ATENE

INTRODUZIONE
Abitata da ben 7000 anni, Atene rappresenta la culla della civiltà europea. La città doveva essere abbastanza estesa comprendendo l'acropoli, le pendici nord-occidentali di questa (necropoli) e le colline dell'Areopago, di Filoppapo, della Pnice, delle Ninfe, del Ceramico e del Museo. Fiorì nel V secolo a.C. quando gli ateniesi detenevano il controllo di buona parte del Mediterraneo orientale. Gli edifici di questo periodo, compresi quelli nell'antica Agorà e sull'Acropoli, si trovano prevalentemente nella parte meridionale della città. Quella settentrionale si e'sviluppata a partire dal 1800 circa, quando re Ottone fece di Atene la nuova capitale della Grecia. Gli architetti del re progettavano la nuova città in stile europeo con larghi viali fiancheggiati da alberi, come il Panepistimiou e l'Akademias, sui quali sorsero subito numerosi edifici pubblici e dimore in stile neoclassico. Questi eleganti edifici sono oggi occupati dalle grandi banche, dalle ambasciate e dalle istituzioni pubbliche, come l'Università e la Biblioteca. La raffinata area residenziale di Kolonaki è situata nella parte nord del centro cittadino, così come l'area cosmopolita intorno a Partiarchou Ioakeim e Irodotou, strade che si caratterizzano per gli splendidi negozi e locali d'intrattenimento. Quasi tutti i migliori musei di Atene, compreso il Museo Archeologico Nazionale, sorgono in questa zona della città. La parte meridionale della città e'dominata dall'Acropoli e ospita gli edifici che costituivsno il cuore dell'antica Atene. Plaka e Monastiraki, le aree abitate piu'antiche della città, sono ricche di chiese bizantine e musei. Tra le dimore neoclassiche restaurate si trovano drogherie, botteghe di pittori e taverne all'aperto. Nelle strade animate del mercato delle pulci di Monastiraki, venditori ambulanti, gitani e musicisti di strada contribuiscono a creare la caratteristica atmosfera di un bazar meridionale. A sud-est di Plateia Syntagmatos si trova il Giardino Nazionale, un parco alberato nel centro cittadino.

L'ACROPOLI

L’Acropoli più famosa dell’antichità, capolavoro dell’arte greca, è quella di Atene; formazione rocciosa naturale alta circa m. 150, fu costantemente abitata a partire dal Neolitico e durante la tarda età del Bronzo fu coronata da imponenti edifici fortificati. Le testimonianze relative al lasso di tempo tra la civiltà micenea (1450-1200 a.C.) e il periodo arcaico (VI° secolo a.C.) sono scarse, a causa delle numerose ricostruzioni successive. Agli inizi del VI secolo fu posta la prima pietra del tempio di Atena, la dea protettrice della città, meglio noto come Hecatònpedos ("di cento piedi", riferito alla sua lunghezza). Sulla sua esatta collocazione nell’Acropoli i pareri sono discordi; recenti studi suggeriscono, tuttavia, che fosse costruito in pietra calcarea e che si ergesse approssimativamente sullo stesso luogo in cui oggi si trova il Partenone. La vittoria dei greci sui persiani nella battaglia di Maratona (490 a.C.) spinse gli ateniesi a intraprendere un ambizioso programma di costruzioni, nel quale l’erezione di templi dedicati agli dei rappresentava la celebrazione della vittoria. Il progetto più imponente fu l’edificazione del primo tempio marmoreo dell’Acropoli: erano già state gettate le fondamenta (in pietra calcarea) e i lavori del colonnato marmoreo erano ormai in fase avanzata, quando i persiani sconfissero i greci alle Termopili (480 a.C.) e saccheggiarono Atene, distruggendo l’Acropoli. Dopo la vittoria decisiva sui persiani nella battaglia di Platea del 479 a.C., gli ateniesi giurarono di non costruire i templi sull’Acropoli per i successivi trent’anni, come monito dell’empietà commessa dai persiani contro gli dei. Fu Pericle, figura di spicco della vita politica ateniese del V° secolo, che decise di riprendere i lavori di costruzione su scala monumentale. Il suo ambizioso programma - che riflette il culmine della supremazia ateniese sulle altre città-stato - si concretizzò nell’edificazione del Partenone e dei Propilei e, dopo la sua morte, del tempio di Atena Nike e dell’Eretteo. Il progetto fu finanziato dalle tesorerie dei templi e da altre pubbliche istituzioni, con il bottino ricavato dalle guerre persiane e con i tributi annuali che le altre città versavano ad Atene.

