senso che sia un valore condiviso da tutti. Ma nel senso che è un valore che qualunque popolo apprezza nel momento in cui ha la possibilità di provarlo nel concreto. Che tutte le persone abbiano il diritto di mangiare è un valore universale. E lo stesso vale per il valore della libertà di pensiero, di espressione e di voto. È dunque falso pensare che per esempio i popoli asiatici coltivino valori che li portano agli antipodi dei processi democratici e non è vero che nella loro storia non abbiano conosciuto la democrazia. Comprendendo tutto questo, l’Occidente potrà contribuire meglio allo sviluppo della convivenza civile sul pianeta e aiuterà in modo più efficace i paesi emergenti a trovare la strada del benessere economico.

Parola chiave
Democrazia: non si deve identificare la democrazia con il governo della maggioranza. Perché ci sia democrazia occorre naturalmente che il governo sia nominato attraverso lo svolgimento di elezioni. Ma non basta. Il sistema richiede la protezione dei diritti e delle libertà, il rispetto della legalità, la garanzia di libere discussioni e di una circolazione senza censura.