Costruzioni fasciste in Etiopia |
acquisto della baia di Assab |
1882 |
conquista prima colonia africana dell'Italia (Dogali, città eritrea) |
26 gennaio1887 |
possedimenti italiani riuniti nella Colonia Eritrea |
1890 |
conquista della Somalia |
1908 |
1935 |
La Francia fu una temibile concorrente di tutti. Ma soprattutto dell'Italia che
fino al 1882 non aveva nulla. I Francesi invece erano sbarcati già nel 1830 in
Algeria, ma prima ancora della Conferenza di Berlino (nel 1881) iniziarono a
penetrare in Tunisia. Un territorio che ambiva l'Italia, per motivi storici ma
anche perchè era di fronte alla vicina Sicilia. C'erano stati a Berlino degli
accordi Francia-Italia, ma poi i Francesi non li rispettarono. Oltre che la
Tunisia, proseguirono nelle conquiste africane ed estesero la loro influenza in
Marocco, Senegal, Congo francese, Ciad, Madagascar, buona parte del Sahara, e
sul Corno d'Africa (Gibuti). Nel 1914 la Francia poteva già contare
su una superficie di oltre 10.000.000 di kmq di possedimenti. (30 volte
l'Italia).
Tralasciamo Belgio, Olanda, Russia e Stati Uniti, e soffermiamoci in Italia che si buttò nell'avventura colonialistica senza avere nè i mezzi logistici, nè il potenziale economico e tanto meno abili statisti. Le sollecitazioni vennero dai nuovi governi della Sinistra (Crispi) e soprattutto dettate da questioni di prestigio.
Fin dal 1869 la Compagnia di navigazione genovese Rubattino aveva occupato la
Baia di Assab sulla costa occidentale del Mar Rosso, per crearvi un
deposito di carbone.
In quell'epoca, arditi esploratori italiani, sostenendo fatiche e patimenti
d'ogni sorta, superando difficoltà inaudite, penetravano nel cuore dell'Africa,
ne percorrevano i deserti interminabili, attraversavano le foreste, seguivano il
corso dei fiumi, si internavano tra i monti, svelavano i segreti di quel
continente in gran parte sconosciuto.
Soldati italiani in spedizione |
La conoscenza della Somalia fu opera di LUIGI ROBECCHI BRICCHETTI, di ANTONIO
CECCHI e specialmente di VITTORIO BOTTEGO, il quale in due viaggi (1892-93 e
1895-97) scoprì le sorgenti del fiume Giuba e determinò il corso dell'Omo-Bottego,
immissario del lago Rodolfo.
Alle esplorazioni tennero dietro occupazioni di piccoli territori. Ma Francia e
Inghilterra allarmate di così tanto dinamismo, si affrettarono a occupare le
regioni più ricche; e anche la Germania si fece avanti arditamente.
Nel 1882 il governo italiano impossibilitato a fare una vera e propria
spedizione coloniale offensiva, ebbe una singolare idea: comprò la Baia di
Assab dalla Compagnia Rubattino. Messa così una base, che diventò ben presto con
l'invio di alcune migliaia di soldati una testa di ponte, nel 1884 occupò la
città di Massaua, anch'essa sul Mar Rosso, con lo scopo di farne un porto
commerciale delle regioni retrostanti. Di qui poi l'Italia avanzò verso
l'interno, per occupare la parte settentrionale dell'Altipiano Etiopico.
L'avanzata e poi l'insediamento fu ostacolato dal Negus Giovanni II, sovrano
dell'Etiopia (dagli italiani battezzata Abissinia).
A Dogali 500 soldati italiani, comandati dal colonnello DE CRISTOFORIS, furono
assaliti da orde innumerevoli di Abissini, e dopo due ore di accanito
combattimento caddero, bagnando col loro sangue il suolo della prima colonia
africana dell'Italia (26 gennaio 1887).
Un'altra spedizione ristabilì senza molte difficoltà il prestigio italiano e
tenne più in rispetto i nemici. Poco dopo il Negus morì; FRANCESCO CRISPI capo
del governo italiano, fece subito con MENELIK, re dello Scioia, un patto e lo
aiutò a diventare Negus dell'Abissinia (1889).
Nello stesso anno con il Trattato di Uccialli, Menelik -dopo l'aiuto di
Crispi- ovviamente riconosceva il protettorato italiano sull'Abissinia.
I possedimenti furono allora riuniti sotto il nome di COLONIA ERITREA (1890).
Alcuni anni dopo - nel '95, dopo che l'Italia si era spinta a occupare anche il
Tigreè - Menelik rinnegò le sue promesse, e provocò una guerra che, dopo varie
vicende, terminò con la sfortunata battaglia di ADUA (1 marzo 1896). I soldati
italiani vi combatterono con valore, ma il loro capo, ORESTE BARATIERI, non
seppe guidarli alla vittoria; e l'Abissinia si sottrasse al protettorato
italiano.
I confini fra Colonia Eritrea e l'Abissinia rimasero fissati dal fiume Mareb,
dal suo affluente Belesa e dal torrente Muna.