Il Partenone
Il primo edificio, realizzato tra il 448 a.C. e il 432 a.C., fu il Partenone. Architetto fu Ictino assistito da Kallicrates, ma episkopos, ossia sovrintendente a tutti i lavori, fu Fidia, consigliere artistico e amico di Pericle, da lui scelto per esaltare, con i nuovi monumenti, la grandezza di Atene. Il tempio, collocato nella parte meridionale della rocca, interamente in marmo pentelico, ottastilo, con 17 colonne sui fianchi, si erge su una base di 30.88 per 69.60 m. La scelta di uno schema a otto colonne sul fronte, rappresentava una grande innovazione rispetto alla pianta più allungata delle precedenti costruzioni arcaiche. La cella occupa gran parte dello stilobate. Il naos è preceduto e seguito da una fila di sei colonne, al suo interno diviso in due parti: una, più grande, divisa in tre navate da due doppie file di colonne doriche, conteneva la statua della dea, l’altra, più piccola, con quattro colonne, era forse destinata ad ospitare il tesoro di Atena, oppure il peplo sacro. Le colonne sono di ordine dorico, così come i triglifi e le metope del fregio esterno, ma sono anche individuabili riferimenti ionici, come il fregio che correva ininterrotto sui lati esterni della cella: questo accostamento di elementi ionici e dorici si presentava come un aspetto assolutamente originale.


Gruppo rappresentante Dione e Afrodite, dal frontone orientale
del Partenone.

Raffinatissime sono le correzioni ottiche, nella curvatura delle linee orizzontali, nell'inclinazione delle colonne verso l’interno, nell’ingrossarsi delle colonne angolari. Tutto ciò rendeva il tempio simile a un organismo vivo, privo di rigidità: un insieme organico, in origine ravvivato ed esaltato dalla policromia, dagli azzurri, rossi e oro delle parti architettoniche, dai rosso, blu verde e bronzo dorato delle sculture. La decorazione scultorea era ricchissima e pienamente fusa e inserita nell’architettura. Con l’avvento del Cristianesimo il tempio fu trasformato in chiesa e molte metope furono scalpellate, mentre la parte centrale del fregio orientale fu distrutta per costruire un’abside. Nel 1687 il monumento, trasformato in polveriera , fu colpito dai cannoni della flotta veneziana comandata dai Morosini. Le spoliazioni si susseguirono: con l’intento di essere salvata gran parte dell’opera scultorea fu trasferita in Francia (ora al Louvre) e a Londra (ora al British Museum). Le metope (1.25 per 1.20 m.) rappresentavano l’Amazzonomachia (ovest), l’Ilioupersis, ovvero la guerra di Troia (nord), la Gigantomachia (est), la Centauromachia con scene di miti attici (sud). Il grande fregio della cella raffigura una lunga processione di cavalieri, fanciulle, anziani ecc. che procedono verso divinità assise sull’ingresso del naos. Il frontone est, che era quello principale, mostrava il mito della nascita di Atena dal cranio di Zeus alla presenza di altre divinità. A ovest era rappresentato il mito della contesa tra Atena e Poseidone per il possesso dell’Attica. La massima prova di abilità scultorea fu probabilmente fornita da Fidia nella costruzione della statua crisoelefantina dell’Atena Parthenos, destinata alla cella del tempio. L’opera, perduta, era interamente in oro, tranne le parti nude e gli occhi rispettivamente in avorio e in pietre preziose.

