Il popolo malgascio è diviso in 18 tribù, separate l'una dall'altra dai
confini territoriali degli antichi regni piuttosto che da differenze etniche.
Quasi la metà della popolazione del Madagascar è giovanissima, con una media
minore dei 14 anni. Solo il 31% della popolazione vive in agglomerati urbani; Le
aree urbane vedono un riacutizzarsi della disoccupazione, costringendo numerose
persone, soprattutto bambini, nelle strade. La conseguenza principale è
un'insormontabile difficoltà ad accedere alla formazione scolastica a causa dei
costi troppo elevati. Nelle zone suburbane la mancanza di strutture sanitarie di
base aumenta il rischio di diffusione di malattie infettive. Il livello di
malnutrizione resta alto, con il 58% di bambini che soffrono la fame. La povertà
cronica sta diminuendo il livello educativo. Più di 1 milione di ragazzi
scelgono di abbandonare gli studi in quanto non sono in grado di sostenerne le
spese.
La società è tradizionalmente di tipo gerarchico ed esistono divisioni, in base
all'età, alla discendenza e al genere. Si suppone che le persone nobili e i
discendenti delle famiglie reali posseggano un alto tenore di vita (hasyna).
All'interno delle famiglie i vecchi posseggono un grado maggiore di hasyna,
perché, essendo più anziani, si stanno avvicinando alla morte e quindi agli
antenati e alla loro forza. La società è divisa in gruppi sociali basati
interamente sulla discendenza.
La popolazione, soprattutto per quanto riguarda i Merina, è divisa in gruppi
chiamati "karazana" che vivono nelle vicinanze di una tomba di famiglia. La
pratica è di eseguire matrimoni con persone appartenenti allo stesso karazana è
da sempre utilizzata, nonostante i rischi di incesto, per preservare le
discendenze e i confini.
I karazana sono a loro volta divisi in "fianakaviana", ossia famiglie che
raggruppano persone con stretti legami consanguinei e sono definiti non tanto
per il territorio in cui abitano ma per il loro legame affettivo. Gli ideali del
fianakaviana sono solidarietà e fratellanza, e un membro di esso (havana) deve
amare e rendere comuni i propri averi.
Nonostante la schiavitù sia stata abolita nel 1897, ne sono ancora presenti dei
tratti significativi.
1- Vezo
Il Vezo (pronunciato "Vezu", che significa "nomadi del mare") è un popolo di
origini asiatiche presente nel sudovest del Madagascar, su un territorio
costiero che va circa da Anakao fino a Morondava (400 km a nord). Sono
abilissimi pescatori e piroghieri e si muovono nel mare a sud-ovest del
Madagascar, inseguendo i bachi di pesi anche per parecchi giorni, e quando
si trovano a dover passarelanotte in mare, montano tende sulle piroghe, e per
questo sono detti "nomadi del mare" Le loro tombe tradizionali sono decorate con
sculture erotiche; è l'unica tribu' che non pratica la circoncisione.
2- Tsimihety
Il nome significa "coloro che non si tagliano mai i capelli". Sono
pastori e coltivatori di riso. I loro capi sono sempre stati eletti per saggezza
ed esperienza e non per successione monarchica. Gli Tsimihety popolano il
Madagascar centrosettentrionale. Sono circa un milione. Rispetto al malgascio
ufficiale, il dialetto parlato dagli Tsimihety presenta un maggior numero di
influenze arabe e francesi. La società Tsimihety è fortemente egualitaria e la
loro insofferenza per qualsiasi forma di autorità ha costituito storicamente un
motivo di attrito con i Merina e con il governo nazionale. Gli Tsimihety sono
stati sostanzialmente indipendenti fin dal XVI secolo. A questa etnia
apparteneva Philibert Tsiranana, primo Presidente del Madagascar.I l Tsimihety
costituiscono il 7,3 per cento della popolazione, illustrano piuttosto
sorprendentemente la nascita e lo sviluppo di un popolo malgascio. Il loro nome,
"coloro che non tagliano i capelli", si riferisce al rifiuto dei loro antenati
nel XVIII secolo di tagliare i capelli quando fosse morto il re. Si distinguono
per la rapida espansione della popolazione e per la loro predilezione per la
migrazione, e spesso hanno ampliato i confini del loro territorio e invadendo le
terre dei popoli vicini.
