STORIA DELL' AFGHANISTAN
Afghanistan |
La storia della nazione Afghanistan non ha più di due secoli, ma nel corso
del suo passato il paese ha contribuito alla grandezza di molti imperi dell'Asia
centrale. Come nel resto della regione, l'ascesa e il declino dei poteri
politici sono sempre stati indissolubilmente legati all'ascesa e al declino
delle religioni.
Fu in Afghanistan che nel VI secolo a.C. nacque l'antica religione zoroastriana.
In seguito, dall'India il buddismo si diffuse verso ovest fino alla valle di
Bamiyan, dove continuò a essere professato fino al X secolo d.C. L'espansione
del mondo islamico verso est raggiunse l'Afghanistan nel VII secolo d.C. e oggi
la stragrande maggioranza degli afghani è di fede musulmana.
Tra il 1220 e il 1223 Gengis Khan devastò il paese riducendo Balkh, Herat,
Ghazni e Bamiyan a cumuli di macerie. Riparati i danni, attorno al 1380 la
regione fu nuovamente distrutta da Tamerlano. Il regno di questo sovrano diede
inizio alla fiorente era timuride, nel corso della quale la poesia,
l'architettura e la pittura delle miniature raggiunsero l'apice della propria
espressione artistica.
Il quarto figlio di Tamerlano, Shah Rukh, fece costruire santuari, moschee e
madrase in tutto il Khorasan da Mashad, nel territorio dell'odierno Iran, fino a
Balkh. Herat continuò a prosperare con il sultano Hussain Baykara (morto nel
1506) e in quest' epoca diede i natali a grandi poeti dell'Asia centrale quali
Jami e Alisher Navoi.
L'ascesa dell'impero moghul riportò l'Afghanistan alle glorie del potere. Nel
1512 Babur scelse come capitale Kabul, ma con l'avanzata dei moghul verso
l'India l'Afghanistan cessò di essere il centro dell'impero e fu ridotto
semplicemente a un'area periferica. Nel 1774, mentre le truppe europee minavano
l'influenza dei moghul ormai in declino nel subcontinente indiano, fu fondato il
regno dell'Afghanistan.
Il XIX secolo fu segnato dai contrasti con i britannici, i quali temevano che i
loro turbolenti vicini potessero influire negativamente sulla grande colonia
indiana. La tensione aumentò fino a scaturire in una serie di sanguinose guerre
spesso combattute sulla base di pretesti assai poco fondati. Nella prima, durata
dal 1839 al 1842, la guarnigione britannica fu quasi completamente annientata
mentre si ritirava sul passo del Khyber: di 16.000 uomini ne sopravvisse
soltanto uno. Gli inglesi riuscirono poi a rioccupare Kabul e la devastarono per
dare prova della loro forza, ma anche questo successo durò poco.
Dopo alcuni conflitti locali combattuti tra il 1878 e il 1880, l'Afghanistan
accettò di diventare una sorta di protettorato britannico, acconsentendo a
versare un pagamento annuale e ad avere un funzionario inglese a Kabul, ma non
appena la missione diplomatica venne stanziata nella città, tutti i suoi membri
furono assassinati. Questa volta gli inglesi decisero di mantenere il controllo
degli affari esteri dell'Afghanistan, ma di lasciare le questioni interne agli
Afghani.
Nel 1893 l'Inghilterra tracciò i confini orientali dell'Afghanistan lungo la
cosiddetta Durand Line, facendo sì che molte tribù pathan si ritrovassero nel
territorio dell'odierno Pakistan. Ciò è causa di un conflitto afghano-pakistano
che si protrae da anni ed è la ragione per cui gli Afgani chiamano Pashtunistan
la parte occidentale del Pakistan.