I Propilei
Ad opera degli stessi artisti del Partenone, tra il 437 e il 433 a.C., furono eretti i Propilei: il progetto, nato sotto il governo di Pericle, prevedeva un accesso monumentale all’Acropoli, concludendo il percorso sinuoso della Via Sacra. Il progetto originale di Mnesicle, architetto al servizio di Pericle, riguardava il lato occidentale dell’Acropoli. Oltre alla porta centrale e alle due ali che la prolungano verso nord-ovest e sud-ovest, Mnesicle aveva previsto due grandi locali, a nord-est e a sud-est. I lavori, iniziati nel 437 a.C., terminarono poco prima dell’inizio della guerra del Peloponneso. Allo scoppio di questa, la porta e le due ali erano completate, ma due portici erano ancora allo stadio delle fondamenta. La costruzione non fu mai portata a termine. I Propilei sono formati da un corpo centrale e da due ali avanzanti costruite su un basamento calcareo. Il corpo centrale e un rettangolo diviso da una parete sulla quale si aprono cinque porte, una più alta e più larga al centro, e due più piccole su ciascun lato. La copertura dei portici era ornata da frontoni. Le processioni, i carri e gli animali destinati ai sacrifici salivano verso l’Acropoli percorrendo la rampa della via Sacra interna ai Propilei. Si salivano quattro gradini per accedere al portico esterno; da qui un’altra rampa permetteva l’ingresso, attraverso le porte laterali, al portico che si apre sul complesso dell’Acropoli. Le fronti dei due portici avevano sei colonne ciascuna; lo spazio tra le due colonne centrali era maggiore, per permettere il passaggio della Via Sacra. Ai lati della rampa centrale tre coppie di colonne sostenevano, all’interno, il soffitto occidentale che si apre sulla città bassa. Tra le pareti a nord e a sud del vestibolo occidentale e gli architravi sopra le colonne centrali correvano travi di marmo, che costituivano l’orditura del soffitto a cassettoni, decorato a stelle d’oro su fondo blu. Le due ali dei Propilei erano ad angolo retto rispetto alla porta centrale; il basamento con i gradini che permetteva l'accesso era il prolungamento di quello del vestibolo occidentale. Le ali presentavano tre colonne doriche sui lati che davano sul vestibolo occidentale. In età classica l’ala settentrionale, più ampia, comprendeva anche una sala per banchetti (rito essenziale nella società greca); il viaggiatore Pausania riferisce che, nel II secolo d.C., la sala era stata trasformata in pinacoteca, dove erano custoditi i dipinti di Polignoto. L’ala meridionale, un breve portico con tre colonne doriche, serviva da vestibolo al tempio di Atena Nike.

Tempio di Atena Nike
Alla destra della rampa che sale verso i Propilei si trova il bastione (pyrgos) dal quale, secondo la leggenda, Egeo, padre di Teseo, si sarebbe gettato nel vuoto, credendo suo figlio morto nella lotta contro il Minotauro nel labirinto di Cnosso. Al di sopra del bastione venne eretto, su disegno di Callicrate, un piccolo e armonioso tempio ionico dedicato ad Atena Nike, la vittoriosa. Il tempio venne inaugurato nel 421 a.C., durante la Pace di Nicia, unica tregua nella Guerra del Peloponneso (431-404 a.C.) che invece aveva fatto rallentare e in parte fermare i lavori sull’Acropoli. Nel tempio, in marmo pentelico, le fronti anteriori e posteriori sono ornate di portici con quattro colonne. La cella, l’elemento principale del tempio, è delimitata da muri, a eccezione del frontone est; lo stilobate poggia su tre gradini ed è circondato da una balaustra di marmo decorata a bassorilievi. Un fregio, del quale le parti originali sono solo a sud e a est, corre su tutti i lati dell’edificio; sui rilievi della fronte est è riconoscibile Atena, dallo scudo e da Zeus al suo fianco. Le scene sugli altri lati raffigurano le guerre persiane del quinto secolo, in particolare la battaglia di Platea del 479 a.C.

