Le aurore sono state ovviamente il soggetto di
teorizzazioni, miti e studi scientifici.
Il primo accurato resoconto delle “Luci del Nord” è un codice etico intitolato
“Kongespeil” (molto conosciuto con il titolo di “King's Mirror”), un testo
norvegese approssimativamente del 1250. In contrasto con le credenze dell'Europa
centrale, nel libro in questione (sobrio e concreto) le aurore boreali vengono
descritte come normali fenomeni naturali (a quel tempo ancora inspiegati)
chiamati Nordurljos (Luci del Nord):
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«... appare come la fiamma di un fuoco intenso visto da lontano. Strali appuntiti di disuguale e variabilissima grandezza dardeggiano verso l'alto nell'aria, così che ora l'uno ora l'altro è il più alto, e la luce ondeggia come una vampata splendente... e talvolta sembra sprigionare scintille come un ferro incandescente estratto dalla forgia. Come la notte termina e si avvicina l'alba, incomincia a impallidire e scompare quando prorompe il giorno... Noi non sappiamo nulla della natura delle Luci del Nord, ma l'uomo saggio propone idee e semplici congetture, e crede solo in ciò che è comune e probabile (e qui seguono una serie di teorie basate sul fatto che le luci del nord sono più comuni in alcuni luoghi che in altri)..».
L'autore, anonimo, usa
l'espediente del padre (il “re” del titolo) che istruisce suo figlio sulla linea
di condotta da tenere negli affari, per presentare un attendibile libro di testo
sui commerci, e sulla vita in generale, nel nord nei primi anni del Medioevo.
Con il tempo le idee del resto dell'Europa influenzarono il pensiero norvegese,
così anche in Norvegia furono adottate le bizzarre e dogmatiche opinioni
riguardo le aurore.
In ogni tradizione popolare nordica sono contenute notizie riguardo le aurore.
Dalle citazioni bibliche alle descrizioni dei rari avvistamenti nel Mediterraneo
citate dai filosofi greci e romani («il cielo si è aperto ed ha vomitato
fuoco e fumo») come Plinio il Vecchio e Seneca, dalle saghe medioevali
nordiche come “The King's Mirror” al folclore Inuit. Storie e miti circa le
apparizioni delle aurore hanno avuto un importante ruolo nella spiegazione del
mondo naturale intorno a noi.
Aristotele tentò anche di darne una spiegazione scientifica e nel suo
“Meteorologica” sostenne che le aurore erano prodotte da vapori che si
sollevavano dalla superficie della Terra.
Si potrebbe obiettare come mai Aristotele e i filosofi dell'antichità potessero
conoscere le aurore boreali, visto che vivevano in regioni, come Roma e la
Grecia, dove le aurore sono molto rare. Sicuramente potrebbero averne sentito
parlare ma è anche possibile che a quell'epoca le aurore fossero visibili più a
sud di oggi, perché è possibile che allora il polo magnetico fosse in un punto
più meridionale dell'attuale. I poli magnetici tendono a vagare con spostamenti
notevoli: è certo che da oltre un secolo e mezzo fa, cioè da quando fu scoperto
da John Ross e dal nipote James, il polo magnetico artico si è spostato verso
nord di circa 500 chilometri. Dalla Penisola di Boothia è oggi trasmigrato
nell'isola Bathurst, a 1.750 chilometri dal Polo Nord, e più o meno lo stesso è
avvenuto per il polo magnetico australe. Chi può dire, sostengono alcuni
studiosi, che venti secoli fa i due poli magnetici non si trovassero a 3.000 o
3.500 chilometri dai poli geografici?
Le occasionali aurore viste nel centro-sud europeo hanno creato il panico. Negli
ampi drappeggi colorati durante il Medioevo vi si scorgevano vaste armate di
angeli che si scontravano in cielo con il risultato di decine di migliaia di
contadini che attraversavano l'Europa per giungere in pellegrinaggio alle grandi
cattedrali, nella speranza di salvare il mondo dall'imminente Armageddon. Sempre
di battaglia in cielo parlavano gli Indiani Eyak e Tlingis dell'Alaska, e anche
gli indiani Fox consideravano le aurore come un cattivo presagio di guerra. In
altri casi, truppe si precipitarono nelle città vicine per aiutarle da ciò che
appariva essere il grande incendio di un assedio.
I popoli del nord hanno escogitato molte leggende e spesso hanno utilizzato in
qualche modo la Morte per spiegare le inspiegabili luci colorate.
Secondo i Vichinghi norvegesi i colori delle aurore non erano altro che il sole
riflesso dagli scudi delle Walchirie. Esse erano le vergini mandate in battaglia
da Odino perché scegliessero gli eroi che dovevano morire e li conducessero nel
Walhalla.
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Quindi i bagliori in cielo segnalavano che le Walchirie erano “al
lavoro”, indice di una battaglia in atto da qualche parte. Una volta nel
Walhalla, le Walchirie portavano corni colmi di birra agli Einherjar (guerrieri
uccisi).
Per gli Inuit canadesi la Terra è piatta e il cielo è una immensa cupola fatta
con un materiale duro punteggiato da molti piccoli fori, attraverso i quali puoi
vedere luci (le stelle) quando qui è buio. Un sottile ponte unisce il nostro
mondo con l'aldilà e i morti sono guidati nel cammino da spiriti dotati di
fiaccole luminose.
Secondo gli Inuit della Groenlandia, le aurore (in lingua Inuktitut, “Qiugyat”)
sono gli spiriti dei bambini deceduti di morte violenta o nel giorno del loro
compleanno.
Ancora gli Inuit pensano che le aurore boreali sono provocate dagli spiriti dei
morti mentre danzano o quando, con fianchi e teste cinte con fasce luminose,
giocano alla palla con il cranio di un tricheco (un gioco descritto come un
misto di rugby, calcio e lotta). Gli Inuit inoltre credono che le persone
viventi abbiano due anime, una chiamata “il respiro della vita” o “il respiro
della luce” , l'altra è l'anima vera e propria. Quando una persona muore, il
“respiro della luce” scompare e l'anima giunge nell'aldilà. L'oltretomba non è
un luogo di paura ma piuttosto solo una transizione verso qualcosa di nuovo. Tre
sono i mondi nell'aldilà e uno è immaginato proprio come un'aurora, infatti,
Agetermiut e Agneriartarfik sono due dei tre mondi della vita ultraterrena e uno
è luminoso nel cielo(proprio come l'aurora) e l'altro è molto profondo sotto la
tundra. Questi due mondi per la cultura Inuit sono entrambi riservati ai buoni
cacciatori e alle donne che hanno sopportato il dolore di un tatuaggio. Il terzo
mondo, Noqumiut, è collocato invece subito sotto la crosta terrestre dove regna
continuamente la fame e la pigrizia.
Per gli Indiani del nord degli Stati Uniti, nella direzione del vento del nord
vivono i Manabai'wok, che sono nostri amici, ma che noi non possiamo vedere.
Essi sono giganti cacciatori e pescatori e tutte le volte che sono fuori con le
loro torce a cacciare con la fiocina il pesce noi lo sappiamo, perché poi il
cielo brilla ad indicare il luogo in cui si trovano.
Gli Indiani Athabaska ritenevano che le aurore fossero i riflessi della danza
del fuoco di folletti e, similmente, per gli Aborigeni australiani è una danza
degli dei. Per i nativi dello Sri Lanka si tratta, ancora oggi, di un messaggio
di Buddha.
Anche la scienza ha avuto le sue bizzarre opinioni riguardo la natura delle
aurore. Alcuni scienziati teorizzavano che la forza dei ghiacciai in movimento
producesse fiamme, oppure parlavano di periodiche eruzioni di colossali quantità
di calore sotterraneo provenienti dalle profondità della Groenlandia mentre
altri pensavano a estese cinture di ghiaccio che riflettevano la luce solare nel
cielo serale o i bagliori di un fuoco ardente al centro della Terra.
Ma cosa accadeva quando
apparivano le aurore?
Alcuni Inuit pensavano che le aurore fossero infauste, e per respingerle
agitavano i coltelli taglienti o le scagliavano contro getti di urina.
Anticamente all'apparire delle luci cangianti, gli
Inuit dell'Alaska
nascondevano i loro figli dalla potenza nociva delle aurore perché credevano che
se un bambino le indicava durante la loro apparizione, esse venivano e lo
portavano via per strappargli la testa e giocare con essa, mentre i Sami svedesi
proteggevano le loro donne dai raggi luminosi. Oppure si diceva che guardarle
avrebbe danneggiato gli occhi.
I suoni delle aurore:
Da sempre si afferma che le aurore sono accompagnate da suoni misteriosi e
affascinanti. Il mistero del suono delle aurore ha intrigato esploratori,
scienziati e abitanti del nord. Tradizioni orali riportano di un “frusciare” o
“sibilare” durante i rapidi movimenti delle aurore, ma fino ad oggi non esistono
registrazioni di tali suoni. Onde radio di frequenze molto basse prodotte da
sorgenti a grandi altitudini hanno suggerito un possibile meccanismo del suono
associato alle aurore. Esiste la possibilità che oltre l'apparizione visibile,
una persona può percepire, ma non udire realmente, l'aurora.
Lo studio delle aurore è molto importante, poiché l'attività aurorale può
interferire con le comunicazioni radio e con i satelliti. Inoltre, dato che le
aurore consistono in correnti elettriche fortissime, durante una intensa
tempesta magnetica, una aurora può produrre correnti elettriche in conduttori
eccessivamente lunghi come oleodotti, linee dell'alta tensione e telefoniche con
il risultato di malfunzionamenti e cali di tensione.
A dispetto dei guai tecnici che le aurore possono causare, molti le vedono come
meraviglie della natura. E alcuni miti popolari persistono. Per esempio si crede
che attraverso il fischiare o il battere le mani, una persona può guidare le
movenze delle aurore ed intavolare addirittura con loro una conversazione. Altri
credono che si possa controllare l'aurora sputando verso di lei.
Spesso venivano confuse con le aurore per la simile stranezza dell'aspetto, le
illusioni ottiche (miraggi). Si tratta di raggi luminosi che rimbalzano fra
ghiaccio e nuvole basse, creando un'opalescenza accecante e fantastici
abbagliamenti: sono causati dalla deviazione dei raggi solari, che cadono
obliquamente quando passano attraverso strati di aria fredda. Si formano allora
delle pallottole lanuginose di ghiaccio cristallino (“Snowdown”), che nell'aria
che si scalda più velocemente della neve sottostante creano effetti
spettacolosi: false lune, ruote luminose e raggi prodotti dai prismi di
cristallo di ghiaccio. Allo sbalordito osservatore appaiono così immagini
sdoppiate, la più bassa delle quali capovolta, aloni fantastici intorno al Sole,
doppi Soli (“pareli”), doppie e triple Lune (“paraseleni”). Agli esploratori che
raccontavano queste fiabesche meraviglie spesso non veniva dato credito, ma oggi
la fotografia ha reso loro giustizia, donandoci vedute impensabili a
testimonianza dell'aspetto segreto e sorprendente della natura.