Torna all'indice dei capitoliCAP. XXIII°

Considerazioni strutturali
Valutazione critica del capitolo e osservazioni sui caratteri della conversione

La figura dell'Innominato

La figura del Cardinale
Il monologo interiore di Don Abbondio

 

A) Considerazioni strutturali
La straordinaria ricchezza del narratore Manzoni è provata dal fatto che nei personaggi del Cardinale e dell’Innominato coesistono i tre aspetti fondamentali dei rapporti fra i personaggi secondo il Todorov: il desiderio, la conversione l’aiuto. Anche la “regola del passivo” secondo cui il protagonista compie ed è oggetto di un’azione trova qui una sua applicazione. Un’altra considerazione strutturale riguardante il capitolo è quella del carattere rappresentativo di questo, che si contrappone al precedente di tipo eminentemente narrativo. Un’ultima nota  riguarda l’aspetto del racconto: il narratore apparentemente non sa nulla di più del personaggio (infatti ricorre al monologo interiore per raccontare i vissuti di Don Abbondio), mentre in realtà è sempre onnisciente.

B) Valutazione critica del capitolo e osservazioni sui caratteri della conversione
Il capitolo è stato variamente giudicato dalla critica; secondo il Sapegno l’incontro Cardinale-Innominato è all’insegna della scena di edificazione, sulla scia del sapore agiografico del capitolo precedente. Naturalmente la critica si è anche divisa sulla questione teologica circa la conversione dell’Innominato. Le due tesi estreme sono: la conversione è opera della grazia che opera miracoli eccezionali secondo un imperscrutabile volere divino (Pellizzari); l’Innominato si converte per caratteri insiti nella sua natura, per un’esigenza profonda della sua anima, senza interventi costrittivi da parte della grazia divina (De Sanctis, D’Ovidio, Zottoli). Altra questione critica di rilievo è l’esito estetico dell’Innominato convertito. L’Innominato ci convinceva della potenza tragica del suo conflitto, per la tempesta della sua anima, mentre ora lo ritroviamo in compagnia dei curati del circondario e del Cardinale. Come non avvertire la dissonanza? Ma il procedimento manzoniano è perfettamente coerente alla poetica romantica, al realismo romantico manzoniano che non temeva di porre a contatto situazioni contrastanti. E qui i poli di questo contrasto drammatico sono proprio le figure del Cardinale e dell’Innominato.

C) La figura dell’Innominato
L’Innominato trova nell’incontro con il Cardinale la legittimazione intellettuale e la definitiva razionalizzazione della sua conversione. L’Innominato attraverso un pianto liberatore si libera definitivamente dal tormento che l’aveva portato alla conversione e trova la forza di tradurre in opera e in azioni la sua nuova anima illuminata dal bene. L’Innominato resterà anche da convertito un uomo d’azione, fare del bene nel concreto sarà la sua nuova missione.

D) La figura del Cardinale
Il Cardinale non è impaurito dall’incontro con l’Innominato ma, al contrario, è felice di incontrarlo.
Le tesi sostenute dal Cardinale non farebbero presa su uno spirito raziocinante ma sono adatte all’anima dell’Innominato e anzi ricche di risvolti fini e animate da quell’ingenuità di cuore e da quella gioia tipiche di grandi fedi.
D’altra parte il Cardinale, al contrario dell’Innominato, è una persona sin da giovane predestinata alla Grazia e per questo assolutamente privo di tormenti o dubbi.
Le loro  due vite, sebbene estremamente diverse, risultano unite in un atto di volontà religiosa, nel nome di Dio.

E) Il monologo interiore di Don Abbondio
Don Abbondio viene introdotto in un clima di nobiltà e altezza d’animo che si dovrebbe definire tragica se non giungesse ad un buon fine, con la funzione di alleggerirne la tragicità. Infatti la sua figura è intrisa di povertà morale e di egoismo che il Manzoni non indugia a sottolineare: in particolare nel suo monologo  interiore dove  Don Abbondio pone sulla stessa graduatoria di seccatori Don Rodrigo, l’Innominato e il Cardinale.

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