L’Eretteo


L'Eretteo

Celebre per l’eleganza dei particolari architettonici è l’Eretteo, stimata come una delle costruzioni più sorprendenti dell’architettura greca. Il suo nome si riferisce alla casa di Eretteo, uno dei primi eroi leggendari di Atene, più tardi identificato con Poseidone. Il dio, che voleva dominare l’Attica, con un colpo di tridente fece scaturire una sorgente di acqua salata sull’Acropoli, ma Atena piantò un ulivo sulla roccia sacra, alla presenza del re serpente Cecrope, a cui Zeus aveva chiesto di regolare la vertenza sulla protezione della città. Cecrope testimoniò che Atena era stata la prima a piantare l’ulivo, più utile agli uomini, e fu scelta come dea protettrice della città. L’Eretteo fu costruito tra il 421 e il 406 a.C., con diverse interruzioni. La complessità del tempio nasce dalla sua molteplice funzione religiosa, poiché si tratta di un luogo deputato al culto di varie divinità: ospitava gli altari di Zeus Ipato, di Poseidone Erechtèhus (uccisore di Eretteo), dell’eroe Bronte, di Efesto; un simulacro di Atena; le tombe di Cecrope ed Eretteo. Non è oggi possibile localizzare con certezza tutti questi elementi. La parte principale, che si apre a est con un prònaos di sei colonne ioniche, era consacrata ad Atena Poliàs. L’area dedicata ad Eretteo rimane nel portico nord. L’edificio presenta un dislivello di 3 m da est a ovest, quindi la fronte si presenta a due piani, con un muro pieno in basso e quattro colonne ioniche tra le ante. In alto è sormontata dalla trabeazione e dal frontone; i tori delle colonne ioniche sono ornati da un intreccio. Notevole è anche il fregio scolpito che parte dalle ante della cella e prosegue sui lati nord e sud del tempio. Il motivo era a palmette e fiori di loto, inframmezzati con regolarità a calici di acanto, con volute e ovoli. Si vedono ancora alcune tracce di policrome. Sulla fronte est, il prònaos presentava in origine un soffitto a cassettoni di marmo, con un disegno simile a quello dei Propilei. Le estremità occidentali dei due lati lunghi si aprono sui portici. Il portico, più imponente, è più elevato rispetto a quello del lato sud, e si estende oltre l’estremità occidentale del sekòs, la parte interna del tempio compresa fra i muri laterali.

Il Portico delle Cariatidi
Il Portico delle Cariatidi era in origine detto "portico delle Kòrai", perché le colonne sono sostituite da statue di fanciulle vestite del peplo, tunica femminile, che sostengono la trabeazione e il soffitto a cassettoni. Sul capo reggono un cesto decorato a ovoli, che ha funzione di capitello. Le sei cariatidi del portico sono così disposte: quattro davanti e due dietro, sui lati, in piedi sul parapetto. Le sei statue di donna adempiono elegantemente alla loro funzione di colonne. Linee rigide e sinuose si alternano; unendo la stabilità della colonna al movimento della scultura. I pepli ionici seguono le forme e ricadono con realistiche pieghe profonde; le pieghe dritte e rigide che coprono la gamba tesa ricordano le scalanature delle colonne.