A partire dalla prima guerra mondiale i commerci dell'Afghanistan si orientarono
sempre più verso l'Unione Sovietica, che forniva al paese aiuti economici di
gran lunga superiori a quelli inviati dal mondo occidentale; l'unico settore in
cui i paesi dell'Occidente esercitavano una massiccia l'influenza era quello del
turismo. Venne avviata una serie di riforme simili a quelle sperimentate dalla
Turchia, ma il progetto fallì e per decenni la situazione politica del paese
rimase instabile. La monarchia decadde nel 1973 quando il re (che era un pathan,
come la maggior parte delle persone che sedevano ai vertici del potere) venne
destituito mentre si trovava in Europa. Il nuovo governo non si rivelò molto più
progressista di quelli che lo avevano preceduto, ma la situazione era
indubbiamente rosea in confronto a ciò che sarebbe seguito.
carri armati |
Dopo la rivoluzione filo-sovietica del 1978, l'Afghanistan precipitò rapidamente
nel caos. Il suo governo filo-comunista e antireligioso era inviso ai movimenti
popolari islamici dell'Iran e del Pakistan e ben presto le turbolente tribù
afgane gli mossero guerra. Una seconda rivoluzione portò alla nascita di un
regime ancora più orientato verso l'Unione Sovietica e seguì un altro periodo di
anarchia. L'URRS decise di intervenire e dopo una rivoluzione 'popolare', nel
1979 fu installato a Kabul un governo fantoccio sostenuto dall'esercito
sovietico.
Fu allora invocata la jihad (guerra santa) islamica e sorsero sette fazioni di
mujaheddin. I sovietici si trovarono presto impantanati in quello che è stato
definito 'il Vietnam della Russia'. Nonostante l'Unione Sovietica fosse
avvantaggiata dalla vicinanza geografica, che facilitava i rifornimenti,
dall'assenza di una protesta organizzata in patria e dalle divisioni interne del
nemico, i mujaheddin afghani erano determinati quanto i Viet Cong.
La guerra si trascinò fino agli anni '80. I guerrieri delle tribù afghane
continuarono a essere disorganizzati e male addestrati, ma la loro
determinazione e il loro indubbio coraggio iniziarono a essere sostenuti da una
dotazione di armi moderne: la CIA spese fino a 700 milioni di dollari all'anno
nel conflitto, con una delle più vaste operazioni segrete della sua storia. Ben
presto i sovietici si ritrovarono ad avere soltanto il controllo delle città,
che rimasero progressivamente isolate a causa delle imboscate tese ai convogli
stradali e dei missili terra-aria lanciati contro gli aerei. Alla fine degli
anni '80 la perestroika di Gorbaciov consentì al popolo russo di esprimere il
proprio parere: la gente voleva la fine della guerra.
Il conflitto con l'Afghanistan era costato la vita a 15.000 Sovietici, aveva
provocato un'ondata di nazionalismo nelle repubbliche dell'Asia centrale e
contribuito in modo significativo al crollo dell'URRS. Più di un milione di
Afghani avevano perso la vita nella guerra e 6,2 milioni di persone, più della
metà del totale dei profughi di tutto il mondo, avevano lasciato il paese.
L'Afghanistan era ancora una volta ridotto a un cumulo di macerie.
Il ritiro delle truppe sovietiche, nel 1989, indebolì il governo del presidente
Najibullah, che godeva dell'appoggio dei russi. Nel tentativo di mettere fine
alla guerra civile, Najibullah propose un governo di unità nazionale, ma i
mujaheddin rifiutarono. Nel 1992 Najibullah fu estromesso dal potere e la
settimana seguente a Kabul scoppiò un conflitto tra le fazioni mujaheddin
rivali. Fu nominato un presidente ad interim che due mesi dopo fu sostituito da
Burhanuddin Rabbani, fondatore del movimento politico islamico del paese. I
contrasti tra i guerriglieri continuarono, arrecando più danni di quanto avesse
fatto l'occupazione sovietica.
I due acerrimi rivali furono però costretti ad allearsi nel marzo del 1996 in
seguito agli straordinari successi militari di un gruppo di combattenti islamici
chiamati talebani, che erano di etnia pashtun ('talib' è un termine pashto che
significa 'studente religioso' o 'colui che cerca la conoscenza') ed erano
appoggiati dal Pakistan. Nel 1994 si erano impossessati di Kandahar e nel
settembre del 1996 entrarono a Kabul senza incontrare resistenza, poiché le
truppe di Rabbani e di Kehmatyar erano già fuggite nel nord. L'ex presidente
comunista Najibullah non fu altrettanto previdente
Najibullah |
e i talebani lo giustiziarono, esponendo poi pubblicamente il cadavere affinché potesse servire
da monito. I talebani riuscirono a controllare più del 90% del territorio
afghano; l'unica resistenza significativa era quella
opposta dal veterano mujaheddin tagiko Ahmed Shah Massud, ma lo assassinarono nel settembre 2001,
qualche giorno prima degli attentati al World Trade Center di New York e al
Pentagono.
