La lista dei pretendenti ad un ipotetico premio per la prima canzone di rock'n'roll (escludendo quelle in cui le parole del titolo semplicemente alludono al ballo o al sesso) inizia con The Fat Man (1949), incisa da un cantante di New Orleans, Fats Domino, che venne indubbiamente accolta alla stregua di un nuovo tipo di boogie. In ogni caso, l'uomo a cui viene correntemente accreditata l'invenzione del termine "rock'n'roll" è Alan Freed, un disc-jockey bianco di Cleveland che nel 1951 decise di speculare sul successo del negozio di Leo Mintz e iniziò una trasmissione radiofonica dal titolo "Moondog Rock'n'Roll Party", per diffondere la musica nera presso un pubblico di adolescenti bianchi. Lo stesso anno, Rocket 88 di Ike Turner era inequivocabilmente rock'n'roll. Sempre in tale anno Gunter Lee Carr incise la novità da ballo We're Gonna Rock. Già nel 1951, quindi, erano in molti ad essere contagiati dalla febbre del rock'n'roll, ma per lo più si trattava di neri che stentavano ad uscire dai ghetti e dalle periferie.
L'industria discografica era consapevole del fatto che tra i neri stava nascendo una nuova musica e cercò di sfruttare questa occasione con Bill Haley. Il suo successo rivelò l'esistenza di un pubblico che impazziva letteralmente per chiunque suonasse secondo quello stile. I neri stavano suonando la musica più eccitante, ma erano i bianchi ad avere i soldi per acquistarla. Questo rese possibile la formazione di un piccolo gruppo di etichette indipendenti che incidevano dischi di artisti neri per poi venderli a un pubblico di bianchi, ma questo non sarebbe mai stato sufficiente a far nascere un mercato di massa. Gli Stati Uniti erano un paese ancora diviso da forti conflitti razziali e le possibilità per un cantante nero di diventare famoso come Frank Sinatra erano prossime allo zero. Quando Sam Phillips fondò la Sun Records a Memphis (Tennessee) pronunciò la famosa frase: "If I could find a white man who sings with the Negro feel, I'd make a million dollars" ("Se trovassi un bianco capace di cantare con l'anima di un nero, potrei diventare miliardario).
Nel 1952 il cantante bianco Bill Haley, formò i Comets, che possono essere considerati il primo complesso di rock'n'roll. Il 1952 fu anche l'anno in cui Dick Clark iniziò a trasmettere ogni pomeriggio, da Philadelphia, il suo programma tv "American Bandstand" e l'anno in cui Alan Freed (adesso divenuto celebre con lo pseudonimo di "Moondog") organizzò il primo concerto di rock'n'roll, il "Moondog Coronation Ball". Il 1953 fu invece l'anno in cui la prima canzone rock'n'roll entrò nelle classifiche di Billboard: Crazy Man Crazy di Bill Haley. Contemporaneamente, Sam Phillips registrava il primo disco di Elvis Presley nel suo studio di Memphis, usando due registratori per produrre l'effetto di riverbero "slapback" che sarebbe diventato tipico delle sonorità rockabilly.

Rock Around the Clock (1954) di Bill Haley, scritta nel 1953 da James Myers e Max Freedman (entrambi bianchi) per un gruppo boogie, fu la prima canzone rock ad essere utilizzata in una colonna sonora cinematografica. Bill Haley aveva quasi quarant'anni all'epoca ed era quindi il più improbabile dei "teen idol". Quella canzone sembrò più una novità discografica che un inno rivoluzionario, ma fu proprio quella canzone a trasformare il rock'n'roll in un fenomeno nazionale. Due film del 1955, "Rebel Without a Cause"(Gioventù bruciata) e "Blackboard Jungle", istituirono un nuovo modello adolescenziale: il delinquente ribelle, solitario e talvolta addirittura minorenne.

 


Chuck Berry nella sua posa tipica
Da un punto di vista musicale il vero evento del 1955 fu la prima sessione in studio di Chuck Berry. Le sue canzoni furono le prime ad avere la chitarra come strumento principale e introdussero la scala pentatonica "double-stops", l'essenza stessa della tecnica chitarristica rock. La sua musica era il punto d'incontro tra la tecnica chitarristica di T Bone Walker, le evoluzioni vocali degli shouters e il ritmo del boogie-woogie. Le sue canzoni raccontavano inoltre storie con le quali gli adolescenti potevano identificarsi, storie che enfatizzavano il passaggio generazionale, che alludevano ad argomenti tabù quali l'amore giovanile (Sweet Little Sixteen, 1958). I riff dei suoi tre capolavori, Roll Over Beethoven (1956), Rock and Roll Music (1957) e Johnny B. Goode (1958), elettrizzarono milioni di ragazzi bianchi. Infine, un fattore altrettanto importante è che, contrariamente alla maggior parte dei cantanti in circolazione, Berry non si limitò a interpretare i propri brani, ma li compose in modo autonomo e indipendente, tanto che egli può a tutto diritto essere considerato il primo compositore di rilievo del rock'n'roll.
Ma Berry era nero e dal momento che i musicisti neri non avevano la stessa diffusione radiofonica dei bianchi, egli rimase per molto tempo relegato in un ambito di nicchia. Sempre nel 1955, un altro musicista nero, Bo Diddley, introdusse il ritmo "hambone", una sorta di boogie sincopato che rievocava l'Africa nera e donava a brani come Bo Diddley (1955) e Who Do You Love (1955) un'atmosfera sospesa, sinistra ed ipnotica. Il rock'n'roll era certamente un parente più prossimo del rhythm'n'blues che del country. Il rhythm'n'blues di Chicago si evolse così in modo del tutto naturale in rock'n'roll con musicisti neri del calibro di Chuck Berry e Bo Diddley.