 

 

 

IL PERIODO ROMANO

IMPERO ROMANO ALL'INIZIO DEL II SECOLO d.C.
Dal 215 a.C. Roma cominciò a interessarsi alle questioni pubbliche greche. Filippo V di Macedonia si alleò con Cartagine contro Roma, che tuttavia, con il sostegno di Sparta e della lega etolica, riuscì ad avere la meglio (206 a.C.). Sorretta questa volta da entrambe le leghe, Roma vinse definitivamente la potenza macedone sconfiggendo Filippo nel 197 a.C. a Cinocefale. Benché fosse stata proclamata a parole la libertà della Grecia, l'effettivo stato di sudditanza di questa al nuovo dominio romano condusse all'ultimo tentativo di ribellione, aperto dalla lega achea nel 149 a.C., che ebbe fine con la distruzione di Corinto nel 146 a.C., cui seguì lo scioglimento delle leghe e l'inclusione della Grecia nella provincia romana di Macedonia.
Nonostante che nei sessant'anni successivi al 146 il governo romana in Grecia si caratterizzasse per una particolare liberalità (Atene, Sparta e altre città mantennero la piena autonomia), quando nell'88 a.C. Mitridate VI re del Ponto iniziò una campagna di conquista dei territori controllati da Roma, molte città greche lo sostennero, attratte dalla sua promessa di concedere loro l'indipendenza. Le legioni romane guidate da Silla costrinsero Mitridate a lasciare la Grecia e sedarono la rivolta antiromana saccheggiando Atene nell'86 a.C. e Tebe un anno dopo. La decadenza della Grecia, sottoposta a un duro regime di occupazione, fu inevitabile. Atene rimase un importante centro di cultura, ma le sue attività commerciali divennero quasi inesistenti.
Affermata ad Azio la propria supremazia, nel 27 a.C. l'imperatore Augusto separò la Grecia dalla Macedonia facendone una provincia senatoria a sé stante col nome di Acaia. Sotto l'impero romano, nei primi secoli dell'era cristiana, la Grecia conobbe una rinascita culturale ed economica durante il regno dell'imperatore Adriano. Egli intraprese ad Atene un'intensa attività edilizia e restaurò molte delle città in rovina.
Alla metà del III secolo d.C. (267-268) i goti invasero la Grecia, saccheggiando Atene, Argo, Corinto e Sparta. Dopo il 395 l'impero romano fu governato da due imperatori: uno nell'Occidente latino, l'altro nell'Oriente greco. Nel VI secolo sorse l'impero bizantino (impero romano d'Oriente), che comprendeva tutta la Grecia e la regione egea, e fu caratterizzato da una mescolanza di cultura greca, influenze orientali e dal cristianesimo.

ADRIANO

Il momento d'oro dell'edilizia romana fu il secondo secolo d.C., sotto Adriano. In questo periodo è difficile distinguere lo stile greco romanizzato da quello romano ellenizzato. I Romani li troviamo a Creta (dove ancora reclutavano i soldati), ad Atene, nel nord e nelle piccole proprietà terriere sparse quà e là nel Peloponneso, di cui solo poche sono state oggetto di scavi. La passione di Adriano era il greco. Era tra l'altro innamorato di un giovane di nome Antinoo, un greco di Bitinia, che trovò  la morte per pura disgrazia nelle acque del Nilo nel 130 a.C. Adriano fece costruire molte statue di Antinoo in varie pose classiche, in marmo bianco. Antinoo ci viene rappresentato ora come un giovanissimo atleta, ora come un giovanissimo filosofo, ora come un dio nudo. In onore di questo furono istituiti anche giochi e premi, e fu fondata ad est del Nilo, sulla strada che conduce al Mar Rosso, la città di Antinoupolis; fu infine decretato che Antinoo dovesse essere venerato come una divinità. Fu Adriano che fece concludere i lavori del grande tempio di Zeus Olimpio ad Atene, tempio alla cui costruzione lavorarono parecchie generazioni. Adriano adottò in Grecia il titolo di Olimpio e, più a oriente, quello di Zeus. Tutto ciò che i Romani speravano di costruire in Asia era greco, e farsi chiamare "dio di tutti i greci" significava rivendicare qualcosa di più che uno statuto divino locale. Secondo questa logica, il titolo dei re greci fino in tempi moderni è stato quello di "re dei Greci".

