Continua l'esperienza iniziatica di
Renzo
Il mercante e gli sfaccendati
A) Continua l'esperienza iniziatica di
Renzo
Renzo inizia in questo capitolo il suo riscatto e dimostra ben presto di aver
appreso la lezione di vita della sua esperienza milanese. Ma, proprio mentre cresce la sua
forza, cresce anche il pericolo e l'avversità del reale: la forza delle cose si dimostra
immensamente superiore alla sua. Quando esce dall'osteria, egli ha un'unica certezza: che,
se verrà preso, sarà impiccato. E' solo con se stesso dunque, e non può che fidare
nella Provvidenza, quella vera, che gli offrirà un appiglio di salvezza, come sarà
narrato nel cap. XVII°. Renzo resta in disparte per tutto il capitolo, dove campeggia la
figura del mercante. Ma egli è nondimeno presente, perchè la più importante tappa della
sua maturazione avviene proprio dall'ascolto delle parole del mercante. Egli capisce quale
sorte spetti alla verità che egli ha tanto entusiasticamente proclamato, nella sua
ingenuità, davanti alla folla. Impara dunque a conoscere la natura morale degli uomini,
l'iniquità che caratterizza i più, e, soprattutto, riconosce come un errore l'essersi
fidato e l'aver liberamente espresso il suo pensiero. Spia certa di questa avvenuta
maturazione è la sua capacità di riprendere in mano le fila della sua vicenda, dal punto
di vista cronologico: mentre spesso Renzo è stato caratterizzato dall'azione impulsiva ed
impetuosa, poco incline alla riflessione.
B) Il mercante e gli sfaccendati
Vero protagonista del capitolo è, come dicevamo, il mercante, sul quale il
Manzoni si sofferma a lungo con alcuni precisi obiettivi. Per arricchire la descrizione
della sua figura, e garantire tutti gli effetti necessari, il narratore affianca qui al
mercante un gruppo di sfaccendati, che sono ritratti nella loro comica inconsistenza
morale, e che fungono da spalla al mercante stesso. Si potrebbe anche dire che
gli sfaccendati sono il pubblico del mercante, il quale, in forza delle sue
conoscenze dei fatti del tumulto, li informa delle novità al riguardo.
Quali sono gli obiettivi del Manzoni in questo capitolo? Mostrare i caratteri della
mentalità e del modo di ragionare del mercante. Egli rappresenta quella borghesia
intraprendente e intelligente che con i suoi traffici riesce a guadagnarsi
benessere e ricchezza. La morale dell'oste è, in paragone, più ristretta, ma,
sostanzialmente, risponde allo stesso criterio: è la morale dell'utile privato,
che comporta l'organizzazione di tutta la propria vita in funzione di questo principio,
cioè della garanzia del proprio guadagno. Ma il mercante sa nascondere questa sostanza
sotto ragioni alte ed universali: sono i princìpi dell'ordine,
della difesa della proprietà privata. Politicamente il mercante si
colloca in una zona della borghesia dalla quale saranno condizionate molte correnti della
Destra europea. La figura del mercante è intrisa di storia, nel senso che molte realtà
importantissime della storia del secondo Ottocento e di gran parte del Novecento saranno
attuate proprio con quella tecnica, di cui qui il mercante è singolare portatore.
Il mercante, per realizzare il suo intento, è naturalmente sostenitore dell'ordine
costituito, anzi degli stessi dominatori spagnoli. L'Italia come patria è totalmente
estranea alla sua sensibilità. Egli, inoltre, è caratterizzato da una buona dose di
epicureismo, di volontà e capacità di godere dei piaceri concreti della vita, e di
concederne anche agli altri, quando e come voglia. A questi caratteri distintivi della sua
psicologia, si aggiunge poi una alta abilità politica, che gli consente
di asservire tutto al proprio mondo economico: e innanzitutto la
religione, che per lui come non mai è instrumentum regni, o, più
banalmente, mezzo di difesa della propria bottega. La deferenza con cui parla delle
autorità religiose, non cela altro che questo, in realtà, ed il Manzoni ce lo sottolinea
con straordinaria sottigliezza, come sempre. Quindi gli strumenti repressivi di cui si
avvale la medesima autorità religiosa gli appaiono sacrosanti, poco importa se in realtà
l'impiccagione di quattro disgraziati innocenti è un assassinio e un'infamia. Le
autorità religiose hanno contribuito in modo determinante a far quietare la rivolta, e
dunque sanciscono il bisogno di ordine che coincide con quello suo. La sostanza del suo
discorso è pertanto sacrilega, perchè basata sull'asservimento della religione nella
totale mancanza di un autentico spirito religioso.
In secondo luogo il mercante si appoggia per dare forza alla sua visione delle cose su di
una sistematica deformazione della verità. Egli opera una potente
selezione dei fatti e degli avvenimenti, in modo che ne risulti un quadro della realtà
totalmente confacente alla sua tesi. Così, in virtù di questo fenomeno, egli riporterà
di Renzo solo le dicerie prive di alcun fondamento, ed anzi totalmente distorcenti, ma
alle orecchie degli sfaccendati esse diventano la verità pura e semplice, perchè sono
come avallate dalla autorità e dal prestigio di chi le trasmette. La notizia falsa,
somministrata ad arte, colpisce la fantasia, rimane, viene creduta, crea l'opinione
pubblica. I moderni regimi dittatoriali si sono sempre serviti di questa tecnica per
imporre la visione delle cose a loro comoda.
Ma pur con questi caratteri precisi e nitidamente denunciati dal Manzoni, bisogna pur dire
che egli non demonizza il personaggio. Egli agisce così perchè è fatto così, perché
quello è il suo mondo. Al centro di quel mondo stanno i guadagni, il profitto di bottega.
Al servizio di essi sta tutta la sua personalità e la sua intelligenza. Ma non è
un'intelligenza basata sul senso degli altri, sull'umanità, sulla sensibilità alla
sofferenza. Allora, nonstante che ci sia ironia, non comicità, perchè non si tratta
affatto di un miserabile, o di un imbecille, tuttavia, sotto quell'ironia c'è una
polemica durissima: sotto le parole che esaltano il bene e l'ordine, corre il sangue degli
innocenti, e quindi quelle parole sono sacrilegio. Il solito rigore che si ammanta di una
superiore capacità di raccontare: chi poi voglia arrivare a cogliere i nuclei tematici,
perchè na ha la capacità, faccia pure. Ma l'essenza dell'arte non è tutta là, come
sempre.