Se Berry inventò un genere musicale che avrebbe dominato per i successivi cinquant'anni, altri gettarono le fondamenta per nuove forme di rock'n'roll. Il più influente per le generazioni future fu forse il rock'n'roll che emerse dalla musica gospel. A New Orleans un cantante e pianista di nome Esquerita (Eskew Reeder) coniò uno stile selvaggio di esecuzione che venne divulgato da Little Richard (Penniman). Oltre ad esibirsi come animali essi aggiunsero un altro livello di provocazione: i loro vestiti e il make-up del viso erano osceni. Esquerita e Little Richard furono di fatto i primi esponenti del rock decadente. Le frenetiche canzoni che Little Richard eseguiva in quegli anni sarebbero rimaste gli esempi del più isterico rock'n'roll fino all'avvento del punk-rock: Tutti Frutti (1955), Long Tall Sally (1956), Rip It Up (1956), Lucille (1957), Keep a Knocking (1957), Good Golly Miss Molly (1958).

Il sogno di Sam Phillips divenne realtà quando incontrò Elvis Presley, il quale finì col diventare la prima grande truffa del rock'n'roll, nonché il prototipo per tutte quelle che seguirono. Il 1956 fu l'anno di Heartbreak Hotel e della Presley-mania. Sam Phillips aveva trovato il suo uomo e procedette a commercializzarlo.
Il successo di Presley fu di certo importante nel permettere a centinaia di ragazzi di suonare la musica dei neri. I rocker bianchi furono finalmente tollerati e persino promossi dalle major. Essi (o piuttosto, le produzioni di Sam Phillips) definirono il "rockabilly", uno stile nel quale il cantante utilizza la voce in modo balbettante e singhiozzante, accompagnato da un basso pulsante e da chitarre frenetiche, mentre il tutto viene catturato con due registratori in modo da produrre l'effetto di riverbero slapback ed essere quanto più vicino alla evocazione di spasimi di lussuria.
Tra i primi rocker bianchi, Jerry Lee Lewis fu di gran lunga il più fedele allo stile selvaggio dei neri. Whole Lotta Shakin' Goin' On (1957) e Great Balls of Fire (1957) definirono uno stile di canto psicotico che avrebbe fatto la storia del rock (al contrario del canto di Presley, che avrebbe fatto la storia dell'easy listening) e coniò uno stile pianistico che era altrettanto selvaggio dei riff chitarristici di Berry.
Il limite dei rocker bianchi era di essere radicati nel country, uno stile che di rado era altrettanto potente e fresco della musica nera. I rocker neri che avevano sviluppato uno stile originale includevano: Junior Parker, la cui Mystery Train (1954) fu il più felice incontro tra country e blues; Joe Turner, la cui Shake Rattle and Roll (1957) sarebbe rimasta una delle più frenetiche canzoni di tutti i tempi; Screamin Jay Hawkins, da Cleveland (Ohio), che introdusse il voodoo nel rock'n'roll con I Put a Spell on You (1956) e le cui macabre bizzarrie sceniche inventarono virtualmente il gothic-rock.; Otis Blackwell, compositore nero di New York, è uno degli eroi dimenticati del genere: egli scrisse Fever (1955) per Little Willie John, Don't Be Cruel (1956) e All Shook Up (1957) per Elvis Presley, Great Balls of Fire (1957) e Breathless (1958) per Jerry Lee Lewis. Jerry Leiber e Mike Stoller, i campioni del Brill Building, scrissero Hound Dog (1956) e Jailhouse Rock (1957) per Elvis Presley, e Kansas City (1959) per Wilbert Harrison.