L'AGORA' ROMANA E LA TORRE DEI VENTI

L'imperatore Augusto fece costruire la porta a quattro pilastri che conduceva all'Agorà Romana e Adriano vi pose all'interno un colonna to di marmo. Nel primo secolo a.C. Andronico Cirrestre donò alla città la Torre dei Venti, un orologio idraulico con una meridiana e una rosa dei venti, che i Turchi fecero custodire da guardie armate, ritenendo che si trattasse della tomba di Socrate e Platone, da essi considerati profeti locali. La forma ottogonale dell'edificio in marmo corrisponde agli otto venti, le cui simboliche figure alate sono rappresentate sul fregio.

IL TEMPIO DI ZEUS OLIMPIO

Adriano fece ultimare i lavori del Tempio di Zeus Olimpio circa 700 anni dopo che Pisistrato vi aveva fatto innalzare le prime grandi colonne, aventi un diametro di m. 2.20 circa. Le 104 colonne marmoree del tempio di opera romana erano più piccole di un terzo, benché fossero anche così le più grandi d'Europa, come del resto lo stesso tempio. Il generale romano Silla fece trasportare a Roma le colonne della fase ellenistica di questo tempio e i Genovesi e i Veneziani fecero lo stesso con le colonne dell'epoca di Adriano, sicché non restano che 16 colonne, di cui 13 sorreggono ancora il loro architrave.

L'ODEON DI ERODE ATTICO

Il versante meridionale dell'Acropoli era dedicato soprattutto alle arti teatrali. Erode Attico, ricchissimo banchiere e amico dell'imperatore Adriano, fece tagliare nella roccia i cinquemila posti del suo Odeon, nel 161 d.C. Questo teatro destinato a spettacoli di danza e musica aveva lo scopo di commemorare la moglie di Erode, Regilla, morta prematuramente. I restauri, opera di esperti, eseguiti nell'Odeon sono eccellenti ed esso costituisce il quadro più adatto per il Festival Estivo della Musica e del Dramma Antico, che si tiene annualmente. Il lungo colonnato esistente fu il dono di un precedente benefattore della città, il re Eumene II di Pergamo. Era originariamente destinato a servire come portico coperto dove passeggiavano i filosofi, mentre più tardi fu collegato all'Odeon per il quale fungeva da "foyer".

IL TEATRO DI DIONISO

Con l'inaugurazione del teatro di Dioniso da parte di Pisistrato, nel 534 a.C., era nata una nuova forma d'arte. Alle spalle e al di sopra delle tribune d'onore con grandi sedili dall'alta spalliera, riservati alla giuria delle gare teatrali, e del trono del grande sacerdote di Dioniso, 13000 cittadini si accalcavano su 67 file di gradini durante le Dionisie, feste primaverili, per ascoltare le opere immortali di Eschilo, Sofocle, Euripide e Aristofane. Ogni anno erano in programma tre poeti tragici e cinque comici. Alla fine delle rappresentazioni lo spettacolo migliore veniva premiato, vincendo così l'agone poetico. L'orchestra e il fregio scolpito davanti alla scena, che rappresenta le vicende del dio del vino sono di epoca romana, come pure le balaustre marmoree, poste quando il teatro fu trasformato in luoghi per spettacoli gladiatori. Le spese per la rappresentazione di un'opera tragica o comica erano sostenute da ricchi cittadini, i quali commemoravano l'opera teatrale premiata, innalzando dei monumenti detti "coregici" di cui due si trovavano al di sopra del teatro.

L'ARCO DI ADRIANO

Quest'arco, di stile snello ed elegante, decorato da pilastri e colonne corinzie, era in realtà una porta monumentale di ingresso alla città. Sulla fronte occidentale sta scritto: "Ecco la città di Teseo", mentre su quella orintale: "Questa è la città di Adriano". L'imperatore Adriano infatti, ingrandì molto la città e vi fece costruire dei nuovi quartieri a Nord del tempio di Zeus.