In campo internazionale, invece, i talebani non hanno avuto altrettanto
successo. Nel 1998 gli Stati Uniti hanno bombardato alcune zone dell'Afghanistan
sudorientale con missili Tomahawk nel tentativo di stanare Osama bin Laden, il
multimiliardario dissidente saudita sospettato di aver ordinato il bombardamento
delle ambasciate statunitensi in Kenya e in Tanzania nel 1998. Per rappresaglia
un funzionario delle Nazioni Unite venne assassinato a Kabul e tutto il
personale delle Nazioni Unite e delle missioni umanitarie fu temporaneamente
allontanato dal paese. Nello stesso anno l'Iran concentrò 100.000 soldati ai
confini orientali in seguito alla grave tensione fra i due paesi (l'uno sunnita,
l'altro sciita) provocata dall'assassinio di otto diplomatici iraniani a
Mazar-i-Sharif. L'ayatollah iraniano Khamenei ha definito i talebani "ignoranti
e immaturi".
L'Afghanistan è nuovamente tornato alla ribalta dopo gli attentati terroristici
a New York e a Washington del settembre 2001. Accusato dal mondo occidentale di
ospitare colui che è ritenuto il principale responsabile, Osama bin Laden, il
paese viene bombardato a partire dal 7 ottobre da aerei statunitensi e
britannici. Il 13 novembre le truppe d'opposizione, l'alleanza del nord, hanno
occupato la capitale, mettendo in fuga i talebani. Il 25 novembre è stata presa
definitivamente Kunduz e il 30 è caduta Mazar-e-Sharif. Con l'appoggio dei raid
aerei alleati, l'alleanza del nord il 6 dicembre ha occupato Kandahar. Dopo
ripetuti attacchi è caduta anche Tora Bora e gli ultimi talebani si sono arresi
il 17 dicembre, ma Osama bin Laden è scomparso. Il 20 dicembre le forze di pace
britanniche sono entrate a Kabul, otto giorni dopo sono stati raggiunti dai
militari italiani.
L'ex re, Mohammad Zahir Sha, è rientrato in patria il 18 aprile 2002 ed è
proseguita l'ascesa di Hamid Karzai, il capo del governo provvisorio (era stato
eletto il 22 dicembre 2001) che dal 13 giugno è il nuovo presidente.
Tuttavia il paese è ancora lontano dalla tranquillità. Nel 2002 l'Afghanistan è
stato colpito da due terremoti. Il 3 marzo il primo sisma ha interessato la
regione di Hindu Kush, a nord di Kabul, provocando la morte di circa 100 persone
e lasciandone 500 senza casa. Il 25 marzo un altro terremoto ha devastato il
nord del paese, i morti potrebbero essere stati 5.000 (non esistono dati certi),
30.000 le case distrutte e la città di Nahirn è stata completamente rasa al
suolo. Il 6 luglio due guerriglieri hanno assassinato Haji Abdul Qadir, il
vicepresidente, e il 7 settembre Karzai è sopravvissuto a un attentato. Gli
americani hanno bombardato, il 28 gennaio 2003, l'area di Ataghar che nasconde
inaccessibili caverne usate, secondo l'intelligence, come basi dai terroristi. I
combattimenti si sono estesi nella zona meridionale, vicino al confine
pakistano. Il 31 gennaio un autobus è saltato in aria su una mina nelle
vicinanze di Rambaha, cittadina una ventina di chilometri a Sud di Kandahar.
L'attentato, che ha ucciso 18 persone, è riconducibile ad Al-Qaeda. Il
presidente Karzai ha chiesto che le truppe internazionali restino in Afghanistan
e i loro contingenti vengano potenziati.
