Innanzitutto dobbiamo parlare dell'origine etimologica della parola Jazz, che in origine era Jass: secondo alcuni il termine viene dal francese jaser, che vuol dire fracasso, musica cacofonica, sgradevole, o persino orgia sessuale; per altri invece la parola deriva dal volgare termine slang  jizz, che vuol dire eiaculare: questo genere musicale, infatti, era originalmente suonato essenzialmente nei  bordelli. Secondo recenti indagini, le origini del nome possono derivare da San Francisco, dove il termine venne usato da dei cronisti per indicare forza, vigore, effervescenza; forse, poi, la parola deriva dal dialetto africano jasi che vuol dire vivere ad alta velocità, oppure da chase, caccia, o anche da jazz-belles, il termine con cui erano chiamate le prostitute di New Orleans, per gli stessi motivi inerenti al termine jizz o jaser. Il discorso è quindi molto complicato e, tuttavia, tutte le informazioni appena riportate sono solo ipotesi, assolutamente non confermate, formulate da esperti in materia.

La nascita del Jazz è abbastanza dubbia: le fonti, infatti, sono in gran parte andate perdute, e ciò che sappiamo è ben poco: però, come già detto nella pagina del Gospel & Spirituals, questo genere trae le sue origini proprio dagli inizi del movimento musicale afro-americano, e a questo è rassomigliante soprattutto nella sua prima fase: la musica Jazz degli albori era infatti basata su combinazioni di elementi musicali africani, articolata cioè su una scala pentatonica, con caratteristiche blue notes, armonie derivate dalla musica colta europea, ed un notevole uso del ritmo sincopato, o con maggior precisione di poliritmi; la differenza tra musica colta e Jazz è poi notevolmente sfumata, tanto che non è raro assistere a performances classiche di musicisti Jazz e performances Jazz di musicisti classici. E' quindi evidente che il Jazz è un punto d'incontro tra la musica nera e quella bianca: infatti, indagando ulteriormente, scopriamo che gli spunti "bianchi" del genere sono svariati, e più precisamente: la musica classica, le canzoni folcloristiche, le musiche da ballo, le marce, le opere liriche, e infine gli strumenti musicali, dal pianoforte agli strumenti a fiato.

La prima forma di espressione strumentale dei neri d' America fu il Rag-time, non propriamente uno stile jazzistico, ma un genere di "introduzione" al Jazz. Al Rag-time mancava l'improvvisazione. Questo genere comprende musica scritta proveniente dalla cultura bianca europea bandistica e classica, rivista con il modo di esprimersi degli afroamericani secondo il ritmo, cioè lo swing. Non si tratta quindi ancora di Jazz vero e proprio, tuttavia i punti di contatto fra i due movimenti non mancano: come il Jazz, il Rag-Time veniva suonato da complessi nei bar di St. Louis, nei teatri di Kansas City e nei bordelli di New Orleans, con strumenti che avrebbero continuato ad essere adoperati nella storia del genere, come il sax, la cornetta e il banjo, e questi strumenti, divisi in sessioni, formavano le bands; in seguito, inoltre, con l'apparizione del pianoforte, il blues divenne stride.


Joe "King" Oliver, alle prese con una batteria, in sostituzione della tradizionale cornetta
Il Jazz vero e proprio nacque, come già detto, a New Orleans, nella Louisiana, agli inizi del '900, in contemporanea con il Rag-time. Anche se può sembrare strano, il genere nacque nel contesto dei funerali: in queste cerimonie, infatti, dopo la sepoltura, ovviamente accompagnata da componimenti funebri, qualunque musicista si poteva cimentare in performances di qualunque tipo, e i musicisti Jazz colsero l'occasione per diffondere il genere; altri contesti come questo contribuirono alla diffusione della nuova musica nera a New Orleans, e in breve la città fu pronta ad accogliere il primo vero e proprio musicista Jazz, ovvero Buddy Bolden, poco dopo seguito da Joe "King" Oliver, il re della cornetta, e Jelly Roll Morton, pianista, che sostenne addirittura di essere il padre del Jazz, avendolo completamente inventato nel 1902; i tempi erano maturi perchè anche i mezzi di informazione riconoscessero questi nuovi movimenti musicali: nel 1913 un giornale, per la prima volta, stampò la parola Jazz. Ma a far concorrenza a personaggi del calibro dei tre sopra riportati, sorse la prima Jazz-band, ovvero la Original Dixieland Jass Band (O.D.J.B.), paradossalmente composta esclusivamente da musicisti bianchi, capitaneggiati dall'italoamericano Nick La Rocca, trombettista: i membri della O.D.J.B. ottennero in breve l'onorevole titolo di "inventori del Jazz"; effettivamente furono i primi a portare il genere fuori dagli US, in un tourneè a Londra.

