Ambientato nella Milano sconvolta dallo scandalo Tangentopoli, il
libro presenta la complessa situazione di un uomo ormai nella piena maturità, la cui
situazione affettiva è in uno stato di grande destrutturazione.
Si tratta di Leo Cernitori, il protagonista, presentato come un quarantenne che ha alle
spalle un matrimonio fallito a causa della sua incapacità di controllare la eccessiva
spinta erotica in avventure assai frequenti. Gli viene contrapposto il cugino, che invece sembra quasi il simbolo della fedeltà
coniugale e l'emblema della famiglia borghese.
Ma in poche pagine vediamo come in realtà proprio il cugino di Leo tenti di instaurare
una relazione con Manuela Duini, arpista di fama internazionale, che Leo conosce poiché
si presta a fare da spalla al cugino, in occasione di un incontro furtivo con lei in un
locale milanese. La stabilità della situazione familiare del cugino verrà presto fatta
traballare da questa relazione, dimostrando così che uno degli obiettivi di De Carlo in
questo romanzo è proprio la denuncia di una forte crisi dell'istituto matrimoniale, e
delle convenzioni sociali ad esso legate.
Attraverso la storia del protagonista con Antonella Sartori, una delle
sue tante amanti, De Carlo descrive minuziosamente gli effetti dell'inchiesta di Mani
Pulite in una tipica famiglia della Milano bene: il
desiderio di seppellire il ricordo di un padre rimasto coinvolto nella fine dell'epoca
craxiana trasmette un'evidente critica a un mondo costruito sulla corruzione e alla
indifferenza nei confronti delle colpe commesse; De Carlo sembra anche privo
dell'illusione che il Paese sarebbe davvero cambiato in seguito a Tangentopoli, illusione
che tanti all'epoca nutrivano e che risulterà poi essere effettivamente vana.
Durante il suo primo incontro con Manuela, Leo resta inavvertitamente colpito dalla
personalità di lei, e appare dallo svolgersi del racconto che Manuela si rivelerà presto
lo strumento di un riscatto in extremis della vita affettiva del protagonista: così, con
il pretesto di un servizio fotografico, Leo e Manuela iniziano a frequentarsi, e Leo
capisce di essersene innamorato in occasione di un viaggio a Montcarlo con Antonella, la
relazione con la quale gli appare sempre più spenta e stereotipata. Viceversa con Manuela
nasce ben presto un'attrazione travolgente che sfocerà in un'intensa
relazione, caratterizzata sin dall'inizio da un profondo coinvolgimento psicologico di
Leo per la figura della sua nuova amante, riuscendo evidente dunque che egli vuole
instaurare una relazione ben diversa dalle facili avventure precedenti; come dimostra il
fatto che Leo si troverà spesso a voler scoprire particolari della vita della sua
compagna anche a sua insaputa, come quando egli non riesce ad impedirsi di curiosare nei
diari di Manuela, gesto piuttosto discutibile anche se spia inequivocabile della tendenza
a possedere l'amante totalmente: è così che Leo scopre la tormentata relazione di
Manuela con Mimmo Cerino, direttore di un centro di recupero per tossicodipendenti, che la
perseguiterà fino a devastarle la casa, probabilmente con l'intento di garantirsi il suo
silenzio nelle sporche vicende che lo riguardavano.
Anche Cerino sembra essere chiaramente ispirato a personaggi realmente esistiti
nell'Italia di quegli anni, e la fine (suicidio o omicidio) che l'autore gli riserva,
lascia libero spazio a riflessioni del lettore sulla sua presunta colpevolezza.
La storia dei due amanti prosegue e tocca uno dei suoi momenti più
intensi e passionali quando Leo raggiunge Manuela a Ferrara, dove ella si era recata per
un'opera, e dove essi vivono un'intensa notte d'amore, della quale De Carlo non ci
risparmia dettagli molto piccanti, tanto che ci pare che questo sia uno dei romanzi dove
l'autore gioca con maggior spregiudicatezza che in altri la carta dell'erotismo, con
particolari che altrove aveva totalmente lasciati all'immaginazione dei lettori.
Il finale della storia è incerto, poiché non si capisce se in effetti dalla storia
d'amore con Manuela Leo riuscirà a migliorare la sua situazione esistenziale: dopo un
furibondo litigio, dove i due amanti si insultano e la loro vicenda pare ormai
definitivamente conclusa, si rivedono sempre a Ferrara, proprio sul finale del romanzo, ed
il sorriso di Manuela pare a Leo la cosa "più piena di luce che avessi mai
incontrato in vita mia".
Passando a qualche impressione critica su questo romanzo, possiamo dire
che in esso risulta efficace ed estremamente conivolgente l'ambientazione, la quale porta
il lettore a vivere quasi di nuovo quegli stessi anni turbolenti; analogamente, è
mostrata la decadenza della famiglia come istituzione e la incapacità di una intera
generazione di trovare un equilibrio sentimentale duraturo.
De Carlo, poi, per la prima volta si sofferma con estrema attenzione sui particolari
erotici della relazione tra Leo e Manuela, tanto che il lettore ha quasi l'impressione che
l'erotismo sia un aspetto abbastanza dominante nell'economia del romanzo.
Manuela è il tipico personaggio femminile decarliano,
senza una chiara e definita personalità e quasi succube della dominante figura maschile,
prima Mimmo Cerino, e poi Leo; spesso questa mancata sensibilità nei confronti del sesso
femminile fa sì che nella storia manchi una reale partecipazione alla relazione di
entrambi i componenti, e la scelta della prima persona provoca la non centralità della
figura di Manuela, sempre presentata al lettore attravero lo sguardo di Leo.
Quello che traspare contribuisce ben poco a far definire il loro rapporto una storia d'amore romantico: infatti il protagonista non compie mai un'analisi introspettiva del suo sentimento, quantunque emerga chiaramente che la storia con Manuela rappresenta per Leo il tentativo di emanciparsi da una situazione esistenziale difficile, resa dolorosa da una mancanza di autenticità e di immediatezza; tuttavia il ristretto arco di tempo in cui si svolge la storia impedisce di associare alla relazione con Manuela un significato determinante per la vita di Leo, e la stessa vaghezza del finale non lascia certo il lettore con l'impressione del raggiungimento della felicità o della stabilità da parte del protagonista.