La figura del protagonista, Uto Dodemberg,
si presenta sin dall'inizio come quella di un giovane difficile, vittima di una complessa
situazione familiare.
Il romanzo si apre con una lettera della madre di Uto, che racconta alla sua amica
Marianne Foletti, trasferitasi in una comunità spirituale degli States, come i difficili
rapporti del figlio con la famiglia siano degenerati, fino a portare al suicidio il suo
secondo marito, oggetto della ostilità di Uto e messo continuamente in crisi dal
confronto con lui.
Il giovane appare sin d'ora un personaggio estremamente carismatico, con un forte
ascendente sulle persone e smisuratamente narcisista, tanto da escludere ogni
comunicazione con gli altri.
Questo è appunto il suo atteggiamento quando, su spinta della madre, giunge negli
USA ospite della famiglia Foletti: conosce così Vittorio, pittore una volta dedito ai piaceri della vita ed
ora apparentemente riconciliato con sé stesso dalla filosofia spiritualistica orientale
introdotta nella famiglia dalla moglie Marianne, la quale costringe anche i figli
Jeff-Giuseppe e Nina a vivere in questo sperduto villaggio nelle foreste americane, sede
della comunità spirituale.
La narrazione è condotta in prima persona
da Uto, come è normale in De Carlo, ed è attraverso il suo potente filtro che ci sono
presentati i Foletti: essi non sono in realtà una vera famiglia, ma un puzzle tenuto
insieme dal collante di questa filosofia orientale; apprendiamo quindi che Nina è figlia
di Vittorio e di una delle sue molte donne del passato, mentre Jeff-Giuseppe è figlio di
Marianne, e che Vittorio si è costretto a questa vita per cercare di salvare il suo
rapporto continuamente minacciato con la moglie, la quale dal canto suo, invece, crede
molto sinceramente nelle teorie predicate dal Guru della comunità.
I figli poi sono in situazioni molto difficili: Jeff-Giuseppe è schiacciato dalle
strabordanti figure dei genitori, e manca totalmente di una propria personalità, mentre
Nina reagisce a questa frustrazione diventando anoressica, situazione dalla quale solo Uto
riuscirà a farla uscire.
L'ostilità di Uto nei confronti dei Foletti è all'inizio totale; il giovane infatti reagisce in modo insofferente a tutte le iniziative proposte, sia che si tratti di impegni riguardanti la comunità, sia che debba aiutare nelle sue attività l'iperattivo Vittorio, il quale in realtà sfoga in questa sua incessante voglia di fare i propri istinti repressi dalla vita della comunità. L'unico per cui sembra avere stima è il vecchio Guru con il quale fin dal primo sguardo sembra stabilire una reciproca intesa; ma è durante una cena che Uto si mette ulteriormente in evidenza agli occhi dell'anziano santone, suonando con uno straordinario virtuosismo un pezzo di Tchaijkovski al pianoforte.
Si appalesa intanto sempre più intenso il conflitto fra Uto e Vittorio, intensamente
irritato dalle attenzioni e dalla crescente adulazione che il giovane suscita in Marianne,
che vede in lui un individuo completamente spirituale, il contrario esatto del marito al
quale rinfaccia continuamente l'eccessiva materialità e l'attaccamento ai piaceri della
vita.
Questa lotta psicologica ha il suo tragico epilogo quando il capofamiglia si reca in
città con Uto, che suscita sempre più l'aggressiva invidia di Vittorio, che al contrario
della moglie vede in lui solo un teppistello arrogante il cui arrivo sembra avere
solamente contribuito a rovinare la sua situazione familiare.
Uto con il suo straordinario carisma provoca Vittorio a tal punto da farlo
sfogare nei piaceri della tavola, dell'alcol e delle donne, portandolo a commettere una
rissa e effettivamente rendedogli palese la miseria e la sostanziale ipocrisia sulla quale
si era fino a quel momento basata la sua vita.
A questo punto la situazione precipita in una serie di colpi di scena; Uto continua la già avviata metamorfosi agli occhi del lettore, che fa evolvere la sua immagine da quella iniziale di giovane chiuso e difficile a quella di un personaggio di straordinario talento, polo di attrazione non solo per Marianne, ma anche per la figlia Nina, che instaura con Uto una relazione, mandando su tutte le furie il possessivo Vittorio.
La famiglia entra in crisi. Vittorio e
Marianne iniziano a litigare come non avevano mai fatto da quando la loro vita sembrava
essere cambiata dalla comunità di Peaceville, Jeff-Giuseppe mostra barlumi di
personalità ribellandosi tavolta alle imposizioni dei genitori, che gli appaiono alquanto
assurde, mentre Nina ritrova la felicità, per la rabbia di Vittorio, grazie a Uto e non
per merito del padre.
La rabbia che covava in potenza nel capofamiglia esplode in un ulteriore duello
psicologico con Uto, proprio mentre sono intenti a tagliare legna: così il giovane
pianista spinto dal confronto con Vittorio che taglia ceppi senza tregua, decide di
provare a usare lui la sega, e, impegnandosi in una gara di abilità con Vittorio, sbaglia
un gesto e la motosega cade sul suo corpo tagliandogli un braccio. Ben lungi dall'essere
un incidente puramente casuale, questo evento si pone come la fattualizzazione drammatica
della rivalità fra maschi, che a sua volta sancisce, dal punto di vista dell'adolescente
Uto, una potente iniziazione alla vita adulta.