Non dobbiamo però per questo pensare che il Jazz era già completamente diffuso e riconosciuto in tutti gli Stati Uniti d'America, anzi, il fenomeno rimaneva fisso esclusivamente a New Orleans. Ma i tempi erano ormai maturi per un cambiamento, che si sarebbe incarnato nell'era di Chicago e del Midwest; come accadde per il Gospel & Spirituals, il Jazz si diffuse per mezzo di una forte migrazione dal sud al nord degli States: i musicisti Jazz, in cerca di migliori condizioni economiche, si spostarono verso nord sfruttando il corso del Mississippi , fiume che attraversavano in battelli presso i quali si fecero ingaggiare in qualità di intrattenitori. Alcuni dicono, poi, che questa migrazione fu causata non tanto dal desiderio di maggior guadagno, ma piuttosto dalla chiusura del quartiere a luci rosse di New Orleans, Storyville, presso il quale i jazzisti trovavano un largo impiego nei bordelli (a ulterior conferma, si consulti il primo paragrafo della pagina: le origini della parola "Jazz" ci confermano quanto i jazzisti fossero intimamente legati al mondo delle case di tolleranza), ma a differenza della prima questa ipotesi non è documentata. Ad ogni modo, il nuovo scenario di Chicago vide protagonisti svariati personaggi, sia bianchi che neri: in particolare ricordiamo Bix Beiderbecke, Frank Trumbauer e Pee Wee Russell fra i bianchi e il mitico Louis Armstrong fra i neri, trombettista d'eccellenza. In questi anni, però, il Jazz continua ad avere una conformazione underground, nonostante l'esordio anche commerciale delle due cantanti Mamie Smith, prima, e Bessie Smith, dopo.

Negli anni '30, inizia un nuovo periodo nella storia del Jazz: quello dello Swing, che sarebbe andato avanti per un decennio, fino al '40. Il Jazz è protagonista di un fortissimo incremento di fama, grazie alla diffusione del genere negli speakeasy, i locali dove venivano servite illegalmente bevande alcoliche: va infatti ricordato che questo era anche il periodo del proibizionismo, in America. Ad ogni modo, il Jazz subisce un incremento tale che si arriva a parlare di "età del Jazz", e nonostante il solo direttore d'orchestra bianco Paul Whiteman ottenne dalla stampa il titolo di "re del Jazz", i protagonisti di questo periodo furono svariati, primo fra questi il sassofonista Sidney Bechet; ci sono poi George Gershwin, Roy Eldrige, Benny "re dello Swing" Goodman, Artie "re del clarinetto" Shaw, Duke Ellington, Woodie Herman, Count Basie, Ella Fitzgerald, Glenn Miller e Bessie Smith, che, come già detto, vide il suo esordio nel decennio precedente, ma in questo periodo ottenne un ancora maggiore riconoscimento. E così, mentre la segregazione razziale si affievoliva, il Jazz divenne anche un fenomeno d'interesse cinematografico, grazie alle comparse ad Hollywood di alcuni artisti del genere e alle numerose tourneè, alcune delle quali anche in Europa, e fu posto sotto una nuova luce grazie alla diffusione di alcuni programmi radiofonici; alla musica, poi, si aggiunge il ballo, il jitterbug (e poi, da questo, il jive) e lo swing, dal quale il nome di questo periodo. Se poi vogliamo individuare un momento culminante di questo periodo della race music, dobbiamo risalire al 1938, quando Goodman si esibì con Fletcher Andreson alla Carnegie Hall a New York, insieme a molti compositori, che se da un lato riproposero lo stile classico dell'era di Chicago, in alcuni casi si esibirono in modo tale da evidenziare l'innovazione musicale del decennio '30-'40.


