Torna all'indice dei capitoliCAP. XXIX°

 

 I volti della Storia nel Manzoni

Don Abbondio e Perpetua

Il sarto e la sua ingenuità
L'innominato e la sua nuova condizione

 

A) I volti della Storia nel Manzoni

La storia nel Manzoni presenta diversi volti: ora è la storia di casa o della propria città, ora è opera di ricerca dotta e di stile sostenuto, ora si fa arte e crea un’emozione anche estetica e l’arte come memoria di cose avvenute si fa storia. La storia viene presentata anche nel ruolo di antagonista rispetto ai personaggi, porta infatti la carestia su un piano più alto e mostra in modo più profondo le sofferenze degli umili a causa dell’incompetenza dei potenti; tratta il tema della guerra sul piano della vicenda dei personaggi che troviamo alle prese con l’invasione dei Lanzichenecchi.
Ogni personaggio reagisce in modo diverso: Don Abbondio mostra paura ed egoismo, è capace solo di lamentarsi, confermando ancora una volta la sua mediocrità, il sarto invece resta ancora nella sua oasi letteraria dove la guerra sembra non debba passare e non passerà ed infine l’Innominato invece cerca di imporsi con l’intelligenza sulle armi inique degli invasori.

B) Don Abbondio e Perpetua

Don Abbondio rimane sé stesso e lo dimostra curandosi solo della sua salvezza durante la guerra. Il momento peggiore che mostra pienamente la sua mediocrità, avviene nel momento in cui abbandona la chiesa dicendo: “Al popolo tocca custodirla.....”, un altro esempio che mostra la pochezza di questo curato è quando chiede ai compaesani di non lasciarlo solo tra gli eretici a subire il martirio. Il discorso del Cardinale non ha avuto alcun effetto sul curato: egli infatti rimane come prima senza subire un ben che minimo mutamento spirituale.
Il personaggio negativo a tuttavia una sfaccettatura positiva, ovvero quando si fa portavoce del narratore, dicendo che i potenti che hanno scatenato la guerra, dovrebbero guardare le sofferenze della povera gente e renderne poi conto a Dio. Perpetua è sempre vicina al suo Don Abbondio per opporre alle lamentele di quest’ultimo la concretezza attiva di una paesana. Perpetua ha il compito di mostrare gli aspetti negativi di Don Abbondio, come quando lo accusa di incapacità con la battuta ironica: “Almeno il breviario sarà capace di portarselo da solo”.

C) Il sarto e la sua ingenuità

Lasciato il personaggio di Don Abbondio, passiamo alla figura del sarto, il quale a causa della sua ingenuità rimane nel suo mondo letterario di vicende eroiche e gentili anche durante lo scatenarsi della guerra e i suoi tormenti sono legati solamente al ricordo delle parole dette al Cardinale. Nei precedenti episodi le sue ambizioni culturali erano viste sotto un’atmosfera satirica, sotto un profilo bonario; adesso invece la satira è assai lieve e a differenza del precedente episodio, dove la cultura limitata del sarto era posta sotto un profilo d’accusa, in questo sembra una fedeltà, tutto il personaggio ha un dono di catarsi.

D) L'innominato e la sua nuova condizione

Parlando nuovamente dell’Innominato e della sua nuova condizione, il narratore continua con la sua satira nei riguardi di Don Abbondio: ancora una volta ci appare piccolo piccolo al cospetto dell’eroe laico.
Il Manzoni insiste nuovamente sulla grandezza dell’Innominato rispetto al mondo in cui vive, mostrandocelo immune ai cambiamenti della situazione del secolo. A volte però si può notare una certa forzatura da parte del narratore nell’esaltare i caratteri eroici di questo personaggio: questa tendenza deriva però dalla profonda ammirazione che il Manzoni nutre per l’Innominato, personaggio che incarna il suo ideale di “potente servitore”, umile, alimentato da una fede profonda e sempre pronto a pagare di persona il suo scellerato passato. 

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