Torna all'indice dei capitoliCAP. IV°

Sintesi dell'esperimento narrativo dei primi tre capitoli
Lodovico-Cristoforo: la prima conversione del romanzo
Le figure minori, la folla, l'atteggiamento dei religiosi

 

A) Sintesi dell'esperimento narrativo dei primi tre capitoli
A questo punto del nostro viaggio nella fase borghigiana del romanzo, pare opportuno fermarsi un momento, allo scopo di renderci conto meglio di alcune caratteristiche fondamentali del procedere narrativo del Manzoni, così come esso avrebbe dovuto risultare dalla nostra esperienza di lettura.
Esso presenta i seguenti elementi tecnici del procedimento narrativo: su uno sfondo paesaggistico emerge in primo piano il personaggio: egli ha una sua psicologia, dalla quale derivano le sue idee ed azioni, e che entra in relazione, nell'ambito dell'intreccio, con gli altri personaggi e le altre figure. Il narratore muove questo gioco dall'esterno, e dunque contribuisce con la sua ideologia a creare le situazioni da cui il suo punto di vista possa rendersi percepibile. Ma, cammin facendo, il narratore, grazie alla sua particolare posizione d'osservazione, riesce anche a cogliere altri aspetti delle situazione narrativa. Così, riassumendo, potremmo dire che sfondo, personaggi, ideali, comprensione artisticamente armoniosa della discorde realtà sono i piani sui quali si intreccia, si arricchisce e si sviluppa la narrativa manzoniana.
Aggiungiamo un'altra importante considerazione critica: il realismo psicologico manzoniano si distacca fortemente dal tipico romanticismo d'oltralpe. Questa affermazione potrai verificarla qui, anche se la riprenderemo più avanti, analizzando l'alba di fra Cristoforo. La tesi è la seguente: la natura rappresentata durante il cammino del padre Cristoforo non è un il riflesso del suo stato d'animo, come invece avveniva nella letteratura d'oltralpe. Nel realismo manzoniano, invece, la natura vive d'un suo ordine proprio, appartiene a una realtà più grande e non sempre si accorda con le vicende umane. Dunque se la terra sarà presto afflitta da una tremenda carestia, questo non è certo un fatto che riguardi la natura in quanto tale, bensì gli uomini, che con una guerra dissennata ne disordineranno l'assetto rendendola infeconda. Ecco dunque il perchè il paesaggio autunnale dell'alba di fra Cristoforo è lieto, con i pampini rossi e le stoppie lussureggianti.

B) Lodovico-Cristoforo: la prima conversione del romanzo
Prima di presentare la vicenda della conversione di padre Cristoforo, continuiamo la riflessione della sezione precedente, che riguarda i rapporti fra la dimensione esterna ed interna nella narrazione manzoniana. Non è vero, per esempio, che la psicologia dei personaggi influenza la realtà esterna: se così fosse, non si riuscirebbe a comprendere come nella boria e nell'esteriorità della scena dentro il palazzo del gentiluomo fratello dell'ucciso si riesca a concretizzare quell'atmosfera di intensa commozione e spiritualità, che il novello frate Cristoforo riesce ad inspirare.
D'altronde proprio a proposito di fra Cristoforo il Manzoni si confronta con la tematica dell'eroe romantico. Anche qui egli si distacca e si differenzia moltissimo dal gusto tradizionale d'oltralpe, che vuole individuare nell'eroe un personaggio eccezionale, al di là del bene e del male, che sviluppa atteggiamenti prometeici verso la realtà. Il suo eroe è tale in quanto rappresenta l'eticità pura, e sa sottomettere tutti gli istinti e tutte le passioni, tipiche di una personalità eccezionale, ad una legge etica, cioè non individuale e non soggettiva. Il suo eroismo non consiste nel realizzare se stesso al di là della legge comune, ma nel realizzare il bene degli altri attraverso il completo sacrificio di se stesso. Infatti il personaggio di fra Cristoforo è soprattutto caratterizzato dalla rinuncia, totale, a tutti gli aspetti terreni dell'esistenza, e anche alla rinuncia di una giustificata volontà di vittoria sul suo avversario: e la sconfitta che ne segue, è il suggello della sua grandezza etica ed umana.
In questa ottica la conversione appare non come un fatto eccezionale, ma libera volontà di un uomo che il contatto con la morte, da lui inflitta, a un altro simile, rende con un colpo secco consapevole del suo destino, e della verità del suo essere: ovverosia immolarsi totalmente allo spirito della giustizia e della verità.

C) Le figure minori, la folla, l'atteggiamento dei religiosi: Questo capitolo pullula di figure minori che ne costituiscono la ricchezza narrativa di fondo. Il mercante arricchito, il "signor tale", il padre guardiano, il gentiluomo, Cristoforo, il servo che paga la sua fedeltà con la vita. Vi sono inoltre due situazioni di folla: quella che assiste al duello e all'omicidio di Lodovico, e la folla dei nobili riuniti per la domanda del perdono.
Il M. è qui per la prima volta anche impegnato in un ritratto delle classi sociali e di alcuni caratteri della vita religiosa. La famiglia di Lodovico appartiene infatti a quella borghesia arricchita che soffre di forti sensi d'inferiorità rispetto alla nobiltà (tema assai caratteristico della società anche italiana nel passaggio dal '700 all'800); inoltre abbiamo un magistrale ritratto di quella nobiltà violenta e fastosa, ormai disperatamente chiusa nei propri privilegi che la storia sempre meno giustifica. Infine, terza componente sociale, il clero, visto qui per la prima volta anche nella sua componente mondana, attraverso la figura del padre guardiano, per il quale - detto in sintesi - la conversione di Lodovico è un qualcosa che può riuscire utile alla vita del convento, nei suoi rapporti non sempre facili col mondo esterno, soprattutto con la nobiltà. E' interessante l'atteggiamento della borghesia: da un lato Lodovico, che si ribella ai privilegi nobiliari della nobiltà, dall'altro suo padre, che vorrebbe esservi equiparato: un conflitto di classi che si tramuterà, un secolo più tardi, in quello fra alta borghesia, borghesia progressista e classi popolari.
Infine, quel che dobbiamo cogliere come tema ideologico di fondo, è il contrasto fra l'atteggiamento puramente religioso di Lodovico, e quello apertamente interessato del padre guardiano, che rimanda al tragico dissidio fra interessi spirituali e temporali all'interno del clero. Una dimensione che non poteva sfuggire all'intransigenza ed al rigore della fede manzoniana. L'attenzione a questo preciso contrasto è provata dal fatto che nella prima concezione fra Cristoforo non aveva ancora questo nome, ma si chiamava fra Galdino, ed era rappresentato con gli stessi caratteri del padre guardiano.

 

 

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