Duke Ellington, personaggio di rilevo nel periodo Swing

E non possiamo fare a meno di parlare del più grande palcoscenico dell' età dello Swing, ovvero la città di New York, punto di confluenza da tutti gli States dei migliori artisti Jazz, a incominciare da Henderson e da Ellington. Grazie ad un'intensa vita notturna, la città si prestava egregiamente al compito di diffusione del Jazz che assunse, e inoltre era rilevante l'importanza del quartiere "nero" di Harlem, che fu oltretutto teatro della rivolta del 1935: ma in breve l'intera città si aprì al genere, e le zone più importanti di questa videro la nascita di molti locali presso i quali gruppi Jazz si esibivano stabilmente: i personaggi di maggior rilievo di questi locali erano Billie Holiday, Art Tatum, Fats Waller, Coleman Hawkins e Lester Young, con il loro stile "Body 'n' Soul" ideato da Hawkins, ricordato soprattutto per il suo impiego del sax tenore, che elevò lo strumento a simbolo del Jazz; e lo stile musicale cambia profondamente, assumendo la forma tipica dellle 32 battute: i vecchi due quarti di New Orleans sono così sostituiti dai nuovi quattro quarti, mentre anche lo stile dell'improvvisazione varia, arrivando a contare soprattutto sulla tecnica degli arpeggi

A Kansas City, invece, lo stile jazzistico era in questo periodo profondamente legato al Blues, che conferiva ai componimenti un tono molto meno urbano; anche se a segnare la storia musicale della città in questo periodo è il solo Count Basie, sarebbero apparsi in seguito numerosi altri artisti.

Ma il Jazz andava perdendo la sua carica originaria, il panorama artistico del genere andava appianandosi, e questo generò insoddisfazione, che non riguardò, come si può pensare, il pubblico, ma gli stessi compositori: è interessante, a questo punto, esaminare nel dettaglio cosa accadde effettivamente. Furono i solisti delle big bands a dare origine al nuovo movimento, quando iniziarono, dopo le loro esibizioni pubbliche, a ritrovarsi in piccoli club per dar sfogo alla propria creatività attraverso l'improvvisazione. Il Jazz non aveva mai subito cambiamenti di rotta tanto repentini: e così questo tipo di musica iniziò ad assumere una connotazione sempre più artistica, che assumeva un costante rifornimento di forza creativa grazie ai giovani neri d'America, carichi del desiderio di porre fine al pensiero e all'azione razzista della borghesia del tempo. Coloro che per primi intrapresero questa nuova strada stilistica vennero chiamati boppers, e diedero inizio al periodo del Be-Bop, che avrebbe occupato un altro decennio del '900, per altro importantissimo, quello degli anni '40-'50, anche se per ovvi motivi il nuovo genere jazzistico si sarebbe affermato soprattutto nella seconda metà del decennio. La vera e propria prima comparsa pubblica del Be-Bop si ebbe nel 1944 sulla 52esima strada, e suscitò un certo scalpore, con i suoi innovativi modi di vedere la vita: questa andava vissuta senza sottostare a limiti e regole, e colui che incarnò meglio questi ideali fu il mitico Charlie Parker, detto Bird, proveniente da Kansas City, città alla quale abbiamo già accennato nel paragrafo precedente. Ma già da prima del '44 alcuni importanti musicisti avevano ottenuto un certo riconoscimento, grazie alla pratica di jam-sessions, soprattutto a Harlem: sono questi Lester Young e Charlie Christian. E poi ci sono Coleman Hawkins, Art Tatum, Roy Eldridge e Bud Powell; e poi Dizzy Gillespie. Di Bird, famosissimo per la sua velocità esecutiva, abbiamo già parlato, ma dobbiamo ancora menzionare Fats Navarro e poi, soprattutto, Miles Davis, il "Picasso del Jazz". Grazie a produttori come Ross Russells, il Be-Bop divenne un fenomeno commerciale. Tuttavia, verso il 1949, la nuova corrente era già in rapido declino, a causa del problema della crisi commerciale che gli US si trovavano ad affrontare: e poi c'era la questione della concorrenza: gli appena nati R&B e Rock 'n' Roll vendevano di più. E così gran parte dei colossi di questo periodo fecero una ben misera fine, tra stenti e troppo spesso anche dipendenza da droghe come l'eroina.


