Liceo Berchet - Milano
Il discorso del presidente della
Bocconi, professor Mario Monti all'inaugurazione dell'anno accademico
Il professor Mario Monti, per l'inaugurazione dell'anno accademico
1997-1998, ha tenuto all'Università Bocconi un discorso prolusivo molto significativo,
che ci riguarda assai da vicino. Egli, esaminando i problemi principali che l'Italia si
troverà ad affrontare in occasione del suo imminente ingresso in Europa, ha posto con
vigore l'accento sulla competitività e sull'integrazione, i due aspetti forse più
insidiosi della partecipazione dell'Italia al nuovo mercato unico europeo. Mentre la
competitività ha caratteri più spiccatamente economici, la necessità di un'integrazione
in duplice senso, e cioè dell'Italia nell'Europa, ma anche di diverse componenti etniche
nella Italia stessa, coinvolge più direttamente le istituzioni scolastiche di tutti gli
ordini e i gradi.
Nel contesto di una manifestazione a sfondo europeo come il Netd@y, che si pone come
scambio e condivisione di esperienze a livello europeo di più realtà scolastiche,
abbiamo pensato che il citare ampi passaggi di questo discorso fosse particolarmente
appropriato anche in relazione al tema che ci è stato proposto, la storia di Milano in
riferimento alla figura di Sant'Ambrogio. A questo proposito, sempre sviluppando il tema
dell'integrazione, il professor Monti ha ricordato i milleseicento anni dalla nascita di
Ambrogio, con un felicissimo e stimolante, secondo noi, confronto fra il IV° secolo d.C.
e il nostro mondo moderno.
Ecco il passo che abbiamo sentito più vicino a noi: dopo aver notato che la sfida della
competitività richiede una struttura solida per affrontare con successo le nuove realtà
socio-economiche che si creeranno nella comunità europea, il professor Monti ha fatto
notare che
"...c'è anche la sfida dell'integrazione all'interno del paese, che
richiede la cultura più temperata della tolleranza. La difficoltà che ha il sistema
formativo, scolastico di dare una risposta adeguata alla richiesta di cultura nel paese,
rischia di aggravarsi con il progressivo inserimento di nuove componenti etniche: infatti
la mobilità sempre maggiore dei popoli porta una parte del mondo in Italia, dal centro
del mediterraneo, dai paesi balcanici, dall'Asia: i molteplici movimenti migratori in atto
porranno problemi molto seri, anche in termini di educazione e di istruzione. Oggi è
normale trovare nelle scuole elementari bambini di molte nazionalità diverse, non
soltanto pervenuti a causa delle immigrazioni ricche, ma anche di quelle povere, con
problemi di coesistenza di lingua, cultura, consuetudini: mi pare che solo adesso si
cominci ad affrontare in modo adeguato il problema che questo comporta per la struttura
scolastica. In Italia questo significa riflettere su questioni come la tolleranza, la
convivenza, l'integrazione dal punto di vista sociale, economico, culturale: problemi che
altri paesi europei si sono trovati ad affrontare prima del nostro, su scala più ampia;
problemi che impegnano i responsabili di governo e la classe dirigente nel suo complesso.
Non sono in fondo problemi nuovi. Milano celebra quest'anno 1600
anni dalla morte di Sant'Ambrogio: anche l'Europa, tra l'altro, ha fatto a Milano
esperienze determinanti. Ambrogio visse in un'epoca che mostrava analogie sorprendenti con
la nostra: le pressioni interne ed esterne, l'impero romano avviato verso la decadenza, le
prime invasioni dei barbari avevano creato una società multietnica e con problemi
economici notevoli, di accettazione, di assistenza agli immigrati forzati (la Bosnia di
oggi), di forti contrapposizioni fra il paganesimo e cristianesimo niceno e ariano, di
forti dualità politiche, tipiche di chi vive in momenti di grande transizione. Su questo
sfondo Sant'Ambrogio emerge come personaggio dotato di pragmatismo, capace di mediazioni
politiche, con una forte tensione organizzativa.
Anche noi oggi viviamo un periodo di transizione verso una seconda o terza o chissà quale
repubblica, verso l'Europa, verso un altro millennio. Viviamo nel contesto di molte
religioni, di molte culture diverse, molte immigrazioni, molte povertà. L'impegno di
tutti noi è che non sia una transizione verso la decadenza, come fu per l'impero romano
nel secolo successivo a quello di Sant'Ambrogio, ma verso una società equilibrata e più
giusta, capace di essere competitiva e integrativa al tempo stesso. La nostra visione di
Università vive nella strada fondamentale del progresso sociale oltre che economico, per
aumentare il livello generale di istruzione, per dare a tutti la possibilità di capire,
di esprimersi, di realizzarsi. La nostra condizione di persone libere che operano dentro
l'Università e le istituzioni fa porre al centro dell'impegno culturale un sistema di
valori fondamentali, e di principi da difendere con rigore. In questo senso la nostra
missione, piccola, di bocconiani, si ricollega all'eredità culturale di
Sant'Ambrogio..."