 

 

 

 

 

 

IL MUSEO NAZIONALE ARCHEOLOGICO
Questo museo contiene una delle piu'grandi collezioni di scultura e di ceramica, le quali coprono un lungo arco di circa 3000 anni di civiltà. Oltre alle opere greche, si segnalano opere rappresentative dell'epoca ellenistica e romana e alcune preziose gioiellerie bizantine. Questa collezione era stata iniziata prima che si concretasse l'indipendenza greca, sicché essa è anteriore alla stessa costruzione del museo. Si sono aggiunte donazioni di valore da parte di privati, quali i reperti della collezione Carapanos, i quali occupano un'intera galleria con i materiali provenienti dagli scavi di Dodona e Corfù, e i reperti della collezione Stathatos, che consiste di piccoli bronzi arcaici, vasi e ornamenti in oro di eccezionale raffinatezza. Questi coprono un arco di tempo che va dal XII secolo a.C. al periodo bizantino, mentre altri materiali nuovi arrichiscono continuamente la collezione del Museo. Gli scavi di Schliemann del 1870 restituirono lo splendido tesoro di Micene, unico al mondo. Maschere auree coprivano il viso dei defunti, insieme ai quali erano deposte nelle tombe oreficerie e armi di eccezionale qualità artistica. Un'altra importante scoperta di diademi e coppe d'oro e di cristallo fu effettuata a Micene stessa nel 1952. La scultura arcaica è rappresentata dai "Kouroi", statue di giovinetti nudi che di solito presentano la gamba destra un po' avanzata e le braccia strette lungo i fianchi. A una queste statue apparteneva una bellissima testa, proveniente dal Ceramico. Sempre al periodo arcaico risalgono il colossale Apollo e i Dioscuri, pure di grandissime dimensioni. Le esperienze dell'arte classica toccano il culmine con la statua bronzea di Poseidone, presentato nell'atto di scagliare il suo tridente, col delizioso fanciullo a cavallo, recuperato - come molte altre statue bronzee - in mare, in prossimità della costa o delle isole. Insuperata è la ricca collezione di offerte votive e di steli funerarie. Alcune di queste, tra le più belle, provengono dal Ceramico, comprese alcune opere attribuite al grande scultore Scopas, ma il bassorilievo che attira subito l'attenzione è la grande lastra da Eleusi, che rappresenta una scena tipica dei culti tenuti in queste città. Si vede, infatti, Demetra che affida a Trittolemo la prima spiga di grano. Il secondo piano del museo è tutto dedicato alla ceramica, dai vasi fatti a mano ai vasi di epoca geometrica dalla decorazione un pò austera che succedono al periodo egeo, senza trascurare i prodotti di età micenea, alcuni dei quali con soggetti marini (1600-1100 a.C.). Si passa poi al periodo orientalizzante e ai vasi di epoca arcaica (700-550 a.C.), per arrivare all'elegante preziosità dei vasi attici, i quali erano a figure nere nel VI secolo a.C. e a figure rosse nel secolo successivo. Infine nel IV secolo a.C. si producono abbondantemente in Attica vasi funerari detti "lekythoi" con rappresentazioni policrome su fondo bianco. Ugualmente ricca è la collezione di statuette di terracotta, dalle figure stilizzate in età geometrica fino alle eleganti figurine drappeggiate e ricche di ornamanti del IV secolo a.C., prodotte soprattutto a Tanagra (Beozia). La sezione numismatica presenta più di 250 mila monete a partire dai primi pezzi emessi a Egina nel VI secolo a.C. fino a quelli estremamente raffinati di epoca classica ed ellenistica e, per finire, fino alle monete che coincidono con il declino dell'Impero Bizantino.

COSTANTINO II (Atene 1940)

Re di Grecia, appartenente alla famiglia degli Ottoni, figlio di Paolo I, salito al trono dopo la morte del padre (1964). Emarginato nel 1967da un colpo di Stato militare, fu destituito da tutte le sue cariche nel 1973, con la proclamazione della Repubblica da parte dei colonnelli.

 

BIBLIOGRAFIA: