Crizia ricorda che gli uomini devono agli Etruschi i vasi d'oro e di bronzo, ai Fenici la scrittura, agli Ateniesi l'invenzione della ceramica. La produzione di vasi per gli Ateniesi costituisce una gloria pari a quella ottenuta con la sconfitta dei Persiani. I ceramisti erano consapevoli che tutto ciò che producevano era sotto lo sguardo di Dioniso, dio del banchetto e del vino: essi erano soliti abbellire i vasi con decorazioni e la più comune era quella degli occhi. L'occhio è una forma a partire dalla quale se ne sviluppano altre, ad esempio può essere trasformato con l'aggiunta di zampe, piume e testa in una sirena, oppure assume la forma di un fardello caricato sulle spalle di un satiro e la stessa pupilla dell'occhio può venire occupata da un >γοργόνειον
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La ceramica assume ad Atene un valore particolare: Kèramos è il figlio di Dioniso e i vasi dipinti partecipano insieme ai convitati al gioco del simposio e con la loro forma ricordano la circolarità dei rapporti fra gli uomini a banchetto. Il tornio diventa il mezzo con cui avviene una danza acrobatica che si conclude con il completamento del vaso, oppure costituisce il gioco di due satiri che si tengono per mano in equilibrio; la vertigine della danza è perfettamente associata all'ebbrezza del vino e a tutto ciò che è compreso nel ricco contesto del simposio.