3- Tanala
"Gli abitanti della foresta", vivono vicino al parco di Ranomafana. Incendiano
ampi spazi di foresta per le loro coltivazioni di caffè. Hanno l'usanza di
lasciare i morti all'aria aperta per più di un mese. Gli appartenenti a questa
etnia sono circa 572.000 e rappresentano il 4% della popolazione malgascia.
4- Sihanaka
"Quelli che errano nelle paludi". Dediti alla pesca e la coltivazione di riso si
sono stabiliti intorno al lago Alaotra; prosciugando gli acquitrini per la
risocoltura hanno creato una zona detta oggi il "granaio del Madagascar". Gli
appartenenti a questa etnia sono circa 363.000 e rappresentano il 2% della
popolazione malgascia.
5- Sakalava
"Gli abitanti delle valli lunghe", i Sakalava sono una popolazione malgascia
originaria della regione di Isaka (costa sudorientale del Madagascar). Sono la
tribù più importante del Madagascar e occupano quasi tutto il teritorio ad
ovest. Nell'antichità misuravano il loro potere in base agli schiavi che
possedevano. Oggi e' il numero di zebù posseduti a determinare il potere di un
sakalava.. Per molti Sakalava le tombe sono il tramite con Dio (Zanahary).
Insieme ai Bara e ai Betsileo, sono fra le popolazioni malgasce di origine più
chiaramente africana. A causa del loro passato storico, che vide un largo
periodo di predominio sugli altri gruppi tribali malgasci, i Sakalava sono fra
le etnie più geograficamente diffuse del Madagascar. Il nome Sakalava deriva
dall'arabo saqaliba e indirettamente dal latino esclavus ("schiavo"). L'origine
dell'identità del popolo Sakalava risale al XVI secolo. Scambiavano bestiame e
schiavi con gli europei in cambio di armi da fuoco, che usavano per rafforzare
il loro predominio sulle altre popolazioni locali, molte delle quali erano
tenute a pagar loro tributi. Erano ottimi navigatori, e con le loro flotte di
canoe con bilancere razziavano le coste dell'Africa orientale, ma neanche
l'entroterra veniva risparmiato. Il loro predominio fu in seguito gradualmente
eclissato dall'ascesa dei Merina e poi definitivamente cancellato dalla
colonizzazione francese. I Sakalava sono un popolo di pastori; soprattutto nelle
regioni interne del Madagascar il loro sostentamento è centrato sull'allevamento
di zebù. Sono anche coltivatori di manioca, riso e mais. Come altre popolazioni
malgasce, venerano i defunti; pezzi d'osso sono considerati reliquie e oggetti
magici. Ogni dieci anni il popolo dei Sakalava celebra le proprie origini comuni
riunendosi a Tsiribihina per il rito del fitampoha ("bagno delle reliquie dei
re"). Durante questo rito vengono rievocati gli spiriti degli antichi re. Ci
sono due diversi tipi di "medium", attraverso cui parlano gli antenati: gli
mpisoro (che significa "maestro di cerimonia" o indovino) e i sazoky ("posseduto
dai re"). La società Sakalava è fortemente gerarchica. I riti funebri sono
radicalmente diversi fra i nobili, le personi comuni e i discendenti degli
schiavi (la casta più bassa). I Sakalava costituiscono il 6,2 per cento della
popolazione. Il loro vasto territorio, di circa 128 mila chilometri quadrati, si
estende in una larga fascia lungo la costa dal fiume Onilahy a sud di Nosy-Be,
nel nord.
