Nasce a Ribera nel 1818 e muore a Napoli nel 1901; uomo politico. Laureatosi in legge alla fine del 1845 si trasferì a Napoli dove esercitò l’avvocatura facendo da tramite fra gli ambienti liberali della capitale e quelli siciliani. Scoppiata la rivoluzione a Palermo (12 gennaio 1848), fece parte del Comitato di guerra e fu nella Camera dei Comuni uno dei capi dell’estrema sinistra democratica e autonomista. Accostatosi sempre più all’unitarismo mazziniano, nel 1859 condannò la guerra regia; recatosi poi clandestinamente in Sicilia per rendersi conto della situazione e prepararvi l’insurrezione, nell’anno successivo ebbe parte decisiva nell’indurre Garibaldi alla Spedizione dei Mille. Di essa fu la principale mente politica, esercitando la funzione di Segretario di Stato di Garibaldi e battendosi per rinviare l’annessione delle regioni meridionali al Piemonte fino a che Garibaldi non avesse potuto completare l’impresa con la liberazione di Roma e Venezia. Da ciò derivarono i violenti contrasti con il moderatismo cavouriano e con la destra, continuati nel nuovo Parlamento Italiano, dove Crispi fu, dal 1861, uno dei maggiori esponenti della sinistra. Convinto che ormai la monarchia fosse divenuto il simbolo di unità e massima ispiratrice del nuovo sentimento nazionale, si allontanò gradatamente da Mazzini, fino a sostenere nel 1864 che "la monarchia ci unisce, la repubblica ci dividerebbe" e a dichiarare nel 1865 di aderire al regime sabaudo, pur rimanendo nelle file della sinistra. Dopo la caduta della Destra divenne presidente della Camera con i governi della sinistra, ma nello stesso tempo guidò l’opposizione al ministro Depretis insieme a Zanardelli e Cairoli. Nel 1887 ritornò al governo prima come ministro agli Interni, poi come presidente del Consiglio ed infine ministro degli Esteri. Un incidente parlamentare (l’affermazione che la destra storica aveva condotto una "politica servile" verso gli stranieri) bastò per abbattere nel 1891 Crispi, ma alla fine del 1893 fu richiamato al potere in un momento molto drammatico, quando in Sicilia scoppiarono i moti dei Fasci. La successiva emanazione di leggi dirette contro il movimento socialista gli sollevò contro tutte le sinistre. A questa situazione egli cercò di rispondere con una politica coloniale di prestigio che portasse alla conquista dell’Etiopia ma il disastro di Adua lo costrinse a dimettersi.
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