La peste

Tra il 1349 (arrivo della peste nera in Europa) e la prima metà del '700 in molte località d'Europa la peste ricorreva con estrema frequenza a intervalli in media di circa 25 anni. Esempio di queste frequenti epidemie è Napoli, colpita nell'arco del quindicesimo secolo ben quattro volte (nel 1478, 1481, 1493, 1495-97). L'ultima ondata di peste in Europa è segnalata nel 1749 a Messina e Reggio Calabria.
Dopo queste ondate di peste in Europa ci sarà un enorme calo demografico, che porterà, oltre a crisi agricole dovute alla di mano d'opera, alla scomparsa di alcune piccole località colpite da forti epidemie.

Teorie antiche di diffusione
Gli antichi credevano, in molti casi, che le cause delle epidemie di peste non fossero da ricercarsi sulla terra, ma che fossero cose superiori agli uomini, come ad esempio l'ira divina. Un'altra teoria diceva che la pesta era dovuta a congiunzioni astrali sfavorevoli o comunque ad alcuni fenomeni celesti negativi. Altri ancora ricercavano la causa terrena del contagio, che veniva attribuita ad animali ritenuti immondi (serpenti, rospi, lombrichi), o a un potenziale avvelenatore ( uno straniero, un soldato, un mendicante). Gli storici addebitano la diffusione della peste ad una malnutrizione che rendeva i corpi più vulnerabili.

La malattia
Le fasi della peste bubbonica sono: una prima causa che comporta febbri acutissime, affanno di petto, aumento del polso, orine torbide, rossore di occhi; una seconda fase che porta a delirio, febbre, forti dolori nei nodi linfatici dove subentrerà il bubbone. A questo stadio, con la comparsa del bubbone poteva seguire una morte subitanea (nella maggior parte dei casi) o, riuscendo a vivere per sette giorni togliendo il veleno dal bubbone, la guarigione.

Definizione dall'enciclopedia
Malattia infettiva endemica ed epidemica, acuta, che colpisce l'uomo e gli animali, provocata da batteri. Le epidemie di peste hanno caratteristiche variabili in relazione al clima, pertanto nei paesi caldi e d'estate predomina la forma bubbonica, mentre in quelli freddi e d'inverno la forma pomonare. La forma bubbonica inizia bruscamente, dopo un'incubazione da uno a sei giorni, con febbre elevata, cefalea, vertigini, vomito, delirio; dopo poche ore compare alle ascelle o all'inguine o al collo il caratteristico bubbone, generalmente unico, molle e dolorosissimo. Nei casi non letali, il bubbone si riassorbe e si apre. La forma setticemica è caratterizzata da febbre poco elevata, da grave compromissione dello stato generale e da imponenti segni nervosi, a cui spesso si associano emorragie cutanee, mucose o viscerali ( p. nera). La peste polmonare inizia improvvisamente con la sintomatologia di una polmonite o di una broncopolmonite, dura da uno a tre giorni ed è, oltre che la più grave, anche la più contagiosa poichè l'espettorato è molto ricco di bacilli pestosi.

La peste di Albert Camus

Il libro ambientato ad Orano, in Francia, parla di una tremenda epidemia di peste. La città viene isolata con un cordone sanitario dal resto del mondo, affamata, incapace di fermare la pestilenza, questa diventa il palcoscenico di un'umanità sempre al limite fra disgregazione e solidarietà. La fede religiosa, la solidarietà, i sentimenti in generale sono i protagonisti costruttivi di questa vicenda; il panico, la burocrazia, l'egoismo, sono gli alleati del morbo. Il romanzo scritto nel 1947, mostra molto bene la gravità di questa malattia sia dal punto di vista fisico che umano. Nessuna malattia sarà mai terribile come è stata, ed in alcuni luoghi è tuttora, la peste.

La peste di Atene (parti dal testo di Tucidide)
I fatti narrati sono relativi alla peste avvenuta ad Atene nel 424 a.C.

(...) Non erano passati ancora molti giorni da quando costoro (i Peloponnesi) erano giunti in Attica, che la pestilenza cominciò a sorgere in Atene; si dice, sì, che essa ancora prima fosse scoppiata in molte località, a Lemno e in altri paesi, tuttavia un tale contagio e una tale strage non erano avvenuti in nessun luogo a memoria d'uomo. Che non bastava a fronteggiarla neppure i nemici, i quali, non conoscendo la natura del male,lo tattavano per la prima volta; anzi essi stessi morivano più degli altri, in quanto più degli altri si accostavano al malato, nessuna arte umana bastava contro la pestilenza. Tutte le suppliche fatte nei luoghi sacri e ogni rivolgersi a vaticini e a cose simili risultò inutile, e alla fine gli uomini abbandonarono questi espedienti soprafatti dal male. Dapprima, a quanto si dice, la pestilenza cominciò in Etiopia, sopra l'Egitto, poi sorse anche in Egitto e in Libia e nella maggior parte della terra del re. Ad Atene piombò improvvisamente e da prima contagiò gli uomini del Pireo (...) (...) Io dirò di che genere essa sia stata, e mostrerò quei sintomi che uno potrà considerare e tener presenti per riconoscere la malattia stessa, caso mai scoppiasse una seconda volta. Giacchè io stesso ne fui affeto e vidi altri malati (...).Alcuni erano presi improvvisamente, senza ragione, mentre godevano di perfetta salute innanzitutto da forti calori alla testa e da arrossamenti a da calori agli occhi: le parti interne, cioè la gola e la lingua, subito erano di colore sanguigno ed emettevano un fiato strano e fetido (...)
(traduzione di Claudio Moreschini)

BIBLIOGRAFIA: