Il treno superveloce
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Il terremoto a Kobe
Secondo le fonti giapponesi l'epicentro del sisma è situato
a 100 chilometri a sudest di Osaka, a Nord dell'isola di Awaj.
Il terremoto in Giappone ha causato così tante vittime perché
l'epicentro era molto superficiale, a dieci o venti chilometri
solamente sotto la superficie, e non nelle profondità oceaniche.
La scossa si è prodotta all'interno stesso della placca Eurasia,
la grande placca continentale su cui riposano Europa, Asia e Giappone.
Al livello dell'arcipelago giapponese questa placca è costellata
da tante piccole fratture. Il sisma di martedì è dovuto
a una di queste mini-faglie.
In altre parole: al largo del Giappone due grandi placche oceaniche
(la placca del Pacifico al nord e quella del mar delle Filippine al sud)
sprofondano sotto la placca Eurasia.
Quando la placca del mar delle Filippine sprofonda sotto quella
euroasiatica, "comprime" il Giappone. Le forze si accumulano lungo delle
fratture geologiche: le faglie. Dopo un certo tempo la faglia "cede"
e i due blocchi, separati da questa faglia, scivolano l'uno contro
l'altro: il suolo si muove, è un terremoto.
Il Giappone, e in particolare la zona di Kobe, si trova in prima
linea, schiacciato dall'avanzata della placca delle Filippine verso
nordest.
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Kobe dopo la prima scossa |
Era molto difficile prevedere questo terremoto.
Ogni giorno l'arcipelago giapponese è attraversato da scosse
di piccola magnitudo, spesso impercettibili.
Difficilmente i sismologi possono, tra queste, distinguere i segni
premonitori di un terremoto di grande ampiezza.
In questi ultimi tempi l'attività sismica era stata particolarmente
intensa, con due scosse di fortissima intensità il 4 ottobre
e il 28 dicembre 1994.
Misurare un terremoto
L'intensità si misura con la scala Richter, che non ha limiti
massimi, contrariamente a quanto si crede.
La sua notorietà fa credere che questa scala, fondata sulla
magnitudo (cioè sulla misura dell'energia liberata nell'epicentro
di una scossa sotto forma di onde sismiche) è in proporzione
diretta con la vastità dei danni provocati. Errore.
Un sisma dalla magnitudo media ma dall'epicentro superficiale (fino
a 20 chilometri di profondità) può fare molti più
danni di una scossa di magnitudo 7 o 8 il cui epicentro sia profondo.
Il fatto che il terremoto di martedì 17 gennaio era meno forte
di quello del 28 dicembre, che ha provocato molti meno danni, è
la prova di questo fatto.
Molti esperti preferiscono dunque utilizzare, per valutare l'
intensità di un terremoto, la scala Msk (Menvedev-Sponheuer-Karnik),
fondata sull'ampiezza dei danni provocati alle costruzioni e che
è graduata da 1 (scossa non percettibile) a 12 (devastazione radicale).
Protezione e attesa
Il Giappone è, con gli Stati Uniti, il paese che meglio si protegge
dai terremoti.
Per questo sono stati particolarmente inattesi i danni prodotti alle strade
e alle autostrade, costruite invece per resistere alle scosse.
I giapponesi sono sempre, per altro, in attesa del grande terremoto,
cioè di un terremoto gemello di quello del 1854 verificatosi
a un centinaio di chilometri da Tokyo. In questo punto la placca del
mar delle Filippine incontra la placca Eurasia.
Secondo le statistiche, un terremoto dovrebbe devastare la regione
ogni 122 anni. Sarebbe quindi dovuto arrivare a metà degli anni
Settanta e il fatto che non sia avvenuto, non significa che non possa
succedere.
L'epicentro dovrebbe trovarsi a 150 chilometri da Tokyo e potrebbe
causare, secondo le autorità, 10mila vittime. Quanto alle voci
di un super big one, che dovebbe far sprofondare in mare l'intero
paese, vengono liquidate dagli esperti come sciocchezze.
Dal numero 62 di Internazionale del 21 Gennaio 1995
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