6- Merina
"Quelli degli altipiani". Vivono attorno alla capitale e sono detti anche "i più
potenti". Richiamano lineamenti asiatici e nella loro società è presente un
sistema a tre caste determinato dalla tonalità della pelle. Le loro case sono
rivolte a ovest e la divisione degli spazi interni corrisponde ai mesi
dell'anno. I Merina sono il più grande gruppo tribale del Madagascar; l'insieme
delle regioni occupate da questo popolo viene detta nazione Merina. La loro
lingua è la lingua ufficiale del Madagascar e viene quindi chiamata comunemente
"malgascio". Fra la fine del XVIII secolo e la fine del XIX i Merina portarono a
termine un processo di unificazione che assicurò al Regno Merina la supremazia
sulle altre etnie (in particolare i Sakalava, che erano precedentemente in
posizione predominante). Il Regno Merina fu riconosciuto dagli europei come
Regno del Madagascar, e giunse a controllare quasi tutta l'isola. La
destituzione dei monarchi Merina da parte dei francesi coincise di fatto con la
trasformazione del Madagascar in un possedimento coloniale francese. Il popolo
dei Merina conta circa 3 milioni di persone (un quarto della popolazione
complessiva del Madagascar), concentrati principalmente negli altopiani
centrali. Le origini del popolo Merina sono un tema tuttora controverso. I
Merina presentano tratti somatici e culturali che li accomunano abbastanza
nettamente ai malesi-indonesiani e ai melanesiani. Secondo la tesi più
accreditata, i Merina discenderebbero da viaggiatori malesi giunti in Madagascar
circa 2000 anni fa, che rimasero sulle coste per circa un millennio prima di
iniziare a spingersi verso gli altopiani dell'entroterra. Il ricordo di queste
origini è andato perduto presso il popolo Merina. I primi sovrani Merina sui
quali si hanno informazioni risalgono al XII e XIII secolo. L'unificazione del
popolo Merina in un regno iniziò con il re Andrianamelo (XII secolo) e ai suoi
successori Ralambo e Andrianjaka, ma fu portata a compimento solo nel XIX
secolo, da Andrianampoinimerina. Gli succedette il figlio Radama, che iniziò a
intessere rapporti di collaborazione con gli europei e, anche grazie a questa
apertura, fu in grado di imporre la propria supremazia sulla quasi totalità del
paese, sottomettendo altri regni locali (per esempio i regni Sakalava). Fu
proprio questo il Regno Merina a essere riconosciuto dalle potenze europee come
"Regno del Madagascar". L'influenza europea si accompagnò a una rapida
modernizzazione del paese e alla diffusione dell'insegnamento, soprattutto a
carico dei missionari protestanti britannici. Fra il 1868 e il 1869 si
convertirono ufficialmente sia la regina (Ranavalona II) che il primo ministro (Rainilaiarivony),
e il protestantesimo divenne la religione ufficiale del Regno. Gli stessi
europei (in particolare, i francesi) posero però fine al Regno nel 1896,
trasformando il paese in una colonia.Nel XX secolo, il popolo Merina ebbe un
importante ruolo politico nella lotta per l'indipendenza del Magascar
(soprattutto attraverso i movimenti Vy Vato Sakelika prima e l'MDRM, "movimento
democratico del rinnovamento malgascio", poi. Nel 1947 l'MDRM subì una forte
repressione da parte delle autorità coloniali, e il popolo Merina si trovò per
diverso tempo emarginato dalla vita sociopolitica del Madagascar; in
particolare, non ebbe nessun ruolo specifico nell'effettivo conseguimento
dell'indipendenza. La presenza Merina in politica tornò a essere determinante
solo negli anni novanta. L'attuale Presidente del Madagascar, Marc Ravalomanana,
è un Merina.Il popolo della Nazione Merina è in realtà di composizione