Miles Davis, uno dei più grandi jazzisti di tutti i tempi, "superstite" del periodo Be-Bop
La crisi economica, però, negli anni '50 era sparita senza lasciar traccia, rimpiazzata da un improvviso benessere e un clima di forte fermento politico, come conferma anche la comparsa di Martin Luther King e l'inizio della guerra fredda con l'U.R.S.S., ed è in questo ambiente che prende piede il Cool Jazz, insieme al Rock 'n' Roll. Il Cool Jazz non "nasce" veramente in questo periodo, ma in contemporanea al Be-Bop, anche se per potersi conquistare il posto predominante tra i movimenti musicali neri del periodo, avrebbe dovuto attendere la caduta dei boppers. L'italo-americano Lennie Tristano fu, si può dire, il padre del genere, che era un po' l'opposto del Be-Bop, con i suoi ritmi rilassati: infatti Tristano aveva una notevole esperienza in musica classica, e lo stesso termine cool in inglese sta ad indicare non solo freddo, ma anche calmo, tranquillo. Dobbiamo però prendere in considerazione il già noto Miles Davis, che era stato fra i pochi a riuscire a sopravvivere alla crisi del '49 del Be-Bop, non senza variare il suo stile, che mutò senza dubbio uniformandosi alla corrente musicale di quegli anni. Per quanto riguarda i nuovi artisti, dobbiamo nominare i tenor saxofonisti Zoot Sims e Stan Getz, mentre per il sax baritono Gerry Mulligan, e poi il trombettista Chet Baker, Lee Konitz, il Modern Jazz Quartet (Jazz da camera) e il famoso Dave Brubeck, pianista autore di un miscuglio perfettamente riuscito tra musica classica e Jazz. E Brubeck non era l'unico artista bianco: ricordiamo anche Stan Kenton e la sua orchestra, Shelly Mann, Shorty Rogers, Jimmy Giuffre.

Non tutti i boppers, però, si erano adattati al nuovo movimento Cool Jazz, come Davis. Alcuni di loro, che comunque riuscirono a non cadere nella spirale della droga o comunque non trovarono la rovina, diedero luogo a un evoluzione del Be-Bop, che divenne Hard-Bop: si era capito che il grande pubblico era andato perduto, e quindi si preferì puntare alla classe media, che vedeva nel Jazz una specie di variante moderna alla musica classica. I grandi nomi del movimento sono Art Bakley e i Jazz Messengers e Horace Silver, che alla lunga si sarebbe addirittura lasciato influenzare dal Funk. Tornando a parlare dell'onnipresente Miles Davis, bisogna dire che alcuni suoi lavori, più che del Cool Jazz, facevano parte dell'Hard-Bop, lavori realizzati con John Coltrane, Red Garland, Paul Chambers e Philly Joe Jones, e questo quintetto fece collaborazioni anche con Gil Evans. Count Basie e Duke Ellington erano ancora ben presenti, con i loro innovativi componimenti. E molti altri musicisti, molti anche nuovi, trovarono il loro posto nello scenario dell'Hard-Bop.

A questo punto il periodo "classico" del Jazz è ormai finito. Quando si parla di Jazz, infatti, si pensa subito agli anni dal '20 al '50 circa, ma nonostante ciò, il genere non è mai morto, essendo ancora ben vivo ai giorni nostri. Ancora negli anni '50, e ancora con il geniale Davis, lo scenario prende una nuova, inesplorata piega: Davis, fiancheggiato da Coltrane, è il padre a tutti gli effetti del Jazz Modale, ovvero il nuovo Jazz di questo periodo: la nuova musica è caratterizzata da una forte semplificazione del suono, che esce di nuovo dagli schemi, anche se non nel frenetico modo del Be-Bop. E chi, oltre a Davis, aveva il background necessario per operare una tale rivoluzione? Le sue fruttuose esperienze cool e new-bop facevano di lui l'unico uomo in grado di dar luogo a un così grande cambiamento. Anche Coltrane si distinse per il suo nuovo modo di comporre: i pezzi, che lo vedevano affiancato dal suo quartetto, erano caratterizzati da un'elevatissima velocità, e da lunghissimi assoli colmi di passione. Grazie alla spinta di Davis e Coltrane, il Jazz Modale riuscì a crescere per trovare largo apprezzamento anche negli anni '60.


Il manifesto pubblicizza un'esibizione del famoso Ornette Coleman
E gli anni '60 vedono la nascita di un ulteriore, nuovo tipo di Jazz: il Free Jazz. La nuova musica è direttamente influenzata dalla cultura afro-americana e dai movimenti per i diritti civili dei neri: si tratta quindi di un fenomeno politico. Indistruttibile e sempre in metamorfosi, Coltrane è l'unico a continuare veramente il percorso di evoluzione del genere; nascono però molti nuovi artisti: Cecil Taylor, Albert Ayler, la Sun Ra Orkestra e la Revolutionary Ensemble, e poi c'è Ornette Coleman, grande innovatore, che idea gli aspetti salienti del nuovo modo di comporre: i solisti acqusiscono un'ulteriore libertà d'improvvisazione, mentre chi suona in gruppo parte con un ritmo proprio, legato alla composizione, che dopo si stacca da essa, sempre all'insegna dell'arte dell'improvvisare. Ricordiamo anche Charlie Haden e Archie Sheep, che si distinsero per il loro essere intimamente legati all'andamento politico in America. Come il Be-Bop, il Free Jazz era nato per unificare il popolo nero, ma questo tentativo, nonostante il buon consenso ottenuto, fallì.

