Erwin Rohde (Amburgo 1845 - Heidelberg 1898) diede un fondamentale contributo alla ricerca sulla nascita del romanzo greco, ed elaborò una teoria che, se per alcuni aspetti è ormai inaccettabile, per altri resta insuperata. Nel 1876, infatti, il filologo tedesco pubblicò un'opera (Der griechische Roman und seine Vorläufer, Lipsia) destinata a dar vita ad intensi dibattiti sulla questione della genesi del romanzo: partendo da un'attenta analisi della poesia erotica alessandrina, egli rilevò una certa affinità tra l'elegia e il romanzo stesso nell'impostazione, nell'atmosfera, nei topoi e nei formulari ricorrenti, tanto da poter considerare alcune elegie come una sorta di "romanzo in miniatura". In particolare, i brevi sunti di carattere mitologico di Partenio di Nicea (I secolo a.C.), che fornirono il modello a Cornelio Gallo per le sue elegie erotiche, possono essere considerati degli schemi di romanzi. Accanto alla tematica amorosa, nei romanzi era presente anche la componente avventurosa, propria dei racconti di viaggi in terre lontane e fantastiche. Dalla fusione avvenuta tra queste due tematiche, secondo il Rohde, avrebbe avuto origine il romanzo antico. Tale fusione ebbe vita nelle scuole di declamazione della II Sofistica (che ha il suo apice nel II secolo d.C.), nelle quali il gusto per la retorica si univa alla ricerca dell'elemento meraviglioso. Nell'ambiente culturale neosofistico sarebbe, dunque, maturata una narrativa di libera invenzione, fortemente improntata alla schematicità e letterarietà delle scuole, in cui il gusto retorico coevo si avverte nella selezione dei temi, nella stilizzazione delle forme, nella propensione alla digressione erudita o descrittiva, nella convenzionalità del linguaggio. Secondo la sua ipotesi, il romanzo dovette pertanto nascere intorno al II secolo d.C. e, in base a un criterio stilistico-comparativo, ne fu ultimo esponente Caritone di Afrodisia, collocato nel V-VI secolo. I ritrovamenti papiracei di fine '800, però, hanno dimostrato come fossero da anticipare nel tempo le date di composizione di diverse opere, tra le quali appunto quella di Caritone, che in realtà viene ad occupare il primo posto tra i romanzi interamente pervenutici (cfr. Cronologia). Ulteriormente anticipata risulta la stesura di alcuni romanzi, conservati in stato frammentario e ritrovati in papiri: il Romanzo di Nino, ad esempio, risale al I secolo a.C. e, pertanto, le prime stesure di romanzi vanno fatte risalire almeno a questo periodo. Da un punto di vista cronologico, la teoria proposta da Rohde risulta, pertanto, palesemente inaccettabile, ma fu il punto di partenza per la letteratura critica successiva, e in particolare di Cataudella. Per quanto riguarda, poi, i rapporti tra romanzo e novella, la tesi proposta da Rohde esclude in assoluto ogni possibile contatto tra i due generi, reputando il primo "idealistico", la seconda realistica: mentre nel romanzo il tentativo di idealizzare è costante, i principali esempi di novella antica di cui abbiamo notizia, e cioè le Fabulae Milesiae (I secolo a.C.), di carattere erotico e lascivo, tendono a ridicolizzare la realtà per mezzo di una comicità licenziosa, che non disdegna beffe, equivoci e ambiguità. Secondo un'altra linea critica, invece, questi due generi potrebbero avere avuto un'origine comune e la novella andrebbe interpretata come un archetipo del romanzo.