Frattanto fin dal 1890, in seguito ad accordi con il sultano di Zanzibar, con
l'Inghilterra e con la Germania, l'Italia aveva acquistato il possesso della
Somalia, dal capo Guardafui alla foce del Giuba. Nei primi anni la Somalia, fu
amministrata dalla Società del Benedir; nel 1908 passò alla dipendenza del
governo.
Per lungo tempo, soltanto la zona meridionale, o Benedir (capitale Mogadiscio),
fu dominio diretto; la zona settentrionale comprendeva tre protettorati: il
Sultanato di Obbia; il territorio di Nogal; il Sultanato dei Migiurtini: tutti e
tre amministrati da un commissario residente a Benedir Alula. Il Governo
Nazionale fascista abolì i protettorati e ridusse tutto il territorio a dominio
diretto. La Colonia Somalia si ingrandì poi con l'Oltregiuba, zona a ovest del
fiume Giuba, ceduta dall'Inghilterra all'Italia, in esecuzione dei patti fatti
per la guerra europea.
Un altro problema s'impose poi all'Italia:
Lo scoppio della Guerra Mondiale andò a sconvolgere non solo tutti gli stati
europei ma anche tutte le colonie. A spartirsi quelle tedesche le ingorde
Francia e Inghilterra.
Dal modo come, e per volontà di Mussolini nel 1935-1936 fu poi riconquistato all'Italia l'Impero Etiopico.
Celebrazione a Roma della conquista etiopica |
Fu la "grande realizzazione"
del regime fascista. Mussolini fin dall'inizio del suo governo lo aveva promesso
all'Italia. Pur vittoriosa nella Grande Guerra, gli era stata nella pace
sottratta i suoi diritti. I suoi alleati, già ricchi di pingue colonie, si erano
spartiti i possedimenti tedeschi, cedendo all'Italia soltanto alcuni tratti
desertici, senza valore. Ciò accadde per la debolezza degli uomini che allora
reggevano i destini dell'Italia, e che non seppero far rispettare i diritti
conquistati a prezzo di tante sangue.
Mussolini su questa indignazione iniziò a costruire la sua fortuna e salito al
potere, si propose di educare e preparare il popolo italiano alla giusta
rivincita che -inutile aggiungere- tutti volevano; anche se molti italiani
pensavano ancora che le colonie fossero politicamente un ingombro,
economicamente una passività, perchè chiusi nel fiacco egoismo di una politica
casalinga, desiderosi soltanto di pace a qualsiasi prezzo. Ignorando però che
gli altri non pensavano le stesse cose, ma continuarono a spadroneggiare con
ulteriore colonialismo, ulteriori annessioni, usando la forza, giustificandola
come "sicurezza delle nazioni". Implicitamente affermavano che "unicamente con
la forza che i popoli - se sanno osare e combattere- si fanno grandi".
Nacque così - in 14 anni di regime- quello "spirito coloniale nel Popolo
italiano e la volontà di potenza" dei suoi governanti: del Re, di Mussolini, dei
Militari di carriera, di una miriade di gerarchi in cerca di facile gloria, di
fortuna, di prebende, di rendite o di semplici medaglie da mettersi sul petto
da sfoggiare nelle adunate. Nè mancarono gli industriali e le banche con i
lucrosi affari, sia della guerra che delle opere pubbliche da realizzare sul
nuovo territorio.
La grande avventura africana iniziò nel 1935. L'Impero Etiopico, confinante con
le colonie dell'Eritrea e della Somalia molestava i possedimenti italiani con
frequenti razzie e con atti di ostilità. (Questo era quanto riportavano i
giornali).
Un incidente più grave del solito (ma alcuni storici riferiscono pretestuoso)
fece "traboccare la bilancia". L'Italia chiese
soddisfazione dei danni morali e materiali subìti per opera degli Abissini cui
il Negus non era in condizione di soddisfare. Fu dunque ritenuto "giusto" e
"necessario" e "sacrosanto"... "nell'ora solenne", ricorrere alle armi (3
Ottobre 1935) nonostante l'ostilità dichiarata della Società delle Nazioni, che
offrendo una ambigua solidarietà al Negus, bandì contro l'Italia il blocco
economico con le (blande) Sanzioni.
Dopo tante crisi militari (esonero De Bono) e dopo un attacco giudicato
immorale (l'uso dei gas iprite) il 5 maggio del 1936 il corpo italiano di
spedizione guidato da Badoglio (quasi in gara con Graziani nell'arrivare primo)
entrava ad Addis Abeba, la capitale dell'Ex Impero Scioiano. Il 9 maggio dal
balcone del Palazzo Venezia, Mussolini annunciava al popolo italiano che i
territori ( 1.149.000 kmq) e le genti (8 milioni di abitanti) già appartenenti
all'Impero Etiopico venivano posti sotto la sovranità piena ed intera del Re
d'Italia, il quale assumeva anche il titolo di Imperatore.
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