Situata nella zona del campo Marzio settentrionale, in corrispondenza
dell'attuale p.zza Montecitorio, la colonna Aureliana è uno dei più importanti monumenti
di questa zona antica ancora in situ. Essa fu realizzata dopo il 180 (data della
morte di Marco Aurelio), e prima del 196 (poiché da un'iscrizione sappiamo che il custode
ad essa preposto, di nome Adrasto, ottenne il permesso di servirsi dei legni delle
impalcature per costruirsi una casa: i lavori erano dunque terminati).
La colonna aureliana in p.zza Montecitorio. |
La colonna ebbe come modello quella di Traiano, ed era in antico collegata
attraverso una scalinata alla via Flaminia sottostante, ed era situata in una posizione
più elevata di ca. m. 3,86 dell'attuale. Aveva un basamento altissimo, con sculture su
tre lati, che furono distrutte nel 1589 per ordine di Sisto V, che curò un restauro della
colonna e vi fece porre alla sommità una statua di San Paolo. |
Vi sono tuttavia importanti differenze con la colonna
traiana: l'altezza del fregio è maggiore, le figure meno dense, più staccate le une
dalle altre dal fondo, ciò che permette del resto una migliore leggibilità. Il rilievo
perde la qualità di raffinatezza compositiva, con la sua notevole complessità di piani e
di sfondi, che erano, nel monumento traianeo, un evidente riflesso della tradizione
ellenistica. Qui invece assistiamo alla tendenza alla semplificazione e alla
schematizzazione, mentre si mira ad animare le superfici con forti contrasti di luce,
ottenuti lavorando in profondità col trapano. Una scultura che si potrebbe quasi definire
"espressionistica" e che prelude già al linguaggio che si affermerà con forza
nel III° sec. (si veda per esempio il rilievo da noi presentato dell'arco di Settimio Severo che presenta un
rapporto assai stretto con questi). |
Particolare della sommità del fregio. |
Il Pantheon è certo il meglio conservato e anche il
più sorprendente fra i monumenti di Roma antica. La sua conservazione si deve
alla donazione che nel 608 d. C. l'imperatore bizantino Foca ne fece al papa
Bonifacio IV e alla sua successiva trasformazione nella chiesa di S. Maria ad
Martyres (609 d. C.).
La prima costruzione, realizzata fra il 27 e il 25 a. C., è dovuta ad Agrippa, nel quadro della ristrutturazione di tutto
il Campo marzio centrale, allora iniziata dal genero di Augusto. Il tempio nella sua forma
originale era tuttavia di forma diversa dall'attuale: era un tempio canonico di forma
rettangolare, orientato in direzione opposta all'attuale (cosa che possiamo affermare in
virtù di resti dell'edificio iniziale rinvenuti sotto l'attuale pronao).
Vi fu anche una ristrutturazione domizianea (dopo l'incendio dell'80 d. C.), di cui non
siamo purtroppo informati.
Qui a sinistra un bollo laterizio di età adrianea. |
L'aspetto attuale dell'edificio invece risale ai primi tempi del regno di Adriano, cioè fra il 118 e il 125 d. C., come ci confermano i bolli laterizi (le impronte sui mattoni), nonché una notizia del biografo di Adriano.
L'iscrizione tuttora visibile fu quindi messa da Adriano, il quale non volle mai che il suo nome comparisse su monumenti pubblici (ad eccezione del tempio di Traiano):
M(arcus) Agrippa L(uci) f(ilius) co(nsul) tertium fecit
Al di sotto di questa è leggibile una iscrizione più piccola, che
ricorda un restauro in età severiana (202 d. C.), di entità assai modesta.
Frammenti architettonici raffiguranti delfini, tridenti e conchiglie, ora nel pas- saggio sud dell'interno della rotonda del Pantheon, quasi sicuramente appar- tenenti alla preesistente Basilica di Nettuno. |
La ricostruzione di età adrianea modificò completamente
l'edificio primitivo: mancando lo spazio davanti all'antica facciata (dove nel frattempo
erano sorte la basilica di Nettuno e le Terme di Agrippa), essa fu ruotata in direzione
nord di 180°. Il pronao attuale venne ad occupare l'area dell'edificio primitivo, mentre
tra questo e la basilica di Nettuno sorse la grande rotonda. |
Il grande portico colonnato (largo m. 33,10 e profondo m. 15,50) ha una facciata composta da colonne monolitiche di granito (due delle quali, a sinistra, sostituite nel '600 con colonne delle Terme Neroniane), con capitelli e basi di marmo bianco. In corrispondenza della prima, terza, sesta e ottava colonna si susseguono in profondità altre due colonne, che formano così tre navate: più larga quella centrale, che conduce all'ingresso, più strette le laterali, che si concludono con due grandi nicchie per le statue di Augusto e di Agrippa. Il frontone era forse decorato da un'aquila con una corona. La rotonda poggia su un anello di calcestruzzo largo m. 7,30 e profondo m. 4,50. Il muro cilindrico che sorregge la cupola, spesso m. 6, è costituito da tre settori sovrapposti, segnati dalle cornici. La muratura si va alleggerendo man mano che si sale verso l'alto: in particolare nella cupola, dove vengono utilizzati lapilli vulcanici. All'interno sono visibili lungo il perimetro otto nicchie, alternatamente rettangolari e semicircolari, che separano otto giganteschi piloni, i quali a loro volta sono incavati da un vano semicircolare, con un passaggio all'esterno. |
Particolare delle due colonne sul lato sinistro del pronao. |
Chi entra nell'edificio ha subito una sensazione di armonia geometrica,
e rimane impressionato dalla regolarità e semplicità delle forme, per quanto imponenti.
La distanza dal pavimento al sommo della cupola è infatti identica al diametro della
cupola stessa, cioè lo spazio interno del Pantheon viene a costituire una sfera
perfetta (di m. 43,30 di diametro).
Nell'immagine qui sopra vediamo l'esedra centrale semicircolare, con due colonne di
pavonazzetto, e le edicole con due colonnine (in totale sono otto, e il marmo delle
colonnine si alterna fra granito, giallo antico, porfido). In primo piamo osserviamo anche
il pavimento, a quadrati e cerchi inscritti, integralmente conservato nel disegno,
nonostante qualche restauro. Vi compaiono gli stessi marmi usati nella decorazione
architettonica: porfido, granito, pavonazzetto, giallo antico.
Particolare della cupola con i cassettoni concentrici. |
La cupola è perfettamente emisferica, con un diametro di m. 43,30: la più grande mai voltata in muratura. Essa fu ottenuta con un'unica gettata al di sopra di una grandiosa centina di legno. E' decorata con cinque ordini di cassettoni concentrici (28 per ciascun ordine), che si vanno restringendo fino all'apertura circolare, larga quasi m. 9, che la conclude.