eterogenea. Il nucleo di questo gruppo è composto da discendenti dei malesi che
giunsero in Madagascar circa 2000 anni fa, e presenta tratti somatici
chiaramente sud-asiatici. Questo gruppo etnico centrale è socialmente suddiviso
in due caste, dette Hova (la gente comune) e Andriana (la nobilità);
l'ufficializzazione di questa ripartizione risale al re Merina Ralambo, vissuto
alla fine del XVI secolo. Un terzo gruppo, etnicamente distinto, era costituito
dai Mainty. Per un certo periodo, gli Andriana espressero i sovrani Merina, gli
Hova i consiglieri del re e i Mainty la guardia reale.Nel XIX secolo, gli Hova
soppiantarono gli Andriana, e i Mainty persero gradualmente potere, venendosi a
confondere con gli andevo, gli schiavi che i Merina si procuravano razziando le
coste. Quando i francesi acquisirono il controllo del Madagascar, crearono una
nuova classe Hovavao o "nuovi merina", composta da schiavi neri liberati
originari dell'Africa dell'est (soprattutto Mozambico).La struttura sociale
della Nazione Merina è dunque fortemente gerarchica, con matrimoni quasi
esclusivamente endogami. I villaggi sono gestiti in modo che si potrebbe
definire "democratico" e godono di un'ampia autonomia basata sull'istituzione
del fokonolona, una gestione in comune della vita pubblica basata su rapporti di
clan.La lingua Merina è una lingua austronesiana. Su di essa è basato il
malgascio (Malagasy), lingua ufficiale del paese e conosciuta anche dalle altre
etnie (che pur conservano le loro lingue, o dialetti).La cultura Merina mantiene
molti elementi di origine indonesiana, ma risente anche dell'influenza delle
culture dell'Africa orientale. Prima della diffusione del Cristianesimo, la
religione tradizionale Merina era animista/politeista, con una gerarchia di dèi
al cui vertice sedeva il creatore Andriamanitrao Zanahary. Credevano che gli
spiriti dei defunti vivessero in un "mondo degli antenati" e fossero in grado di
manifestarsi in diverse forme: per esempio come "doppi" (ambiroa) "ombre" (tandindona)
o "fantasmi" (matoatoa). Il sovrano era considerato strettamente legato al
divino e i riti in suo onore si chiamavano fanasinana (letteralmente,
"sacralizzazione"). Non esisteva una casta sacerdotale, ma vi erano figure di
sciamani-guaritori (ombiasy) e astrologi (mpanandro) ai quali il sovrano
delegava il compito di trattare con le "forze oscure". Anche i Merina, come
altri popoli malgasci, hanno un proprio rituale di "risepoltura" (famadihana),
che prevede la riesumazione periodica dei cadaveri. Dopo la conversione della
regina e del primo ministro negli anni 1868-1869, il popolo Merina divenne
ufficialmente cristiano (con prevalenza di protestanti), senza per questo
rinunciare completamente alle proprie credenze e ai propri usi tradizionali.Il
popolo dei Merina è tradizionalmente legato alla risicoltura. Gli altopiani
intorno alla capitale Antanarivo e in una larga parte della "Nazione Merina"
sono caratterizzati dalle tipiche risaie a gradini. I villaggi sono spesso
costruiti in zone elevate e in passato erano circondati da solide
fortificazioni. In modo coerente con le tradizioni indonesiane, le case dei
nobili sono di legno e quelle della gente comune in terra. L'abbigliamento
tipico consiste in abiti di cotone o seta.Fra gli strumenti musicali tipici del
popolo Merina si possono citare il lokanga (un tipo di violino), lo
scacciapensieri, la valiha, e numerosi tipi di tamburo. La musica spesso
accompagna testi poetici di un genere noto come hain-teny, assimilabile ad altre
forme letterarie diffuse presso gran parte delle popolazioni di origine
malese-polinesiana.
