SITUAZIONE ATTUALE
Sangue e violenza, all’ordine del giorno,
stanno trasformando la Palestina in uno scannatoio e sulle macerie, morali e
materiali, si posa la colomba della cosiddetta "pace possibile". .
Società civile e pluralismo politico sono praticamente inesistenti,
destabilizzati sia dal blocco del processo di pace e dalle difficoltà economiche
derivate, sia dal contesto politico di repressione: la libertà di espressione e
di stampa è sempre più limitata, gli esponenti dell'opposizione vengono
arrestati arbitrariamente, i diritti dell'uomo sono sistematicamente violati.
Un possibile miglioramento si potrebbe raggiungere solo con molta fatica; sarebbe necessario creare un nuovo governo, separare le autorità, indire libere elezioni, lottare contro la corruzione.
Le riforme in ambito politico trovano molta resistenza e la situazione è ben lontana dal ricordare lontanamente il concetto di democrazia (il Parlamento dov'è?).
Gli apparati responsabili della sicurezza
prosperano all'interno dell'Autorità palestinese, a volte anche interferiscono
in aspetti di non loro competenza, come quelli finanziari ed economici, per cui
una riforma è urgente e anche un maggior coordinamento tra gli stessi apparati,
ma appare improbabile.
La corruzione è un elemento molto forte all'interno dell'Autorità palestinese;
le riforme economiche devono necessariamente mirare a combatterla e a creare
maggior limpidità sulla gestione dei fondi dell'Autorità palestinese. In merito
a questa problematica, il consiglio legislativo ha proposto una supervisione da
parte del ministero del tesoro.
La riorganizzazione economica porterebbe anche maggiori investimenti esteri e
garantirebbe il capitale dalla corruzione. Tutto ciò porterebbe ad un sviluppo
del paese che al momento versa in situazioni disastrose.
I cittadini sempre più si raggruppano
intorno a legami familiari o di villaggio, contrastando in questo modo
l'autoritarismo dello stato e cercando di sfruttare il suo nepotismo a loro
profitto; così nasce un catena molto complessa di protezione, favori e
dipendenza che diventa il solo modo attraverso il quale gli strati sociali più
lontani dal potere ufficiale possono avere accesso alle risorse ed ai servizi
che lo stato non fornisce loro.
È evidente che in un tale scenario le riforme siano il sine qua non di qualsiasi
altro passo verso la costituzione e il riconoscimento di un Stato Palestinese.
A tutto ciò va ad aggiungersi il clima di forte instabilità sociale dovuto alla
morte di Yasser Arafat, lo storico capo dell’O.L.P. e al vuoto di potere che ne
è seguito.
In questa situazione di reciproca ostilità e di delicata transizione, vi è il timore che tutto ciò possa degenerare in una sorta di guerra civile, una collisione tra bande per il controllo del territorio che gli israeliani, dopo il voto, cominceranno ad evacuare nel marzo del 2005.