IGNAZIO GARDELLA |
1963-1966 Milano Via dei Ciclamini 34 |
da Tania Calcidese, 1996 (vedere in
bibliografia) " ... Nella "Villa Antonietta", realizzata da Ignazio Gardella fra il 1963 e il 1966, è possibile leggere alcuni temi caratteristici della poetica dell'architetto genovese (sic), quali la sensibilità nell'affrontare l'inserimento dell'edificio nel contesto, e il saldo legame con la tradizione dell'architettura, insieme alla capacità di proporre in tali ambiti una originale interpretazione. Il legame che Gardella concretizza, col luogo ha un carattere creativo: egli realizza un'immagine sintetica e forte, un'architettura che è segno deciso, capace di interpretare e di dare nuovo significato al contesto. Tale atteggiamento si rivela tanto nelle sue architetture inserite in spazi aperti, a contatto con elementi naturalistici, quanto negli edifici urbani. La sua attenzione per la storia e per la città lo qualificherà come un architetto che liberamente si rapporta al movimento moderno, sviluppandone nel contempo il superamento delle posizioni antistoricistiche... L'area sulla quale essa sorge dava la possibilità di realizzare un rapporto diretto tra l'architettura e lo spazio aperto di un giardino. L'edificio si sviluppa secondo un impianto cruciforme, con bracci che si aprono secondo direzioni differenti, a partire da un nucleo contenente gli ambienti comuni e gli elementi di distribuzione. I corpi di fabbrica presentano un sviluppo non lineare, con sfasamenti planimetrici in corrispondenza di spazi per il soggiorno e H disimpegno lungo i percorsi di accesso alle stanze. Tale dilatazione dell'edificio non contraddice l'unitarietà della composizione, secondo un procedimento riscontrabile come elemento caratteristico delle architetture di Gardella... Coerentemente tale scelta trova corrispondenza nello sviluppo dell'alzato: differenti altezze connesse alle variazioni dell'impianto planimetrico, realizzano, attraverso l'articolazione volumetrica, l'interazione con lo spazio circostante. La scomposizione dei volumi è sottolineata anche dal ricorso a coperture differenziate. In alcuni casi, come nel corpo basso destinato agli uffici il coronamento costituito da aeree ringhiere sfuma la pesantezza delle masse in una relazione di continuità con l'elemento atmosferico. Anche la scelta dei materiali è rivolta a realizzare l'interazione con l'ambiente circostante, tanto per le proprietà di reazione alla luce, quanto per le caratteristiche di evidenza materiale. Ad esempio, il rivestimento in klinker di "Villa Antonietta" si rivela particolarmente adatto a produrre morbidi giochi di luce e ombra, grazie al colore tenue e alla porosità della superficie, e la pietra grigio scura, che definisce il davanzale e la trabeazione, prelude all'ombreggiatura data dallo sfondamento della parete in prossimità della finestra. Inoltre questi materiali presentano una colorazione uniforme e discreta, tale da non sottolineare l'evidenza degli elementi dell'architettura nei confronti dei contesto naturale entro il quale l'edificio si colloca. E' infine particolarmente significativa la soluzione data agli elementi fondamentali del passaggio fra interno ed esterno: le aperture, differenti per dimensioni e collocazione, sono sempre pensate per rispondere a specifiche necessità e per connotare gli spazi in modo chiaro e inequivocabile. Lungo i corridoi che distribuiscono le camere esse sono di dimensioni ridotte e conferiscono continuità alle caratteristiche dei percorso; mentre negli ambienti destinati alla vita comune, luoghi privilegiati dell'edificio, e destinati a una gradevole permanenza, le aperture dissolvono la parete in punti "strategici". Ciò avviene negli spazi comuni di soggiorno e di disimpegno ai piani superiori, con aperture ad angolo, e soprattutto nell'ampio salone a piano terra, con la realizzazione di un'intera parete vetrata sul giardino, nonché con l'adozione di finestre e i a nastro" che, collocate a filo del solaio, aumentano la luminosità e l'apertura del locale. L'ampio ambiente del salone, di forma rettangolare, viene scomposto in due livelli altimetrici, entrambi dotati di identità spaziale, ma contemporaneamente fruibili visivamente. In "Villa Antonietta" si riscontra un dialogo fra contesto ambientale e architettura che, mentre realizza una forte interdipendenza fra esterno ed interno, ne salvaguarda l'identità di parti distinte. La differenza tra essi esistente non viene mai violata, bensì tutelata tramite una straordinaria capacità nel dosare aperture e chiusure, sempre composte con sapiente equilibrio. Ciò si può riscontrare nel refettorio, attiguo al salone, dove le vetrate, che caratterizzano tre lati dell'ambiente, consentono una grande apertura al giardino; contemporaneamente è leggibile la scelta di non sviluppare le finestre a tutta altezza, in modo da mantenere una base in muratura che, malgrado la modesta altezza, definisce compiutamente il perimetro dell'ambiente..." |