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Come cambia il Giappone


Giappone - Riabilitare la crescita zero

Y. Oonoki / K. Fukuma, Aera, Giappone

Piuttosto che lamentarsi all'idea di una crescita economica da lungo tempo attestata sul 2 per cento, sarebbe meglio prendere in considerazione il passaggio alla crescita zero.

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La struttura economica del Giappone è basata su un forte tasso di crescita.
La presenza del più piccolo granello di sabbia in questo perfezionato meccanismo si ripercuote negativamente e in maniera amplificata su tutta la società, sia sulle famiglie sia sulle imprese e la finanza pubblica. "L'economia nipponica è fatta per procedere a un ritmo molto sostenuto. Non è preparata a sopportare un rallentamento della crescita", afferma con preoccupazione Atsushi Miyawaki, direttore delle ricerche al Japan Research Institute. [...]
La crescita nulla ha sempre avuto i suoi convinti sostenitori. Lo scomparso Osamu Shimomura fu uno dei primi. All'indomani della Seconda guerra mondiale, l'economista giapponese aveva sostenuto il principio della crescita a ogni costo. Ma nel 1973 destò grande scalpore la sua proposta di crescita zero come conseguenza "della limitata disponibilità delle risorse petrolifere". Shimomura spiegava come la società e i modi di vita devono adeguarsi alle fluttuazioni della crescita. In un certo senso l'economia giapponese ha seguito proprio la strada che questo economista aveva descritto. Senza peraltro, sottolinea Horiuchi, riuscire a liberarsi dall'idea di una crescita a un tasso di sviluppo elevato. Le conseguenze di tutto ciò sono state la formazione di un artificioso boom finanziario e di un enorme deficit di bilancio. Horiuchi critica i diversi piani di rilancio che sono oggi al centro del dibattito. Proprio perché questi non prendono in considerazione "il fondamentale insegnamento di Shimomura secondo il quale non si possono avere cambiamenti nell'attività economica senza un'adeguata evoluzione della mentalità".

Dal numero 14 di Internazionale del 12 Febbraio 1994