Buddy Holly
Anche Buddy Holly fu un vero e proprio ragazzo prodigio: morì anch'egli a 22 anni, ma lasciò un impressionante corpus di canzoni. Indossando vistosi occhiali e un'uniforme scolastica Holly alterò radicalmente l'immagine del rock'n'roll, arrivando a rappresentare l'esatto opposto del giovane delinquente. Il suo ottimismo ingenuo e bambinesco contrastava nettamente con lo sgradevole e morboso mondo degli altri rocker. I suoi testi risvegliavano nei giovani gli istinti più infantili, attraverso scioglilingua onomatopeici e l'utilizzo sistematico di sciocche ripetizioni, monosillabi, rime frivole. Il suo fraseggio vocale era composto da recitazioni esageratamente enfatiche, singhiozzi che andavano dal basso al falsetto, un gergo senza senso costituito da eiaculazioni gutturali e slogan altisonanti. La sua musica era orecchiabile, ma arrangiata in modo bizzarro (battiti di mani, tom-tom, celeste), distillata dal blues, tex-mex, folk, pop e country. That'll Be The Day (1957) e Peggy Sue (1957) furono i suoi capolavori rockabilly, ma Words of Love (1958), Everyday, It's So Easy e Well All Right già appartenevano ad un altro genere, una forma musicale la cui stridente melodia oscillava tra folk e rock.
Lentamente, ma inesorabilmente, questi rocker sovvertirono due prassi assodate dell'industria discografica. Innanzi tutto la chitarra soppiantò il piano. In secondo luogo, i cantanti iniziarono a cantare le proprie canzoni. Sin dagli inizi dell'industria discografica, i brani che i divi del pop interpretavano (e che ignoti strumentisti accompagnavano) venivano scritti da compositori professionisti. I rocker neri, invece, scrivevano in proprio la maggior parte delle loro canzoni. I compositori pop erano principalmente pianisti: componevano le canzoni al piano e scrivevano l'arrangiamento orchestrale. I rocker neri componevano alla chitarra, alla maniera dei bluesmen e conoscevano troppo poco gli altri strumenti per riuscire a produrre arrangiamenti orchestrali. Essi utilizzavano inoltre accordi molto più semplici. Per queste ragioni il rock'n'roll divenne essenzialmente un genere incentrato sulla chitarra, al cui accompagnamento era designato il piccolo complesso invece dell'orchestra e nel quale era il ritmo ad essere enfatizzato, non la melodia. La chitarra divenne presto parte integrante del personaggio. Così mentre i cantanti pop maneggiavano solamente il microfono, al rocker si chiedeva di agitare anche una chitarra di fronte a sé, indipendentemente dal fatto che sapesse suonarla o meno.

Un altro importante cambiamento riguardò gli argomenti trattati nei testi. Gli autori pop avevano sempre focalizzato l'attenzione su valori e sentimenti universali, riproponendo gli stessi temi della letteratura occidentale (l'amore, ad esempio). I rocker neri provenivano da una tradizione molto più realistica, quella dei bluesman i quali cantavano la vita delle piantagioni, delle prigioni, delle strade, dei ghetti. I rocker neri continuarono quella tradizione, aggiornando l'ambientazione delle storie ad un milieu moderno connesso alle personali esperienze dei giovani americani bianchi.

Il rock'n'roll fu rivoluzionario a diversi livelli. Esso nacque da piccole etichette indipendenti invece che da grandi multinazionali; ridicolizzò i suoni e lo stile di vita dell'establishment; colmò il divario tra il pubblico bianco e il pubblico nero; inventò il concetto di una gioventù ribelle. All'epoca si trattava di fatti innegabilmente eversivi. I puritani avevano ragione quando sostenevano che i rocker, appropriandosi delle evoluzioni da spogliarellista, della sensualità dei perversi e del primitivismo dei neri, incitavano i giovani a diventare criminali e le giovani a prostituirsi. Era il loro modo di esprimere il proprio anelito generazionale di indipendenza. Attraverso il rock'n'roll, i giovani iniziarono a ricercarsi una precisa identità, un processo che sarebbe continuato per decenni, in parallelo con l'evoluzione della musica rock.

Si erano già manifestati in passato segni di malcontento e dissenso all'interno della società capitalistica bianca (i beatnik in letteratura, ad esempio), ma questi non colpirono mai a livello di massa. La forza rivoluzionaria del rock'n'roll superò di gran lunga ogni movimento politico o culturale che l'aveva preceduto. La musica divenne lo stadio terminale di un processo anelastico: da alienazione sociale ad alienazione musicale a rivoluzione musicale a rivoluzione sociale. La musica divenne qualcosa di più che un intrattenimento o una bacheca di messaggi, la musica divenne un linguaggio universale e uno strumento rivoluzionario a disposizione dei giovani statunitensi.

La popolarità del rock'n'roll causò il boom dell'industria discografica e permise alle etichette indipendenti di prosperare. Tra il 1955 e il 1959, la quota di mercato statunitense in mano alle quattro "major" crollò dal 78% al 44%, mentre le quote di mercato controllate dalle etichette indipendenti aumentarono dal 22% al 56%. Il mercato statunitense era cresciuto da 213 a 603 milioni di dischi e la quota di mercato del rock'n'roll salì dal 15.7% al 42.7% nel 1959. La grande salute dell'industria discografica fu probabilmente una delle ragioni per cui alcune etichette presero a sperimentare sui supporti fonografici. Nel 1956 l'Elektra aprì la strada al disco "compilation", contenente canzoni di diversi musicisti e nel 1958 la RCA introdusse i primi dischi long-playing stereo.

 

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