Sempre a partire dagli anni '60, il Jazz si fuse con il Rock: e questo incredibile passo in avanti è ancora una volta opera di Miles Davis, che riuscì dove Il Free Jazz aveva fallito: Il Jazz Rock funzionò molto bene come fattore unificante per la popolazione Afro-americana, e inoltre era un punto di contatto tra il mondo della musica bianca e quello della musica nera. Questo profondo mutamento, operato attraverso l'impiego di tempi rock e latini e strumentazione elettronica, fu quindi necessario per la sopravvivenza stessa di tutto il Jazz. Grazie a collaborazioni con personaggi del calibro di Gil Evans e Jimi Hendrix, e a numerosi concerti e partecipazioni a festivals rock, molti dei quali nella scatenata West Coast, Davis regnò incontrastato in questo periodo della race music.

Insieme al Jazz Rock, sempre per opera di Davis, nacque la Fusion: le differenze tra Fusion e Jazz Rock non erano molte: la Fusion era più progressista, con i suoi suoni psichedelici e i suoi nuovi ritmi controversi, e inoltre era un genere esclusivamente commerciale, volto a riscuotere successo a trecentosessanta gradi. Il nuovo genere occupò una sua posizione pure negli anni '70, più del Jazz Rock, che invece ebbe il suo apice nel decennio precedente. Tra i nomi di questa fase di sviluppo intenso ricordiamo in particolare: Chick Corea e Joe Zawinul e i Weather Report. Comunque, il momento di massimo sviluppo della Fusion si ebbe negli anni '80: infatti i musicisti Fusion facevano largo impiego di strumentazioni elettroniche, e dunque quale periodo migliore del decennio della Disco Music per applicare le regole che stavano sconvolgendo la classicità del Jazz? In questo periodo i "nomi che contano" sono, oltre a Davis, Pat Metheny e Michael Breacker per la composizione, mentre Dave Grusin e la GRP e la ECM per la produzione discografica, peraltro molto intensa, che contribuì a fare degli anni '80 il periodo d'oro della Fusion, che, però, verso gli anni '90 ha iniziato a trovar minor diffusione a vantaggio dell'Acid Jazz.

L'Acid Jazz nacque in Inghilterra sul finire degli anni '80; questo genere comprendeva ampissime influenze funk e soul e, nell'ultimo periodo, ha iniziato ad assumere anche connotazioni Hip Hop: accanto agli strumenti tradizionali, troviamo anche il basso e la tastiera. Gli artisti sono molti, ma a questo punto il confine fra Jazz e altri generi, anche neri, è molto labile, e quindi non è di nostra competenza occuparci ulteriormente dell'evoluzione musicale dell'Acid Jazz. Questo non vuol dire però che il genere "muore", perchè numerosi musicisti continuarono e continuano a occuparsi del Jazz nella sua forma originaria ancora ai giorni nostri, attraverso performances che sono mirate soprattutto e riproporci i pezzi più classici del periodo '20-'50.


Questo dipinto è rappresentativo della forte passione dei jazzisti
In conclusione, facciamo alcune considerazioni su questo fenomeno musicale che ha occupato una posizione di rilievo per gran parte del '900. Come abbiamo già detto, molti musicisti classici si occupano del Jazz, e viceversa: il Jazz è una musica colta, dal livello artistico elevato, anche se presenta alcuni aspetti che sono rinvenibili solo in essa: la musica è complessa, ma alla portata di tutti: nell'immaginario comune, il Jazz è, in sostanza, nuova musica classica, che è sentita e apprezzata solo dagli intenditori e dagli esperti, o comunque da coloro che hanno un gusto musicale molto fine: se questo non è sbagliato, però, è anche vero che non è sempre stato così: il Jazz è stato capace di infiammare il cuore di milioni di giovani, anche bianchi, ed è nato in contesti che non è esagerato definire persino malavitosi, in alcuni casi: è una musica popolare, che per lunghi periodi è stata considerata rivoluzionaria a causa dell'improvvisazione e del ritmo dei suoi suoni, anche quelli più classici, suoni che nella prima metà del secolo scorso apparivano diversi: solo il tempo e, in minor misura, la costante evoluzione del genere hanno consentito che esso arrivasse fino ai nostri giorni, anche se la visone che ne abbiamo è completamente mutata.

 

 

 

 

 

 

DEDICATO AD ABBA

ucciso dal razzismo

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