L’ arte figurativa propria della regione messicana, sviluppatasi solo a partire dagli anni Venti e Trenta, non costituisce unicamente il fatto più rilevante della storia artistica americana del Novecento, ma anche il più alto esempio di realismo epico popolare. Durante questo secolo la pittura messicana ha avuto nel muralismo il suo momento artistico di maggior rilievo.
Nel 1920 si chiude il periodo più importante della rivoluzione messicana, che costituisce il primo tentativo democratico dopo le dittature di Porfirio Díaz e di Victoriano Huerta.

José Vasconcelo

Il generale Álvaro Obregón, presidente eletto, nominò lo scrittore José Vasconcelos ministro dell'educazione pubblica, che ideò un ampio programma di rinnovamento e promozione culturale in tutto il Messico, particolarmente per le popolazioni rurali e per il proletariato urbano, considerando che l'indice d'analfabetismo era del circa del 90%.
Questi, infatti, mise a disposizione della nuova generazione di artisti le pareti degli edifici pubblici, come la stessa Secretaría, il Palacio Nacional di Città del Messico e altri in diverse parti del Paese.
Nel 1922 Davíd Alfaro Siqueiros, che ritornava in patria, dopo un periodo trascorso in Europa, fondò il 'Sindacato dei Pittori, Scultori e Grafici Rivoluzionari del Messico', il cui manifesto segnò l'inizio dell'arte parietale messicana, denominata 'Muralismo Mexicano'.
Ispiratori e precursori di questo movimento furono l'incisore José Guadalupe Posada e l'artista e teorico Gerardo Murillo, che aveva adottato lo pseudonimo di Dottor Atl (che in azteco significa "colui che ha navigato sui fiumi").
Posada, con le sue incisioni e la sua arte a stampa a grande tiratura, costituì una premessa di arte per un vasto pubblico, che i successivi avvenimenti messicani, ossia la Rivoluzione, faranno diventare una caratteristica dell'arte messicana moderna; inoltre, le incisioni che egli eseguiva per riviste e giornali, con scene tratte da avvenimenti di cronaca, sapevano cogliere con pochi tratti l'intensità drammatica delle vicende raccontate, una capacità che ritroviamo nei grandi murales realizzati dai tre grandi protagonisti del movimento (José Clemente Orozco, Diego Rivera e David Alfaro Siqueiros) e di altri artisti minori.
L'altro ispiratore, il Dottor Atl, avviò alcuni giovani che ancora frequentavano l'Accademia di Belle Arti di Città del

José Guadalupe Posada

 Messico (tra cui Orozco) verso un legame strettissimo fra i programmi di rinnovamento dell'arte messicana e quanto stava avvenendo in quegli anni a livello politico in Messico, un legame fra un'arte completamente nuova e la lotta per un Paese finalmente libero dalle condizioni socio-economiche gravemente arretrate degli inizi del XX secolo.
Le idee innovative dei giovani artisti che diedero vita al muralismo erano quindi anche fortemente stimolate dalle vicende politiche del Messico del loro tempo e per questo, secondo loro, la pittura doveva essere destinata al grande pubblico: alle masse. Orozco, Rivera e Siqueiros ritenevano infatti che la pittura da cavalletto fosse secondaria rispetto al muralismo, perché questa nuova esperienza artistica era più adatta a raffigurare il rinnovamento politico-sociale del loro Paese. In poche parole, i tre artisti credevano in un'arte che potesse essere vista, capita, goduta dai più ampi strati della società; e questi grandi affreschi tracciati su facciate di palazzo pubblici o all'interno di edifici accessibili a tutti, erano infatti una forma d'arte da luoghi pubblici, frequentati da un altissimo numero di persone.Inoltre i muralisti scelsero di trattare di grandi temi cari a tutti i messicani e legati alle vicende e alle tradizioni delle civiltà precolombiane, testimonianze di un passato storico da ricordare, ripercorrendo la storia del Paese fino alla Rivoluzione del 1910 e oltre.
Dal 1924 al 1929, con le presidenze di Plutarco Elías Calles, Emilio Portes Gil e Pascual Ortiz Rubio, il 'muralismo' decadde per mancanza d'appoggio economico ufficiale.
Risorse nel 1934 grazie al presidente Lázaro Cárdenas, giungendo al suo apogeo nel 1940, grazie a un gruppo numeroso di