Nel gennaio 2004 dopo tre settimane di accesi dibattiti i 502 membri
dell'assemblea plenaria delle tribù afghane, Loja Jirga, hanno approvato la
nuova Costituzione. L'Afghanistan è una repubblica islamica, senza che vi sia
alcun riferimento esplicito alla sharia. Si è dichiarato, tuttavia, che le leggi
non potranno essere contrarie alla legge islamica. La forma di governo prescelta
è una repubblica presidenziale con il potere del presidente limitato dall'affiancamento
di un secondo vicepresidente con funzione di controllo. Il Parlamento (diviso in
Camera alta e Camera bassa), ratifica anche le decisioni prese dal governo in
materia di politica estera. Viene riconosciuta la parità di diritti tra uomini e
donne di fronte alla legge. In ciascuna delle 32 province almeno due donne
dovranno essere elette nella Camera bassa del Parlamento. Vengono riconosciute
le minoranze linguistiche che ricevono, in sede locale, pari dignità rispetto al
dari e al pashto, le lingue ufficiali. Sarà impossibile fondare partiti su basi
esclusivamente etniche, linguistiche o religiose.
Soldati e bambini in Iraq |
Le milizie talebane si sono riorganizzate lungo le zone di confine con il
Pakistan e sferrano attacchi contro postazioni militari, strutture governative e
organizzazioni umanitarie. La frequenza degli attacchi si è intensificata a
maggio e i bombardieri americani hanno risposto con raid nei pressi di Spin
Boldak, nella provincia del Kandahar.
Venticinque miliardi di dollari supplementari sono stati stanziati dal Senato di
Washington per sostenere le operazioni militari in Afghanistan e Iraq.
La situazione del paese, anche nel 2005, resta difficile. Nel maggio di
quest'anno, quattro persone sono morte e altre sessanta sono rimaste ferite a
Jalalabad, nel corso di una manifestazione contro gli Stati Uniti. La protesta è
stata organizzata dopo che il settimanale statunitense Newsweek ha scritto che i
soldati americani a Guantanamo umilierebbero i prigionieri musulmani tenendo
copie del Corano nei bagni.
Cronologia governo talebano in
Afghanistan:
1996: intorno alla metà dell’anno circa 8.000 guerriglieri talebani bombardano
il centro di Kabul, che cade a settembre. Le forze di Massud lasciano la città
di notte e i talebani fanno il loro ingresso senza combattere. Viene proclamato
l’Emirato islamico dell’Afghanistan, comandato dal misterioso mullah Omar,
ma solo tre paesi — Arabia Saudita, Pakistan ed Emirati Arabi Uniti — ne
riconoscono la legittimità. Nello stesso anno Osama bin Laden rientra in
Afghanistan e vi impianta il centro di comando di al-Qaeda, che prima si
trovava in Sudan.
1997: a giugno Massud diviene l’asse della nuova alleanza anti-talebana,
Fronte Unito o Alleanza del Nord, che controlla circa il 10% del paese nella
regione nord-orientale. Ufficialmente il presidente è ancora Rabbani e
l'Alleanza del Nord ha un proprio rappresentante all'Onu, dove invece il regime
talebano non viene riconosciuto.
L’Afghanistan attraversa una crisi profondissima. La violenza della legge
islamica — secondo l'interpretazione dei talebani — riduce le donne alla stregua
di animali, costringendole alla schiavitù del burqa, senza diritto di lavoro e
assistenza sanitaria; le libertà sono annientate e vengono proibite le arti e il
divertimento (musica, televisione), ritenute immorali dal regime; il paese
piomba in un periodo di oscurantismo.
La
cifre della crisi sono impressionanti: il 60% del sistema economico afghano è
disintegrato e la corruzione affligge l’intero apparato statale. Sul territorio
sono presenti circa 10 milioni di mine e un milione di persone sono mutilate.
Gli afghani in esilio sono quattro milioni, molti dei quali vivono da anni nei
campi profughi in condizioni estreme. La presenza di questo governo talebano in
Afghanistan appoggiato da Osama bin Laden ha portato gli americani a
intraprendere questa guerra, non si può negare che le cause siano anche di tipo
economico, miltare,territoriale ecc.
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