Il terzo romanzo di Andrea De Carlo è la storia di un presunto
dittatore sudamericano e del suo rapporto con una giovane giornalista, incentrata tutta
sul grande carisma del protagonista.
L'esordio è alquanto avventuroso; due giornalisti di un'importante rivista americana
tentano di irrompere nella villa del dittatore, ma vengono subito braccati dalla
sicurezza. Di loro si accorge Macno, che resta colpito dal coraggio dei due, e, dopo un
breve scambio di battute, li invita a soggiornare nella villa, promettendo di concedere
loro un'intervista.
Lisa, la giovane giornalista tedesca che lavora per un giornale americano, ed il suo collega, non credono alle loro orecchie: ha inizio così un lungo periodo di permanenza in questo luogo, paragonabile a una specie di moderna "corte" di un moderno tiranno. Il mondo esterno, i normali legami che condizionano la vita dei due giornalisti, giungono come attutiti, visto che il luogo ove Macno esercita il suo potere è come un'isola a sé stante, popolata di strani individui, di cui egli sa circondarsi, ma cui toglie spesso attenzione dopo aver loro promesso di parlare di sé e di farsi conoscere. Tutto giocato sull'aspettativa di questa tanto sospirata intervista in esclusiva, che avrebbe garantito a Lisa ed al suo collega uno scoop di inestimabile valore, si dipana il racconto, che è giocato fondalmentalmente su alcune scene centrali, dove Macno e Lisa si incontrano, e molte situazioni laterali, grazie alle quali l'autore ci può far conoscere per gradi le caratteristiche di questa corte-hotel: apprendiamo così che il potere di Macno è in via di lento deterioramento, che il suo carisma, la capacità di dominare la folla attraverso discorsi televisivi a masse oceaniche, è sempre meno sicura, ed infine che il dissenso, male fatale per qualunque tiranno, serpeggia segretamente fra i suoi più stretti collaboratori.
Altra antitesi importante nel racconto è quella fra il personaggio reale, il lato umano di Macno, ed il suo ruolo di uomo di potere: antitesi che si evidenzia soprattutto nel rapporto che si viene a stabilire fra lui e Lisa, la quale non esita un momento a cedere alle sue attenzioni. Si capisce bene che qui sono unicamente il potere ed il carisma che ne sprigionano ad esercitare su Lisa un fascino irresistibile. In funzione quasi di contrappeso e di sottolineatura di questo fascino è invece il collega di Lisa, con cui ella aveva anche un legame sentimentale, almeno prima dell'arrivo alla villa: ma le sue pretese di attenzione, il suo tentativo di porsi come interlocutore affettivo della collega vengono respinte con totale insofferenza, vista l'attrazione irresistibile che Macno esercita su di lei. Ancora una volta siamo in presenza dell'opposizione fra un tipo di personaggio maschile "normale" e piuttosto grigio, ed uno caratterizzato dall'onnipotenza fallica: un binomio, che, come abbiamo notato, caratterizza gran parte dei romanzi di De Carlo.
Ma chi è in realtà Macno? Nonostante la finzione letteraria,
piuttosto debole, dell'ambientazione in un paese vago dell'America latina, appare fin
troppo evidente che la società ritratta è quella
italiana della metà degli anni '80, e che la città che ospita questo centro di potere è
Roma, che è sede, guarda caso, proprio di un palazzo dove la comunicazione televisiva
viene organizzata e diffusa. Se questo è vero, allora traspare anche chiaramente
l'obiettivo che De Carlo si è posto con questo libro: un libro di fantapolitica, dove si
iperbolizza il ruolo strapotente che i mezzi di comunicazione di massa hanno nella nostra
società, fino al punto di ipotizzare che un personaggio, stato capace di
"bucare" il video e di ottenerne successo e popolarità straordinari, arrivi
anche a conquistare il potere assoluto. Infatti molteplici sono le allusioni allo stato di
cose nel paese prima dell'arrivo al potere di Macno: un governo ed istituzioni
corrotte, malaffare ovunque, burocrazia paralizzante e malcostume.
Ma la presunta riforma ed il miglioramento di tutti questi mali sono in ultima
analisi affidati alla sola personalità strapotente e carismatica di Macno. Tuttavia De
Carlo, anzichè addentrarsi a fondo in un'analisi socio-politica del mondo
"esterno", ancora una volta si compiace di descrivere il tipo di personaggio in
cui più si identifica: un uomo che, per qualità personali, ottenga dalla vita il
massimo, salvo poi comprendere di non avere in realtà ottenuto nulla, perchè
quell'assoluto, che apparentemente possiede, in realtà continua a sfuggirgli. Così anche
Macno, nonostante che abbia raggiunto nella vita tutto quello a cui un singolo può
aspirare, in realtà si trova profondamente prigioniero di un
potere che non sa più gestire, e perfino nel rapporto con Lisa, attraverso cui cerca
disperatamente di recuperare la normalità e la genuinità di una relazione umana, è
destinato a fallire: Lisa finirà con l'odiarlo, perché comprenderà come egli sia in
realtà vittima del ruolo che egli stesso si è costruito. Ma, proprio quando Lisa decide
fatalmente di distaccarsi da lui, ecco che anche il suo potere viene a termine: un
attentato, di cui forse proprio Ottavio Larici, il suo braccio destro, ed il suo più
fedele collaboratore, è organizzatore, pone fine alla sua vicenda umana e di potere.
D'altronde, sul contenuto dell'analisi di De Carlo in questo libro, ci sono parse
emergere due chiavi di lettura: da un lato una denuncia dello strapotere della information
society (un conduttore televisivo che buca lo schermo finisce coll'ottenere il potere
assoluto in un paese); dall'altro, è forse anche presente la critica all'utopia riformatrice tipica del '68, vista attraverso la
contrapposizione fra Macno e Ottavio Larici: il primo, decisamente legato ad una visione
di riforma radicale e totalizzante del mondo reale a partire da un marcato idealismo, il
secondo che crede di più nei compromessi ed ha una visione decisamente più realistica e
tradizionale della politica. Non è forse un caso che alla fine trionfi la visione delle
cose di Ottavio Larici, e fallisca quella di Macno.
Un po' troppo costruito sul personaggio di Macno, questo romanzo a nostro avviso soffre di qualche difetto: l'esasperazione dell'ambientazione all'interno della villa-palazzo-corte-hotel, che finisce alla lunga per creare una certa stanchezza, anche se è funzionale alla centralità del personaggio e ne sottolinea continuamente l'eccezionalità. L'eccessiva standardizzazione del rapporto Lisa-Macno, in cui pare chiaro fin dal primo istante che Lisa cederà al fascino di lui, ma senza alcuna autentica attenzione alla psicologia femminile di Lisa, al nascere in lei dell'attrazione: si ha la sensazione che Lisa sia una perfetta "donna oggetto", e l'automatismo con cui ella cede non è, forse, tanto realistico, come poco realistico è il suo cambiamento di atteggiamento verso Ted, il collega, del rapporto col quale prima della comparsa di Macno nulla è dato di sapere. Infine, l'assunto generale, e cioè il potere assoluto raggiunto da Macno dentro il paese grazie al suo personale carisma e alla sua abilità di comunicatore, pare alquanto sproporzionato se è solo in funzione di sottolineare l'onnipotenza fallica del personaggio, e se non è invece legato ad una situazione più storicamente fondata e motivata.