7- Mahafaly
Il nome significa "creatori di tabù" esono considerati dalle altre tribù molto
saggi. Le loro pittoresche e fantasiose tombe, abbellite con intagli in legno,
pitture e corna di zebù sono da considerarsi le più interessanti del
Madagascar.I Mahafaly sono un popolo del sud del Madagascar, e in particolare
della zona di Betioky e Ampamihy. Abitano soprattutto le zone aride.Sono un
popolo fiero e indipendente, che solo il colonialismo francese è riuscito a
sottomettere.Le loro tombe sono adornate dalle corna degli zebù uccisi in onore
del defunto durante il rito funebre; il numero delle corna deposte su una tomba
è proporzionale allo status sociale del morto. Una delle tombe più spettacolari
è quella del loro re Tsiampody, su cui sono state deposte le corna di 700 capi
di bestiame
8- Bezanozano
Il nome significa "quelli con molte piccole trecce" per il loro tradizionale
modo di portare i capelli. Abitano lungo il fiume Mangoro, su di un territorio
montuoso, ricoperto da foresta pluviale tra Antananarivo e la costa orientale. I
Bezoanozano sono una etnia del Madagascar che abita una area di foresta pluviale
situata tra la parte orientale del territorio Merina e la regione costiera
occupata dai Betsimisaraka del sud, lungo la parte superiore del fiume Mangoro.
Il loro nome significa "quelli delle trecce" e fa riferimento alla
caratteristica acconciatura di questa etnia, che ricorda quelle di stile
africano.La località principale del territorio bezanozano è la città di
Moramanga, anche se la maggior parte degli attuali abitanti sono provenienti da
altre parti dell'isola. La lingua bezanozano ha anch'essa caratteri intermedi
tra quella dei Merina e i dialetti betsimisaraka, pur essendo sempre meno
praticata, a favore della lingua merina.Le tradizioni orali dei bezanozano hanno
conservato il ricordo d'un re chiamato Andriamalazabe, che avrebbe regnato nella
seconda metà del XVII secolo e il cui figlio e successore è stato Ranantoana.
Attualmente l'etnia Bezanozano conta circa 150.000 persone.
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16- Antaisaka
Vivono nella regione a nord di Fort Dauphin. Una credenza caratteristica degli
Antaifasy è quella di costruire in casa una seconda porta destinata alla morte,
lasciando i cadaveri all'aperto per vari giorni prima della cerimonia di
sepoltura. Un'altra delle usanze tipiche di questo popolo, vi è il tabù verso la
raccolta del riso da parte dei maschi. Gli Antaisaka (o Antesaka) sono un popolo
del Madagascar, originario dell'ovest ma in seguito migrati nel sud-est
dell'isola. Gli appartenenti a questa etnia sono circa 748.000 e rappresentano
il 5% della popolazione malgascia. Discendono dai Sakalava, etnia a cui
apparteneva quello che secondo la tradizione è il padre fondatore della comunità
Antaisaka, Andriamandresy. Il nome 'Antaisaka in lingua malgascia significa
appunto "quelli che vengono dai Sakalava".
17- Antaimoro
Si trovano sulla costa sud-orientale del Madagascar e il nome significa "quelli
della costa". Arrivarono dai paesi arabi del medio oriente intorno al XIV secolo
e sono caratteristici per la conoscenza dell'astrologia lunare. Sono stati i
primi malgasci a codificare il linguaggio tribale in caratteri arabi . Crearono
la famosa carta di Antaimoro utilizzando la fibra di una pianta locale per la
necessita' di scrivere.
18- Antaifasy
Si trovano sulla costa sud-orientale del Madagascar nei pressi di Fort Dauphin,
nella regione di Farangana. Il nome di questa tribù dalle piccole dimensioni
significa "gli abitanti della sabbia" e seppelliscono i morti all'interno della
foresta.
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