La scena prosegue all'ospedale, dove il
clima peggiora ulteriormente; Marianne infatti concentra ancora di più il proprio amore
materno sul giovane pianista, la cui brillante carriera sembrava ormai stroncata
dall'infortunio, mentre accentua il proprio biasimo sulla figura di Vittorio, da lei
ritenuto colpevole dell'accaduto.
Tuttavia Uto è oggetto di un'improvvisa e pressoché miracolistica guarigione che
gli consente di usare nuovamente il braccio: questo è l'avvenimento che lo consacrerà
successore del Guru. E' infatti durante un incontro alla casa della comunità che Uto si
sbenda il braccio appalesando il miracolo e suscitando una grande commozione generale.
Vittorio fugge ritornando alla vita che gli è propria, mentre gli altri componenti
della famiglia condividono con il giovane la vita della comunità di Peaceville, alla
guida della quale Uto è alla fine consacrato dal Guru, che morente lo nomina suo
successore.
Venendo al commento, possiamo dire che la
problematica principale del romanzo è incentrata sul protagonista: la sua figura,
infatti, si pone in aperta rottura sia con il mondo in cui è vissuto sia con la
situazione in cui si è trovato contro la sua volontà, cioè il trasferimento in America
dai Foletti.
Analizziamo singolarmente i componenti della famiglia e vediamone di conseguenza il
rapporto con Uto.
Marianne è l'unica della famiglia ad essere davvero convinta della filosofia
predicata dal Guru e riesce conseguentemente ad influenzare tutti gli altri, finendo per
essere il motore della famiglia: Vittorio infatti si trova a vivere a Peaceville per il
suo amore nei confronti di Marianne, Jeff-Giuseppe è un adolescente privo di personalità
e totalmente succube della madre, Nina invece accondiscende di buon grado alla nuova
situazione vedendo in essa un modo di rendere più concreto il suo rapporto con un padre
che prima non era mai presente.
Jeff-Giuseppe, come già detto, è un personaggio poco tratteggiato così com'è egli
è veramente, un ragazzino di tredici anni in un posto che non offre stimoli e succube
della personalità dirompente di Vittorio e del convinto spiritualismo della madre.
Nina poi emerge come una ragazza alle prese con i problemi dell'adolescenza, fra i
quali quello grave dell'anoressia; la permanenza nella sperduta comunità spirituale la
priva di rapporti sociali e la rende così insicura: sarà la presenza di Uto a strapparla
ai suoi problemi.
Vittorio è il personaggio maschile che si pone in aperto contrasto con Uto, nel
quale vede la fonte di distruzione del suo mondo. Egli è un uomo che ha avuto il dramma
di accorgersi che la sua vita di prima tra donne, alcool e droga lo stava allontanando
definitivamente da Marianne, e per questo ha deciso di seguirla a Peaceville, cercando di
inibire tutta la sua natura.
Il personaggio ci pare dire ad ogni pagina "L'indole di un uomo non si può
cambiare", tanto che non appena gli si offre l'occasione (la sua avventura in città
con Uto) ritorna alla vita di prima.
Nel suo rapporto con Marianne emerge il contrasto tra lo spiritualismo nordico di lei
e quella che si può definire come la sua "mediterraneità" legata ai sensi.
La figura di Uto ha creato molte
perplessità e divergenti opinioni dovute sia a diverse esperienze di lettura sia a un gap
generazionale: la condotta del protagonista all'inizio del libro è stata interpretata sia
come un esempio di gratuita insolenza e maleducazione, sia come la naturale reazione
all'essere stato letteralmente spedito in America, contro la sua volontà ed ospite di
sconosciuti con cui poco gli interessava entrare in rapporti. Tuttavia si può vedere
l'ostilità nei confronti dei Foletti anche come l'insofferenza nei confronti della forte
ipocrisia che caratterizza la famiglia ed è l'unica fonte della sua unità.
La metamorfosi del protagonista ed il suo compimento, hanno anch'essi suscitato non
poche discussioni, così come l'atteggiamento del narratore nei confronti dello
spiritualismo.
Se da una parte l'incidente occorso ad Uto può sembrare una prova iniziatica nel suo
percorso di evoluzione spirituale, che ha il suo apice nel miracolo che avviene davanti
alla comunità riunita, dall'altra tale evoluzione pare incoerente con la presentazione
iniziale del protagonista: con questa lettura la scena miracolistica finale in stile
popular-televisivo sembra, per i suoi eccessi, quasi volutamente ridicola.
L'opinione di De Carlo, dunque, non è di facile lettura: lo scrittore vuole
mostrare, attraverso la scena finale, che il becero
aspetto commerciale e il suo essere trendy, danneggiano l'essenza autentica e
valida dello spiritualismo, o che è proprio questa la sua vera natura?