Gerardo Murillo

pittori che gli si dedicarono, ma la tematica cominciò a ripetersi troppo frequentemente; permettendo così una ripresa della tradizione degli affreschi italiani e creando un nuovo modo per illustrare su di essi l’ allora attuale visione del Messico e dei messicani. Questi giovani pittori ricercavano una nuova estetica che rompesse gli schemi dei canoni classici di bellezza, recuperasse le immagini degli indios e dei meticci e riflettesse le forme e i colori della tradizione messicana.Lo stesso Diego Rivera cominciò a ripetere temi trattati in precedenza; e la corrente 'muralista' cominciò gradualmente a perdere la sua spontaneità, diventando sempre più accademica.
Gli ultimi anni di questo movimento sono quelli che vanno dal 1950 al 1955, durante i quali, nel 1972, Davíd Alfaro Siqueiros dipinse il 'Polyforum' a Città del Messico: l'ultimo grande complesso di pitture parietali alla cui realizzazione parteciparono 53 scultori e pittori messicani, francesi, italiani, israeliti, giapponesi, argentini, guatemaltechi e nordamericani.
Il progetto venne realizzato a Città del Messico con la costruzione, cominciata nel 1964 e terminata nel 1972 d'un edificio ottagonale destinato ad attività culturali, il cui nome doveva essere 'Auditorio Siqueiros' e che attualmente si chiama 'Poliforum Siqueiros'

INFLUENZE ESERCITATE
Varie correnti affini in America Latina sentirono la sua influenza, particolarmente in Brasile (Portinari) e negli Stati Uniti dalle correnti del realismo espressionista al Realismo sociale, in particolare durante il 'New Deal' di Roosevelt, e persino sull'Espressionismo astratto di Pollock.

RISULTATI
Il 'Muralismo' volle creare un arte pura, precisa, profondamente umana e chiara nel suo obiettivo, ma, essendo impermeabile alle ideologie, considerava che la sua tematica fosse solo un mezzo e non un fine, quindi la creazione artistica non poteva prevedersi né essere limitata o condizionata.
Se per il meticcio Diego Rivera il mondo precolombiano era stata un'età dell'oro, perduta e rimpianta, e la conquista

Orozco

 spagnola una distruzione sistematica e spietata di quel paradiso, che sembrava esser successa 'ieri', e senza aver lasciato alcunché di positivo; viceversa per l'indio zapoteca Orozco la conquista era cosa passata e, in prospettiva storica, si voleva ritrovare e sottolineare oggettivamente tutto ciò che di positivo e negativo era rimasto di entrambe le culture.
Tutti e due, ognuno a modo suo, avevano fede in una società futura migliore, dove imperasse meno 'crudeltà, stupidità e barbarie'.
Certamente Orozco incorre in molte contraddizioni con le sue idee sulla storia socio-politica, in particolare in quella contemporanea, però esse non furono altro che il riflesso del pensiero che evolveva e cambiava orientamento, in accordo con gli avvenimenti, le situazioni e i diversi punti di vista della critica, dato ch'egli viveva in un mondo la cui problemática mondiale, e in particolare messicana, risultava abbastanza complessa.
Consapevole di tale situazione lasciò scritto: "Vivevamo in un mondo pieno zeppo di contraddizioni, e difficilmente colui che lo interpreta nella sua opera può dimenticarlo".

Nel 1954 morì la pittrice Frida Kahlo la cui arte introspettiva e in parte surrealista è stata rivalutata negli ultimi anni acquisendo grande riconoscimento internazionale.